Mondo tribale: i riti di passaggio più strani

I riti di passaggio segnano in quasi tutte le culture la fine dell’infanzia e l’inizio dell’età adulta. Ma non tutti sono indolore come il ballo delle debuttanti. C’è chi si lancia nel vuoto attaccato a una liana e chi si fa divorare le mani dalle formiche tropicali: ecco alcune tradizioni culturali veramente incredibili – almeno per noi occidentali.

MANGIATI DALLE FORMICHE. Lei è una Paraponera clavata, per gli amici bullet ant, o formica proiettile. È chiamata così perché il dolore che provoca quando morde con le sue potenti mandibole è paragonabile a quello di un colpo di pistola. I giovani maschi della tribù amazzonica dei Satere Mawe, per entrare nel mondo degli adulti, sfidano questo mostruoso insetto infilando le mani in un paio di speciali guanti  imbottiti con decine di esemplari per almeno 10 minuti. E ovviamente, durante la prova, non devono piangere né lamentarsi.

GIÙ DALLA TORRE PER VINCERE LA PAURA. Per diventare grandi gli adolescenti della tribù Sa, nell’Isola di Pentecoste (stato di Vanuatu), devono esibirsi nel rituale del “Naghol” (tuffo a terra), che ha ispirato il bungee jumping. I giovani, legati solo con liane, si lanciano infatti da torri di legno alte più di 30 metri. La prova è decisamente rischiosa: se la liana è troppo corta rischiano di andare a sbattere contro i pali acuminati che reggono la struttura, se è troppo lunga cadono al suolo a oltre 40 km/h di velocità. È una dimostrazione di mascolinità per gli uomini; il primo salto è un rito di passaggio all’età adulta.

TRE PROVE VELENOSE PER CRESCERE. Per i giovani Mati, una popolazione di cacciatori che vive nel Brasile occidentale, diventare grandi non è affatto facile. Gli aspiranti adulti devono infatti superare tre prove decisamente dolorose: prima gli viene versato del veleno negli occhi, poi vengono picchiati con dei bastoni dagli altri uomini della comunità e infine vengono colpiti con dardi avvelenati sparati da lunghe cerbottane di legno (nella foto). La tossina utilizzata è ottenuta da rane velenose e provoca allucinazioni, tremori e una forte diarrea.

CANNIBALI PER TROVARE LA VIA. Gli Aghori, una setta concentrata nella città santa indiana di Varanasi, sono soliti consumare carne umana nel loro percorso di ricerca dell’illuminazione. La loro fonte di approvvigionamento principale sono le pire funerarie piuttosto comuni lungo le sponde del Gange. Secondo gli Aghori questa pratica, legata alla purezza dell’anima, contribuirebbe a tenere lontane le malattie.

SANGUE PURIFICATORE. Secondo i Matausa, una popolazione della Papua Nuova Guinea, il corpo della donna non può essere puro e di conseguenza nemmeno i suoi figli. I giovani vengono purificati durante l’adolescenza (o in alcuni momenti importanti della vita, come per esempio prima del matrimonio) con un rituale piuttosto violento: si infilano in gola due canne che vengono fatte fuoriuscire dalle narici. Il sangue e il muco che sgorgano dalle ferite rappresentano le impurità passate al ragazzo dalla madre e finalmente espulse.

CORAGGIO. Le tribù aborigene degli Unambal, nel nord-ovest dell’Australia, ritengono che i ragazzi per diventare uomini debbano essere circoncisi alla comparsa dei primi segni di lanugine facciale. Purtroppo, la loro non è una circoncisione normale, anzi tutt’altro: l’organo maschile viene premuto su una roccia e il prepuzio viene tagliato a colpi, con una pietra appuntita. Sebbene gli Unambal ritengano che la raccapricciante procedura renda il pene “più sottile e più bello”, la pratica è notevolmente diminuita negli ultimi decenni.

GIÙ DAL BALCONE. Ogni anno, nella prima settimana di dicembre, nello Stato di Karnataka, in India, si svolge un rito propiziatorio particolarmente agghiacciante. I bambini nati nell’anno vengono gettati dai tetti dei templi, da un’altezza di circa 30 metri. Sotto, ad accoglierli, ci sono teli e lenzuola tese dai parenti e dalla folla. Secondo la tradizione, il rito di passaggio servirebbe a dare fortuna e salute ai nuovi arrivati. Le autorità indiane hanno proibito il rito, vista la sua pericolosità (i bambini hanno al massimo 2 anni), ma in alcuni villaggi si continua a svolgere. L’origine del rito è poco chiara, ma vi partecipano sia le comunità islamiche sia quelle indù che vivono nella zona.

NUDI SUI TORI. La cerimonia del salto dei tori, presso la tribù Hamar (Etiopia), è un rito di iniziazione al termine del quale i giovani entrano nell’età adulta e si formeranno nuove coppie. I giovani maschi devono saltare – nudi – una fila di tori allineati. Le ragazze, invece, si fanno frustare.

FRUSTATE RECIPROCHE. I ragazzi della tribù nomade dei Fulani, nell’Africa occidentale (Mali e Niger), hanno un rito di passaggio molto doloroso per diventare adulti. Si scontrano a frustate. I ragazzi – a coppie – si sfidano in una gara di scudisciate. Dopo aver trovato un bastone sufficientemente robusto il primo ragazzo affronta il suo avversario e lo colpisce, incontrastato, più forte che può. Poi è il turno del suo avversario per scatenare una furia analoga. La folla decide il vincitore in base a chi ha colpito più duramente e chi si è lamentato di meno.

A SPASSO COL MORTO. Alcune popolazioni del Madagascar sono solite esumare periodicamente i corpi dei propri defunti per cambiare il telo funerario che li avvolge. I cadaveri, prima di essere nuovamente sepolti, vengono portati in processione per due giorni nei quali i parenti ballano, fanno festa e bevono rum. Il rito, chiamato Famadihana, viene ripetuto fino a quando rimane memoria del defunto.
Pur non essendo veri e propri riti di passaggio anche quello relativi ai defunti possono essere molto strani, come si può vedere nelle prossime foto.

A CENA COL MORTO. Altro che week-end con il morto: i Toraja, una popolazione che vive sulle montagne dell’Indonesia, con i propri defunti ci passa anni interi. Nel vero senso della parola.
I cari estinti, dopo essere stati imbalsamati con la formaldeide, rimangono nelle case dei propri congiunti per anni. Qui vengono simbolicamente nutriti, lavati, vestiti e cambiati fino a quando il processo di decomposizione non ha fatto il suo corso.

SEPOLTI IN CIELO. Presso alcune popolazioni del Tibet i defunti non vengono sepolti ma trasportati in alta montagna con l’aiuto degli yak, in lunghe processioni aperte dai canti dei monaci.
Una volta giunti a destinazione i corpi vengono smembrati e dati in pasto agli avvoltoi, considerati la reincarnazione degli angeli. Secondo la tradizione questa sepoltura in cielo aiuterebbe i trapassati a raggiungere più in fretta il paradiso.

CREMA DI BANANE CON LA NONNA. Gli Yanomami, una tribù che vive nella foresta pluviale amazzonica, non seppelliscono i propri morti ma li cremano e ne mangiano le ceneri mescolate con una speciale crema a base di banane schiacciate. Questo rituale serve a liberare l’anima dei defunti dopo il trapasso.

IL POPOLO DELLE VEDOVE DALLE DITA MOZZATE. Non è facile essere donna tra i Dani. Queste tribù che abitano negli altipiani più interni e isolati della Papua Ovest sono ancora ferme a più di diecimila anni fa. E qui, quando le donne restano vedove o perdono un parente stretto, sono tenute a osservare un rito che per noi è impressionante: l’amputazione delle falangi. Anche da bambine. Così per chi si avventura nella stretta e lunga valle del fiume Baliem, dove in piccoli villaggi vivono circa 50mila Dani, non è raro vedere donne anziane con quasi tutte le dita mozzate. Mai i pollici, però. Perché persi quelli, una donna non riuscirebbe più a fare nessun lavoro. A casa o nei campi. Oggi questa pratica è proibita per legge.

RITI DI PURIFICAZIONE. Enormi spade trapassano le guance e le labbra di questo giovane della comunità cinese di Phuket (Thailandia). Ma lui non sanguina e non prova dolore: si trova in stato di trance. È il momento culminante della Festa Vegetariana, dedicata ogni autunno, sull’isola di Phuket, ai Nove Imperatori celesti: con digiuni, sacrifici, processioni, queste divinità del pantheon taoista vengono invocate per nove giorni affinché portino benedizioni. A piedi nudi si cammina sui carboni ardenti o su lame affilate, senza denunciare dolore: è la prova che i Nove Imperatori sono scesi fra i celebranti prendendo possesso dei loro corpi.

redazione