Okinawa, il Paese dei centenari

Di Marco Salvadego per Social Up!

L’isola di Okinawa fa parte dell’arcipelago di Okinawa, all’estremo sud del Giappone, nel Mar Cinese Orientale. Oltre ad essere la patria del karate detiene un record molto particolare: è la regione con il più alto numero di ultracentenari al mondo. I dati infatti mostrano come la speranza di vita media sia superiore agli 82 anni e il 15% della popolazione supera i 100 anni. L’incidenza tumorale e i problemi cardiaci sono tra i più bassi al mondo, come pure i problemi legati alla demenza senile e a malattie degenerative legate alla terza età. A notare per primo questa “anomalia” è uno studio pubblicato nel 2001 dal cardiologo Makoto Suzuki. Dal 1997 l’Okinawa Research Center for Longevity Science conduce studi sulla popolazione del piccolo arcipelago, alla ricerca dei fattori che permettono agli abitanti una simile longevità. Questi sono stati individuati dallo studio del dott. Suzuki (“The Okinawa diet plan”  Bradley J. Willcox, M.D., D. Craig Willcox, Ph.D., Makoto Suzuki) principalmente nella dieta (la cucina di Okinawa è in parte differente dal resto del Giappone) ma anche nella propensione degli abitanti a mantenersi attivi con varie attività manuali, senza trascurare il forte senso di famiglia e comunità che lega gli abitanti. Oggi si parla di “miracolo” di Okinawa proprio per indicare questa ricetta di lunga vita che ha fatto del piccolo arcipelago un esempio.

L’aspetto interessante però non è legato alla sola dieta. Il fatto che gli abitanti dell’isola seguano un regime alimentare ipocalorico, composto principalmente da derivati della soia e verdure, non rappresenta un unicum nel panorama globale. A rendere unico il modello dell’isola semmai è la gestione complessiva della vita degli anziani. La dieta è sicuramente il fattore determinante del “miracolo”, ma non può essere scissa dal fatto che nell’isola vengano promossi corsi e attività per gli anziani al fine di mantenere una certa tonicità muscolare e celebrale. Inoltre gli anziani sono sottoposti a controlli periodici al fine di prevenire anzitempo l’insorgere di problemi di salute. Secondo Suzuki infatti, il vero scopo della medicina geriatrica è quello di diagnosticare l’insorgere della malattia prima che questa effettivamente si manifesti, grazie ai continui controlli. In sostanza la dieta e l’attività fisica prevengono le tipiche malattie legate all’età, mentre i capillari controlli medici garantiscono un intervento immediato nel caso di malattie. Nel complesso questi fattori denotano come il successo dello stile di vita di Okinawa sia legato al rapporto molto stretto che la popolazione ha con l’ambiente e le persone.

LA DIETA DI OKINAWA


Se il pilastro principale del miracolo è dato dalla dieta, a sua volta i pilastri della dieta sono tre: piccole porzioni, alzarsi da tavola quando si ha ancora fame e nutrirsi come se il cibo avesse proprietà medicinali. Per quanto riguarda gli alimenti, il favorevole clima tropicale garantisce una vasta gamma di verdure da mangiare rigorosamente crude (tra cui il melone amaro o Goya, una varietà di cetriolo dalla buccia molto spessa e ricca di vitamine)e pesce (principalmente tonno e salmone). Non mancano soia e derivati e naturalmente tè, ma si tratta comunque di prodotti che derivano dalla coltivazione del luogo o dalla pesca. Gli alimenti assunti sono ricchi di omega3, isoflavoni e antiossidanti, ma soprattutto presentano un regime alimentare ipocalorico (circa 1800 calorie) che nonostante questo riesce a mantenere un metabolismo molto attivo e a sostenere le difese immunitarie. Nell’isola non ci sono infatti casi di obesità senile.

LO STILE DI VITA


Per gli anziani di Okinawa è comune tenersi occupati lavorando sino ad età avanzata, e questo mantiene la popolazione incredibilmente attiva. Inoltre è tipico interessarsi di attività manuali come lo shodo (l’arte della calligrafia) o il lavoro a maglia. L’inedia infatti rende gli anziani più soggetti al deterioramento psicofisico. Spesso poi queste attività vengono svolte in gruppo, sotto la supervisione di specialisti che seguono gli anziano anche per quanto riguarda la ginnastica. In questo modo, grazie alla speranza di vita molto lunga, gli anziani sono in grado di rendersi indipendenti e utili più dei loro coetanei occidentali.

Un modello come quello di Okinawa propone spunti interessanti anche per il nostro Paese. Gli indici demografici mostrano come l’Italia sia un Paese in costante invecchiamento, si stima infatti che nel 2030 in numero degli over 65 potrebbe essere il 26,5% della popolazione. Nel 2016 ogni 100 giovani si sono registrati 161,4 anziani. Per poter reggere a questo progressivo invecchiamento della popolazione è necessario incentivare uno stile di vita che renda gli anziani autosufficienti e attivi il più possibile, e in questo senso Okinawa potrebbe essere un buon esempio. Dobbiamo in sostanza smarcarci dall’idea dell’anziano come un peso per il sistema socio-assistenziale, e renderlo in grado di essere un soggetto utile alla collettività anche dopo gli 80 anni, grazie a queste buone pratiche. Un simile sistema determinerà se saremo in grado di sopportare il costante invecchiamento degli italiani o se invece saremo costretti nel prossimo futuro ad appesantire un sistema sanitario che nel complesso è già sottoposto a pesanti stress.