Tra coronavirus e guerra batteriologica, cosa sta succedendo in Cina?

E se la peggiore delle ipotesi fosse confermata? Che cosa accadrebbe se improvvisamente quella che sembrava la trama di un film di fantascienza si tramutasse in realtà?
Secondo il direttore di TGCom24 Paolo Liguori, sarebbe solo l’inizio della fine. Qualche giorno fa, in uno speciale, il giornalista ha affermato che il temutissimo coronavirus 2019-nCoV sarebbe stato creato in un laboratorio segreto di Wuhan (Cina) per scopi bellici durante la modifica biologica dei virus della Sars e sfuggito per sbaglio al controllo dei tecnici.

Il condizionale è d’obbligo, certo, poiché Liguori afferma che questa informazione arrivi alla sua Redazione direttamente da una “fidatissima fonte“. La stessa che avvisò il Direttore di TGCom dell’aereo Ucraino abbattuto da un missile Iraniano in procinto di colpire l’Iraq, che causò la morte di più di 160 persone.

Il sospetto, dunque, è che il Governo Cinese stia minimizzando il pericolo e mentendo sulle reali stime delle vittime di quella che, se fosse confermata, sarebbe una vera e propria Guerra batteriologica.

Mappa interattiva dell'epidemia del coronavirus

Ma cos’è esattamente il coronavirus 2019-nCoV?

Si tratta di un nuovo ceppo di coronavirus che non era mai stato identificato prima d’ora nell’uomo. Il primo contagio conosciuto risale infatti al 31 dicembre 2019, quando la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan lo segnalò pubblicamente.

La sintomatologia è molto simile a quella influenzale: tosse, febbre, malessere generale e difficoltà respiratorie. I casi più gravi possono portare a polmonite e alla morte, se non curato tempestivamente.

La mutazione ha una rapidità di trasmissione esponenziale rispetto alla pandemia che colpì l’Asia ben 17 anni fa tuttavia, secondo le informazioni ufficiali del Governo Cinese, ha un tasso di mortalità molto inferiore, pari a circa il 3%.
Cifre che comunque non convincono la maggior parte della comunità scientifica internazionale, come ad esempio l’epidemiologo italiano Roberto Burioni, che afferma come secondo lui il contagio possa riguardare non sei mila persone ma bensì sessanta mila.

Resta il fatto che, nonostante l’incertezza sulle stime proposte da Pechino, il mondo è di fronte ad un’emergenza e una mobilitazione quasi mai viste. Molte le iniziative volte a scongiurare possibili rischi di contagio, alcune delle quali provenienti da istituzioni pubbliche e private.
Nella stessa Cina è in corso una quarantena per 53 milioni di persone, mentre multinazionali come Toyota, McDonald’s e Starbucks hanno chiuso fino a nuovo ordine le proprie sedi. Sul fronte internazionale, invece, la tedesca Lufthansa, l’inglese British Airways e l’americana American Airlines hanno sospeso tutti i voli da e per la Cina.

Intanto, al Peter Doherty Institute for Infection and Immunity di Melbourne, in Australia, gli scienziati sono riusciti a far crescere il virus in laboratorio. Un passo importantissimo verso lo sviluppo di test diagnostici più efficaci e di possibili farmaci utili, o di vaccini.

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Sergio Meloni