Emily Adam Bode renderebbe geloso Wes Anderson con la sua color palette e tutti i piccoli dettagli artistici che impreziosiscono ogni capo. Bode è il brand americano della stilista, georgiana di origine ma new Yorker di adozione, inserito nella classifica di Forbes dei 30 giovani sotto i 30 anni da tenere d’occhio nell’ambito moda e arte.
Il suo mix and match tra moda, arte e storia rende le pregiate materie prime scelte dalla stilista divertenti e nuove, tanto da suscitare l’interesse di molti. Dopo il debutto alla New York Fashion Week 2018 ed il premio Vogue per il miglior designer emergente nel 2019, in molti si sono accorti del lusso ricercato e della qualità nei dettagli dietro al progetto che emana delle vibrazioni particolari. Basti pensare che l’uomo Bode viene rappresentato dall’istrionico Ezra Miller, il cui sinuoso corpo si muove libero tra cinema, arte attoriale e colossal della Marvel.
Un brand davvero sostenibile
La missione di Bode è quella di essere un brand sostenibile, che esca dai canoni della produzione di massa e dalla corruzione di sistema, per davvero. “Sostenibilità non significa quello che pensate che significhi: non significa creare nuovi abiti da nuovi tessuti, anche se quei tessuti sono ecosostenibili. Produrre oltre le vendite è una strategia non sostenibile, così come la maggior parte delle produzioni industriali in genere” insiste Emily Adam Bode in un’intervista ad Elle UK. “La vera sostenibilità è produrre abiti con filati di filiera tracciata provenienti da piccoli mulini dell’entroterra, altroché”.
Come produce Bode?
Emily è molto dura con il sistema moda, colpevole del fenomeno del green-washing per sfruttare un trend. Bode si differenzia totalmente dai ritmi frenetici del fashion. I capi sono prodotti ricliclando stoffe dei tessuti second-hand, acquistati tramite un’ ampia rete di “spacciatori del vintage” che si estende da Atlanta a Parigi. La produzione dei capi fatti su misura di Bode avviene nella piccola boutique di Chinatown ed è molto limitata. I pezzi sono unici ed inimitabili, unisex ed iper-inclusivi. Bode offre un’ampia gamma di taglie, adatta per tutte le tipologie di fisicità e tramite i suoi abiti emana una vibrazione nostalgica, quasi estemporaneamente confusa, tipica del sentimento cyber-postmoderno dei millennials.
Il dettaglio fa la differenza
Fantasie patchwork dal mondo dello sport e della pubblicità vintage, pattern a quadretti, pied-de-poule e righe extra-colorate. Storie di tradizioni indiane, europee e indigene d’America si intrecciano a formare capi che sono volutamente dei cimeli di famiglia, fatti per essere tramandati ed apprezzati negli anni. Nell’ultima sfilata Moda Uomo Fall-Winter 2020 Bode ha sfoggiato un’immaginario che ripesca quello di Moonlight Kingdom del regista del colore Wes Anderson, in cui volti di giovanissimi si fanno portavoci di uno stile senza età a metà tra uniformi-scout e outfit da intellettuali parigini, con un tocco di storia che aleggia sempre a disturbare il racconto.
E’ come se il peso della storia del tessuto non si potesse cancellare, come quello della storia umana e delle sue varie sfumature. Questo senso di scherno annoiato che giace dietro ad ogni look può essere interpretato in molti modi, dalla satira alla pubblicità, ma mai pienamente definito. Essere un contenitore di infiniti stimoli e storie che permetta a chi lo indossa di esprimersi affidandosi ad un’operato giusto ed ecosostenibile. Ecco ciò che rende Bode interessante.
Una polifonia di elementi che costruisce uno scenario post-moderno, citazionista e rivoluzionario per la moda uomo. Finalmente. Sappiamo che Bode per certo è uno dei brand da tenere d’occhio nel futuro della moda sostenibile. La passione e la qualità si distinguono dal resto, sempre.