Motta torna a farci cantare a Bologna e Roma

Dopo il sold out – con oltre 3.000 paganti – del concerto di fine tour all’Alcatraz di Milano e la partecipazione al Concerto del Primo Maggio di San Giovanni, a Roma, Motta tornerà sulle scene per prendere parte a due importanti appuntamenti: il Biografilm Festival di Bologna e il Festival Villa Ada incontra il mondo, a Roma.

In particolare, il 14 giugno, al Biografilm di Bologna, Motta parteciperà alla conferenza stampa e alla presentazione del film “Ciao amore, vado a combattere” di Simone Manetti, di cui ha scritto l’intera colonna sonora e il 15 giugno si esibirà in concerto con la full band. In più, il 25 luglio porterà “La Fine dei Vent’anni” in concerto al Festival Villa Ada incontra il mondo, a Roma.

Col suo esordio discografico da solista “La fine dei vent’anni” (Sugar), Francesco Motta ha conquistato critica e pubblico: ha vinto importanti riconoscimenti, come la Targa Tenco 2016 per il Miglior Album d’Esordio e il Premio Speciale PIMI 2016 del MEI, si è posizionato nei primi posti di tutte le classifiche per il miglior album 2016, ha ricevuto recensioni entusiaste e ha visto crescere il suo pubblico, di concerto in concerto, riempiendo le platee di oltre 100 location, tra live club, teatri e festival, quasi tutti sold out.

C’è scritto “FINE”, ma in realtà è l’inizio di una nuova prospettiva artistica, di una nuova visione, musicale certamente, ma anche di se stesso. “La fine dei vent’anni” è il primo disco di Motta, ma non di Francesco, una delle anime e la penna che ha vergato le parole con cui i Criminal Jokers, in due dischi, hanno espresso in maniera elettrica e vitale l’urgenza dei propri vent’anni.

Poi il tempo scorre, le esperienze si accumulano, i punti di vista si spostano, leggermente, e fanno emergere altri suoni, altre parole, adeguate al momento artistico ed umano vissuto da questo straordinario musicista.

La versatilità è cosa che non gli manca. Francesco Motta è un polistrumentista prezioso che ha prestato negli anni la propria capacità a una Signora del Rock come Nada (con lei al basso, alla chitarra e ai cori), ai Pan del Diavolo (qui alla batteria, e in piedi), agli Zen Circus (come tecnico del suono) e a Giovanni Truppi (alla chitarra e alla tastiera).

Su “La fine dei vent’anni” decide finalmente di metterci la faccia e il cuore, non solo il cognome.

Per questo cambio radicale di direzione – non di intensità – MOTTA chiama a sé Riccardo Sinigallia, tra i migliori produttori ed autori italiani (già con Niccolò Fabi, Max Gazzè, Tiromancino, Luca Carboni, Filippo Gatti, Coez), persona dalla sensibilità e dalla visione adatta ad un disco vario ed eclettico come questo.

“La fine dei vent’anni” è la scoperta dell’età adulta. Il racconto della crescita umana e musicale di uno dei più talentuosi artisti italiani.

Motta, finalmente, accetta di mettersi a  nudo e raccontare se stesso, i suoi affetti, la sua vita e quella della sua famiglia. Lo fa utilizzando un tappeto di suoni e colori vastissimi, impossibili da racchiudere in una definizione.

È canzone d’autore, sì, ma è anche pop. Non rinuncia all’impatto e alle asperità del rock, ma guarda in direzioni e mondi diversi.

Non segue un modello preciso, non cerca di rifarsi a una tradizione, preferisce mischiare con orgoglio tutte le sonorità con cui è cresciuto e dare vita a un insieme per certi versi unico e fresco.

La produzione di Riccardo Sinigallia (anche co-autore di alcuni brani) enfatizza e al tempo stesso addolcisce le asperità vocali di Francesco Motta che nel disco suona, sparsi nei brani, chitarra, basso, batteria, tastiere. A lui, in studio, si aggiungono alcuni dei migliori musicisti su cui una produzione possa contare: Cesare Petulicchio (BSBE – Bud Spencer Blues Explosion), Andrea Ruggiero (Operaja Criminale e mille altri), Laura Arzilli, Lello Arzilli, Andrea Pesce, una leggenda come Giorgio Canali, Maurizio Loffredo, Guglielmo Ridolfo Gagliano (Paolo Benvegnù, Negrita) e Alessandro Alosi (Pan del Diavolo).

Un disco solista, quindi, ma tutt’altro che realizzato in isolamento. “La fine dei vent’anni” è il collettivo che si mette a servizio del singolo e dell’arte. Come dovrebbe accadere sempre quando si scopre che diventare adulti è in realtà molto diverso dall’invecchiare.

redazione