“Stronger”: non premiato dagli incassi, eppure è un film di magistrale autenticità

Non è una fake news! “Stronger” non ha incassato abbastanza ed un urlo alla Tina Cipollari in questo silenzio assordante rimbomba: “Ma che vi dice il cervello!?!?”.

Nell’Aprile del 2013, due terroristi posizionarono degli ordigni artigianali vicino al traguardo della Maratona di Boston. Lo scoppio degli ordigni comportò la morte di tre persone e centinaia di persone rimasero feriti. Tra questi, c’era Jeff Bauman che aspettava al traguardo Erin Hurley con la quale aveva una relazione particolare. A causa dell’attacco, Jeff Bauman perse gli arti inferiori, ma fu indispensabile e fondamentale per la ricostruzione dell’identikit degli attentatori, i fratelli Tsarnaev, di origine cecena, e per la cattura di uno dato che l’altro morì durante uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine.

A distanza di anni, il regista e sceneggiatore Peter Berg ha deciso di realizzare “Stronger”, il film sulla storia di Jeff Bauman.

Berg è stato abbastanza netto nel modo in cui ha deciso di raccontare la nuova vita di Bauman dopo la perdita degli arti inferiori. Nessuno spazio ad uno stile narrativo da fiaba con un meraviglioso lieto fine. “Stronger” non risparmia nulla allo spettatore in termini di fragilità fisica ed emotiva, di rabbia, di cattivi pensieri e di difficoltà nel credere di nuova alla bellezza della vita del protagonista. È un film crudo nel senso che mostra tutta la debolezza dell’essere umano quando, ferito ed inerte, rimpiange ciò che aveva e che non riavrà più indietro e inizia a credere che la vita non valga la pena di essere vissuta.

Allo stesso tempo, però, la precisa scelta del regista è anche di saper dire allo spettatore che dopo ogni caduta, perdita, sofferenza apparentemente insormontabile c’è la possibilità di rialzarsi, di non mollare e di confidare nelle innumerevoli occasioni dell’esistenza umana.

Berg, quindi, in questo avvicendarsi di male e bene, di salita e discesa e di sofferenza e gioia riesce benissimo a dare veridicità alla storia, a rendere la crudeltà degli eventi e a sottolineare le contraddizioni della vita.

Ciò sarebbe stato impossibile senza due attori come Jake Gyllenhaal e Tatiana Maslany (la protagonista di Orphan Black, per intenderci), i protagonisti indiscussi di tutta la pellicola. Il lavoro di interpretazione e recitazione fatto da Gyllenhaal è sorprendente e meritevole di un Oscar. A tal proposito, l’attore ha dichiarato: “Ogni aspetto per interpretare Jeff è stato difficile e pieno di sfide. Sapevo che nonostante mi potessi spingere avanti, nonostante tutta la ricerca possibile, non avrei mai veramente compreso quello che aveva vissuto. La sfida fisica e quella emotiva del personaggio e dell’esperienza di Jeff sicuramente ha cambiato la mia vita. Mi ha fatto rendere conto di quanto sia assurdo il mestiere che faccio ma anche quanto sia importante raccontare storie. Mi piacerebbe che le persone che escono dal cinema dopo aver visto il film chiamassero i propri cari per ricordar loro che li amano. È un film che comunica positività e che dice che possiamo superare ogni sfida che ci si pone davanti”.

Meravigliosa anche la Maslany nel riuscire a passare da fidanzata disinteressata a compagna per la vita di Bauman, accudendolo e sostenendolo giorno per giorno.

Eppure, il film non ha ricevuto l’attenzione che meritava, incassando pochissimo rispetto alle aspettative di produttori e registi. A dimostrazione che la qualità non sempre è premiata o fa rima con successo ed affermazione. Ci dispiace per quelli che non la penseranno come noi, ma per gli altri ancora in tempo, il consiglio è solo uno: “Stronger” è uno dei film più che belli che possiate vedere sul coraggio di non mollare contro l’ingiustizia della vita.

Buona visione!

Sandy Sciuto