Tatuaggio: quando i segni sulla pelle sono espressione dell’anima

Di Tania Reale per Social Up!

Il tatuaggio è una traccia indelebile, un segno che parla di noi, della nostra storia, delle nostre credenze e dei nostri desideri. E’ una scoperta recente? Assolutamente no, anzi era una tradizionale tecnica impiegata sin dagli antichi egizi i quali erano soliti tatuare sulla pelle numerose decorazioni, aventi come unico scopo quello di abbellire l’individuo; numerose sono, infatti, le mummie del 3000 a.c. ritrovate negli anni ’90 sulle Alpi italiane che hanno tatuaggi impressi sulla pelle. Una delle mummie ritrovate venne chiamata dai suoi scopritori Otzi, diventato famoso tra tutti i tatuatori di oggi poiché è stato il primo essere vivente ad avere incisi sul suo corpo ben 62 tatuaggi. La tecnica utilizzata ovviamente era molto diversa e rudimentale rispetto alle tecniche di oggi: non venivano utilizzati aghi, ma veniva incisa la pelle ricoprendola di carbone vegetale per creare le immagini.

Tatuare è una tecnica che non ha mai smesso di essere esercitata: ricordiamo il periodo medioevale, quando i pellegrini si tatuavano simboli religiosi o i santuari appena visitati, ma anche le popolazioni maori dell’Australia, per i quali i tatuaggi avevano, e hanno tuttora, un’ importante funzione valoriale.

Il tatuaggio è sempre stato, quindi, presente in ogni epoca e cultura e oggi è diventato una vera e propria tendenza. La conferma emergerebbe da uno studio dell’Università Parthenope di Napoli, condotto su un campione di 9000 studenti circa. Il 24% di questi ultimi ne possiede almeno uno. L’età minima in cui si richiede un tatuaggio  varia dai 14 ai 16 anni, anche se molto spesso i tatuatori preferiscono tatuare clienti che abbiano già compiuto i 18 anni, per evitare di incappare in seccature. Per legge, infatti, non è possibile effettuare un tatuaggio sulla pelle di un ragazzino minorenne. È possibile solo dopo che lui abbia compiuto i sedici anni di età e dietro autorizzazione dei genitori i quali debbono firmare una liberatoria. In alcune città, come a Milano, le leggi comunali sono ancora più severe: un ragazzino sorpreso a richiedere un tatuaggio senza permesso di mamma e papà rischia 500 euro di multa, mentre tatuatori e body artist una multa fino a 2.500 euro. Non esiste un limite di età, soprattutto negli ultimi periodi questa “moda” è arrivata persino agli ultra cinquantenni, che si tatuano soprattutto i nomi dei propri figli e/o compagni.

Da non sottovalutare il fattore sicurezza: nonostante il 79% degli adolescenti e l’87% degli universitari affermi di essere a conoscenza dei rischi ai quali si incorre, i giovanissimi (circa il 76%) si rivolgono ad operatori non autorizzati. Dato inquietante visto che un tatuaggio realizzato da un non-esperto può causare gravi patologie come l’AIDS.

Un gruppo di psicologi ha fornito una risposta alla frequentissima domanda “perché sempre più persone vogliono avere un tatuaggio”, per scoprirne il motivo della diffusione. Le ragioni per cui decidiamo di tatuarci sono molteplici, ma una cosa è sicura: queste risiedono nell’inconscio. Per sostenere questa tesi si sono avvicendati psicologi e psicoterapeuti che hanno formulato una vera e propria psicologia del tatuaggio, per dimostrare che solo apparentemente la decisione di incidere per sempre qualcosa sulla propria pelle è un’azione banale. Ci si tatua non per desiderio di omologazione ma, anzi per cercare di affermare la propria individualità in un mondo che tende alla standardizzazione. È un modo per dichiarare la propria posizione rispetto alla realtà che ci circonda. Il tatuaggio perciò, a detta di numerosi psicologi e psicoterapeuti, diventa un varco tra il nostro “dentro”, l’inconscio, e il nostro “fuori”, la nostra parte consapevole e pubblica.

Gli esperti sono concordi nel ritenere che il significato del tatuaggio varia a seconda della parte del corpo in cui ci si tatua.   Se il tatuaggio è nella parte sinistra del corpo, che in psicoanalisi rappresenta il passato, la persona in questione è pessimista e con scarsa stima di sé. Se invece è nella parte destra del corpo, legata al futuro, la persona in questione è solare, creativa e aperta ai cambiamenti. In un luogo nascosto, come l’ombelico o l’interno coscia, la persona è timida o insicura. Se il tatuaggio è posto sulla caviglia e il soggetto è una donna, essa è molto gelosasospettosa ma molto femminile, mentre se il soggetto è uomo, esso è competitivo e battagliero. Nelle zone genitali, se il soggetto è donna, essa è molto combattiva e sensuale, se uomo, invece, passivo e maldestro.Anche la grandezza del tatuaggio incide sulla psicologia che vi è dietro, nel caso il tatuaggio sia di grandi dimensioni, infatti, chi decide di tatuarselo è come se volesse prendere forza e coraggio dal disegno inciso sulla sua pelle. Ovviamente, non tutti coloro che decidono di tatuarsi hanno la stessa forza inconscia, alcuni, infatti, soprattutto tra i giovanissimi, si tatuano piccoli disegni per seguire una semplice moda.

Da dove arriva la famosa leggenda metropolitana per cui si tende a volere tatuaggi in numero dispari? Il significato dei tatuaggi dispari risale all’inizio nell’Ottocento, in quel mondo marinaresco dove è nato il tatuaggio moderno e al quale si devono gran parte delle tradizioni sui tatuaggi. La leggenda vuole che il marinaio che partiva per la prima volta, si tatuasse nel porto di partenza, poi una seconda volta nel porto di destinazione e, infine, una terza volta fatto ritorno di nuovo a casa. E la storia si ripeteva per i viaggi successivi. Il marinaio, quindi, si trovava nella situazione di avere un numero pari di tatuaggi solo quando era giunto nel porto di destinazione, senza più fare ritorno a casa.

Ecco quindi perché i tatuaggi dovrebbero essere dispari.

Qualsiasi sia la nostra opinione a riguardo, negativa o positiva, il tatuaggio ha accompagnato, accompagna e, quasi sicuramente, accompagnerà l’uomo nel corso della sua esistenza.

redazione