Banksy, lo street artist dall’identità misteriosa le cui opere valgono milioni di dollari, continua a far parlare di se. Solo qualche mese fa il suo nome era sulla bocca di tutti. A Londra, lo scorso ottobre, durante un’asta in cui erano in vendita alcune delle sue opere senza la sua autorizzazione, Banksy ha aspettato che il battitore vendesse per oltre un milione di sterline l’opera La ragazza con il palloncino rosso per attivare un meccanismo simile ad un tritacarte posizionato all’interno della cornice in modo che il quadro si autodistruggesse di fronte a tutti.
Poche settimane fa, il performers ha lasciato il mondo a bocca aperta con un’altra trovata. Da qualche mese, infatti, il Mudec di Milano ha allestito una mostra intitolata ”A Visual Protest” dove è possibile ammirare molte opere dell’artista, naturalmente pagando un biglietto d’entrata. Come tutte le mostre di Banksy, anche questa non è mai stata autorizzate e all’autore non ne va in tasca nemmeno un nichelino.
Perchè Banksy ha fatto causa al Mudec?
Lo abbiamo domandato a Enrico Bonadio, professore di diritto specializzato in proprietà intellettuale alla City Law School di Londra: dopo la laurea in giurisprudenza, il Prof Bonadio è diventato oggi un avvocato e un accademico specializzato sulla protezione del copyright di forme di espressione non convenzionali, tra cui graffiti e arte di strada. Bonadio tiene regolarmente lezioni, pubblicazioni e consulenze nel campo del diritto della proprietà intellettuale e ha pubblicato più libri sull’argomento, collaborando con altri illustri accademici (n.d l’ultimo uscirà a breve “Copyright in Street Art and Graffiti – Un’analisi legale paese per paese”).
Cosa l’ha spinta a specializzarsi sul tema del copyright nella street art?
Prof. Bonadio: “Io sono un avvocato e da quando mi sono trasferito a Londra sono sempre stato circondato da graffiti e artisti di strada. Ho preso a cuore questa causa perchè mi permette di unire la mia professione con la mia passione per la street art, cercando di capire se e come è possibile tutelare questi performers.”
Ci spiega che cosa è accaduto? Perché Banksy ha intentato una causa contro il Mudec di Milano?
Prof. Bonadio: ” Copyright is for looser – diceva Banksy, eppure ha fatto causa al Mudec e, a quanto pare, ha pure vinto. La Pest Control ( il servizio che agisce per conto di Banksy al fine di autenticare le sue opere e proteggere i compratori da eventuali truffe) ha citato in giudizio il museo milanese per aver utilizzato il marchio Banksy sul merchandising in vendita durante la mostra. In quanto marchio registrato, Banksy ha gli stessi diritti di un qualsiasi altro marchio alla stregua di Coca Cola o Gucci, quindi li ha rivendicati.”
Il Mudec però non è stato il primo ad allestire una mostra non autorizzata e tanto meno non è stato il primo a riprodurre opere di Banksy con il suo marchio su tazze, magliette, agende e chi più ne ha più ne metta. Era la prima volta che intentava una causa rivendicando il suo marchio?
Prof. Bonadio: ” Nella mia esperienza e nei miei studi precedenti non mi sono mai imbattuto in una causa del genere da parte di Banksy, quindi direi che sì, è la prima volta.”
Perché è riuscito a rivendicare i suoi diritti sul marchio ma non ha potuto fare nulla per fermare questa mostra e tutte quelle non autorizzate?
Prof. Bonadio: ”Per gli stessi motivi per cui non può fermare chi lucra sulle sue opere strappandole dalla strada per rivenderle all’asta. Innanzitutto, i graffiti sono illegali e ammettere di aver dipinto un muro di proprietà altrui è ammettere di aver commesso un reato. Inoltre, per Banksy vorrebbe dire venire allo scoperto svelando la propria identità in quanto dovrebbe firmare dei documenti legali in cui si dice essere stato lui l’autore.”
A proposito di questo; qualche anno fa è stato fatto un bellissimo documentario ( ora disponibile anche su Netflix) ”Saving Banksy”. Qui si vede un famoso mercante d’arte, Stephan Keszler, che ha fatto delle opere di Banksy un vero e proprio business da milioni di dollari. Keszler scova i graffiti di Banksy sui muri, sulle porte, su pannelli di legno e li rimuove, rivendendoli all’asta per cifre da capogiro. Perchè Banksy intenta una causa al Mudec per dei gadget con su scritto il suo nome e non fa nulla per fermare questo scempio alle sue spalle?
Prof. Bonadio: ” Ho conosciuto personalmente il regista del documentario e ho trovato che sia stato fatto molto bene e sopratutto che sia stato in grado di centrare in pieno le problematiche legate alla protezione della street art e ai diritti degli street artists. Banksy non ha mai nascosto la sua repulsione verso il mercato dell’arte, fatto per un elitè di ricchi e spregiudicati, e infatti personaggi come Keszler incarnano proprio questo mondo. Il motivo per cui mi batto per i diritti degli astisti di strada è proprio quello di colmare questi vuoti legislativi che non permettano agli artisti di decidere delle proprie creazioni. Anche nel documentario si evince dalle parole degli artisti intervistati quanto la street art sia diversa dalle opere su tela. Queste opere nascono per stare sulla strada, a disposizione di tutti e sopratutto assumono significato in base a dove sono state fatte. Mi batto per il concetto di ”decontestualizzazione” dell’arte da molto tempo. ”
Se Banksy rivelasse al mondo la sua identità, potrebbe far valere il diritto d’autore per sue opere? E quindi, più in generale, può un attività illegale come questa godere della protezione del copyright?
Prof. Bonadio: ” Questa è ancora una zona grigia della legge quindi non posso dare una risposta. ”
Banksy si è sempre dimostrato totalmente disinteressato all’interesse e al business che ruota attorno alle sue opere. Pensa che l’episodio di qualche mese all’asta dove Banksy ha autodistrutto la sua opera e la recente causa fatta al Mudec segnino un cambio di rotta dello street artist?
Prof. Bonadio: Come dicevo in precedenza, Banksy ha sempre sbeffeggiato chi rivendica il copyright sui suoi lavori ma di fatto è esattamente quello che ha fatto nella causa contro il Mudec. Non so dire se l’episodio accaduto all’asta di Londra e la recente causa siano correlati ma di certo lascerà il segno.
Dal punto di vista della legge in materia di street art, tutto ciò potrebbe far sentire la necessità di sedersi attorno ad un tavolo e gettare le basi per delle nuove linee guida sui diritti e i doveri degli street artists?
Prof. Bonadio: ”Questo probabilmente lo vedremo nei prossimi mesi. ”