Renoir e la gioia di vivere: quando i dipinti prendevano vita!

Tutte quelle volte che ci si pone davanti ad un Renoir si viene istantaneamente folgorati e ricambiati dall’immensa gioia di vivere che sempre lo contraddistinse in ogni sua opera. Osservando e contemplando un suo dipinto altro non raggiungiamo che un’infinita quanto dolce completezza e benessere insieme ad intensa immedesimazione emotiva. Un’amorevole e spensierata narrazione degli aspetti più comuni della vita quotidiana rappresentati e riflessi secondo una leggerezza di tocco ed un cromatismo tra i più felici ed accesi della storia dell’arte.

Pierre-Auguste Renoir – Colazione dei canottieri – 1880-1882.

Per tutta la sua vita fu un magistrale ed umile servitore della pittura, colui che non seppe mai far scemare la sua peculiarità più grande e preziosa: un instancabile amore per ogni aspetto della vita, altro non era che un “fine romanziere” della gioia di vivere ed un affascinante adulatore della bellezza femminileRenoir mantenne come detto, alcune caratteristiche che lo differenziarono da alcuni suoi grandi contemporanei come Manet: in ogni sua opera cercava spasmodicamente di manifestare nonché trasferire nella tela una raffinata ed intensa partecipazione emotiva capace di suscitare ad ogni dettaglio dolci compenetrazione.

 Pierre-Auguste Renoir – Bal au Moulin de la Galette – 1876.

Il suo unico obiettivo era suscitare una suggestiva curiosità ed attrazione verso quei comunissimi aspetti della quotidianità e verso i suoi personaggi. Renoir riuscì in ogni dipinto, attraverso un’estrema delicatezza di tocco ma soprattutto per mezzo di una sontuosità cromatica senza precedenti. Rendere il dipinto più che una semplice trasposizione di sereni quanto normalissimi scorci quotidiani bensì trasformarla in qualcosa di limpido e tangibile, come se potessimo persino interagire con essa. Amava concentrarsi su ogni singolo dettaglio che avrebbe complessivamente fornito quell’impronta peculiare al solo Renoir: descriveva con grande virtuosismo e leggeri tocchi di pigmento ogni particolare d’abiti, luoghi e persone.


Pierre-Auguste Renoir – Il Palco – 1874.

Armonia, massimo equilibrio, atemporale spensieratezza, naturalezza nei movimenti come in ogni espressione, erano queste i grandi elementi distintivi di Renoir, il quale tendeva ad accentuare dolcemente, al massimo delle proprie potenzialità le caratteristiche di ogni soggetto che avrebbe rappresentato. Renoir era la l’insuperabile ed ideale personificazione del pittore comunicativo, affabile ed accattivante, sapeva rendere, senza negativamente ne superficialmente cadere in una svenevole rappresentazione, la tenerezza e limpidezza di un bambino, le labbra rosse e carnose di una donna, lo splendore di qualsiasi fiore esso sia.

Pierre-Auguste Renoir – Ballo a Bougival – 1883

Ogni suo dipinto fu contraddistinto da una profonda morbidezza formale e da una passionale intensità tonale, arrivando a rappresentare l’essenza di ogni soggetto raffigurato, come se gli avesse letto nell’animo più profondo, per creare un’opera dotata di vita propria.

Pierre-Auguste Renoir – La Passeggiata – 1870.

Tra il 1883 e il 1887 Renoir inaugurò una nuova stagione pittorica definita da lui stesso “agra”, costituita da colori aciduli perfettamente equilibrati nella complessità del dipinto. Pennellate pastose quanto veloci che avrebbero formato opere essenziali con forme e disegni precisi; celebri a tal punto sono i suoi dipinti raffiguranti le “bagnanti” o giovani ragazze in ambienti borghesi. Soggetti e ventaglio cromatico si andavano ad integrare e fondere reciprocamente per creare un’opera viva e palpitante.

Pierre-Auguste Renoir – Le Bagnanti – 1919.

Il ricordo più bello ci viene dal figlio Jean: “Nel mio giardino in California, accanto alla porta della cucina, c’è un arancio. Lo guardo e ne respiro l’aroma. E’ tutto fiorito. Non posso vedere un arancio in fiore senza pensare a Cagnes; e il pensiero di Cagnes evoca in me l’immagine di mio padre. E’ là che egli trascorse la parte migliore dei suoi ultimi anni: è la morì. Nella sua casa, ai Collettes, il profumo degli aranci è sempre lo stesso, e i vecchi ulivi non si sono mai mossi. Ci ravvicina a lui soprattutto l’erba. E’ un’erba povera ma alta e fitta, grigia salvo in pieno inverno, composta dalle specie più varie e frammista ai più bei fiori selvatici che si possano immaginare. E’qualcosa di secco e di rigoglioso, di grigio e di colorato insiem come lo sono spesso le cose nel Mezzogiorno della Francia. Il suo profumo non vi sale con violenza alle narici come l’erba nei dintorni di Aix-en-Provence; è di una qualità più fine ma indimenticabile. Se mi portassero ai Collettes con gli occhi bendati, mi basterebbe sentire quel profumo per riconoscere il luogo. L’ombra degli ulivi spesso è color malva; è sempre mobile, luminosa, piena di gaiezza e di vita. Se ci si lascia andare, si ha l’impressione che Renoir sia ancora lì e che ad un tratto lo si possa udir canticchiare mentre strizza l’occhio alla tela. Egli fa parte del paesaggio.”

Pierre- Auguste Renoir – Terrasses à Cagnes – 1905.

  

Alfonso Lauria