Ogni cosa è connessa: torna Dirk Gently – Agenzia di investigazione olistica

La prima cosa da tenere a mente su Dirk Gently’s Holistic Detective Agency è che indagini, commedia, fantascienza e sovrannaturale sono solo alcuni degli elementi che compongono la serie. Ogni cosa è connessa, di solito nel modo più imprevedibile, e tutto può accadere.

La seconda è che, per quanto tutto sia connesso, lo spettatore non viene preso per mano come di solito succede nei procedural, ma gettato nel bel mezzo di una serie di coincidenze e domande che non troveranno risposta se non al termine della stagione, con una grazia che solo uno scrittore del calibro di Landis poteva avere.

La terza è che nessun personaggio è ciò che sembra in un primo momento, e tutti hanno qualcosa di cui pentirsi e che non vorrebbero mai venisse alla luce; proprio per questo ci s’innamora non solo dei protagonisti ma anche della colorata folla di comprimari, dai “vampiri energetici” punk Rowdy 3 (che, per dirla tutta, sono quattro) all’irresistibile assassina olistica Bart Curlish.

La quarta è che è finalmente pronta la seconda stagione.

Facciamo un passo indietro.

Nel 1987 Douglas Adams, autore della Guida galattica per autostoppisti, pubblicò il romanzo Dirk Gently’s Holistic Detective Agency.

La trama era ripresa in buona parte da due storie scritte da Adams per Doctor Who: City of Death e Shada.

Era il protagonista, però, a colpire di più: Dirk Gently, noto con questo e molti altri nomi tra cui Svlad Cjelli, è un investigatore straordinario non a causa delle sue doti deduttive o della sua dedizione al lavoro, ma per via dell’insolito metodo con cui lo conduce.

Dice di basarsi sulla fisica quantistica – ma non ha l’aria di un esperto nel campo – e sulla fondamentale interconnessione di tutte le cose, ragion per cui si lancia all’inseguimento non di deduzioni logiche ma di coincidenze e ispirazioni incidentali, che forse, in futuro, si riveleranno rilevanti.

Un esempio? La zen navigation, che sostituisce la banale consultazione di una mappa con l’individuare qualcuno che sembri sapere dove sta andando e seguirlo: di rado si finirà dove si era diretti, ma molto spesso ci si troverà dove si aveva bisogno di essere.

Il materiale di partenza, insomma, è oro puro, e quello del 2016 non è il primo tentativo di adattarlo: già nel 2010 aveva visto la luce una serie TV dal titolo Dirk Gently. Stephen Mangan ricopriva il ruolo del detective olistico che, accompagnato da una spalla decisamente scettica, si destreggiava tra misteri solo in parte ispirati ai romanzi originali. Il tono della serie, e in particolare del protagonista, era comunque piuttosto fedele al Dirk di Douglas Adams. La serie, però, non venne rinnovata.

Spostiamoci nel 2016, e facciamo la conoscenza di Max Landis.

Landis, figlio di un regista e di una costume designer/storica, è uno sceneggiatore per cinema e fumetti oltre che per la TV. I colleghi lo descrivono come un vulcano di idee che presenta un nuovo progetto più o meno una volta all’ora, capace di intrecciare trama e archi dei personaggi con una precisione inquietante. Gli attori, in particolare, restano spesso sbigottiti dalla sua abilità nel dare una voce specifica a ogni protagonista o comprimario.

Grazie alla sua determinazione e al suo genio, gli viene concesso di scrivere un adattamento dell’Agenzia Investigativa Olistica di Dirk Gently. Gli eventi messi in scena nel telefilm hanno luogo dopo le indagini descritte nei romanzi, e manipolano il personaggio e il suo mondo al servizio di una storia straordinariamente ambiziosa e di un pubblico contemporaneo.

Samuel Barnett dà vita a un Dirk/Svlad più brillante ed entusiasta dell’originale, che segue l’universo con gioia infantile e senza il benché minimo buon senso. L’investigatore non ha solo fede nell’interconnectedness of all things: è un vero e proprio magnete per le coincidenze significative e le disavventure più assurde, e ha alle calcagna una divisione segreta del governo – Blackwing – che spera di poter sfruttare o perlomeno controllare il suo “potere”.

A fare la parte dello scettico, perlomeno all’inizio, e ad assicurarsi che Dirk non si uccida con la sua imprudenza, c’è Todd Brotzman, interpretato da Elijah Wood: Todd viene incaricato controvoglia di essere l’assistente di Dirk proprio nel peggior giorno della sua vita, e da quel momento in poi le cose si fanno solo più strane.

Il cast principale viene completato da Farah Black, che compensa le gravi carenze dei due compagni con la sua formazione eccellente tanto nell’investigazione quanto nel combattimento, e contemporaneamente ha bisogno del loro supporto per affrontare una chilometrica lista di dubbi e insicurezze.

Dirk Gently’s Holistic Detective Agency non è certo un programma da lasciarsi scivolare addosso passivamente: è una corsa sulle montagne russe che all’improvviso si trasforma in un viaggio nel tempo, ma finisce per catapultare i passeggeri nel bel mezzo di una valle incantata. Eppure gli assurdi compagni di viaggio che ci si ritrova di fianco suonano umani, e veri, e vivi quanto chiunque di noi.

Si tratta, insomma, di un prodotto che – pur discostandosi dalle sue fonti in molti sensi – lo fa con una direzione ben precisa in testa e con uno standard di qualità estremamente elevato.

La più grave nota negativa?

BBC America ha annunciato la cancellazione della serie poco meno di un mese fa, rendendo improbabile una terza stagione.

Non bisogna disperare, però: ogni caso ha una componente almeno in parte “antologica”, ovvero porta con sé un nuovo mistero, un nuovo supporting cast e di fatto un nuovo genere, quindi le prime due indagini di Dirk Gently sono già un dono dell’universo di cui essere grati e da seguire fino alle estreme conseguenze.

Inoltre, di questi tempi, un rinnovo miracoloso non è mai un’eventualità da escludere del tutto.

Riccardo Rossi