La fioritura di alghe nel Mar Arabico minaccia la vita marina e la pesca

La fioritura di alghe nel Mar Arabico è in parte conseguenza dei cambiamenti climatici in corso nel continente Euroasiatico.

Gli effetti del cambiamento climatico si fanno sempre più estesi ed ora mettono a rischio l’ecosistema del Mar Arabico. Questo è quanto è stato pubblicato sul sito dell’Earth Data della NASA , in base agli studi effettuati da diversi team di ricerca sui dati ottenuti dal monitoraggio satellitare e dal monitoraggio locale. Dai primi avvistameti del 2003 ad oggi, il Mar Arabico è stato interessato in modo massivo da una fioritura di alghe, ovvero dalla crescita improvvisa del fitoplancton, ovvero un insieme di  microorganismi fotosintetizzanti alla base della catena alimentare acquatica. Il fitoplaton assorbe l’ anidride carbonica e contribuisce, di norma, alla produzione di circa il 50% di ossigeno sul nostro pianeta. In condizioni normali, il fitoplancton, seguendo la catena alimentare, viene consumato dallo zooplancton, a sua volta mangiato dai pesci o da molluschi, che a loro volta vengono mangiati da altri pesci per poi entrare nella nostra catena alimentare.

La fioritura algale del Mar Arabico è conseguenza di un vero e proprio effetto domino. Tutto inizia con la riduzione della copertura di ghiaccio sull’Himalaya che induce un riscaldamento del subcontinente Indiano. Conseguenza di un cambiamento così importante è una modificazione nell’intensità dei venti, in particolare il Libeccio e i Monsoni, che influenzano a loro volta la circolazione del mare richiamando dalle profondità marine una rilevante quantità di nutrienti, un fenomeno noto con il nome di upwelling. L’improvviso aumento della quantità di nutrimento disponibile in superficie causa un proliferare improvviso del fitoplancton.

In sé e per sé questo fenomeno sembra avere poca rilevanza ma la fioritura di alghe, il lento ricambio dell’acqua e l’inquinamento degli scarichi urbani nel Mar Arabico complicano la situazione originando un fenomeno che prende il nome di eutrofizzazioneL’alga cresce eccessivamente  fino a creare una sorta di pellicola sulla superficie dell’acqua che non consente alla luce del sole di arrivare negli strati inferiori ed esser assorbita dalle altre alghe e piante acquatiche. Ciò impedisce che esse svolgano la fotosintesi clorofilliana, mettendone a rischio la sopravvivenza e fermando la produzione di ossigeno.

Le conseguenze sono ancora più disastrose nelle acque più profonde, dove si accumula una grande quantità alghe morte; peggio ancora, i microorganismi responsabili della degradazione di questa materia organica morta, utilizzano un quantitativo eccessivo di ossigeno, finendo per ridurne ancora di più la concentrazione nella massa d’acqua, non permettendo più la sopravvivenza delle altre specie acquatiche. I pesci ad esempio che assimilano l’ossigeno dall’acqua attraverso le branchie, muoiono per asfissia. Un bel problema, non solo per l’ecosistema acquatico in sé, ma anche per l’economia locale: i pesci del Mar Arabico non hanno intenzione di aspettare ed hanno iniziato la migrazione, lasciando a secco i pescatori.

Il fenomeno della fioritura algale può interessare varie tipologie di fitoplancton. A rischiare di soffocare il mondo acquatico è la Noctiluca scintillans, un alga che a differenza della maggior parte del fitoplancton, non è in grado di fare la fotosintesi e che predilige zone ricche di nutrienti e di upwelling. Sopravvive intrappolando altro fitoplancton grazie a una sorta di prolungamento che prende il nome di flagello. La troviamo essenzialmente in due forme, rossa e verde.  Se la rossa si nutre di diatomee, ciliati, detriti e uova di pesce, la verde vive in simbiosi con organismi fotosintetizzatori che provvedono al suo nutrimento.

Come suggerito dal nome, la Noctiluca possiede una straordinaria particolarità, la bioluminescenza. Quando infastidita, produce una peculiare luminosità azzurra che la rende, effettivamente affascinante. La sua bellezza, però, non deve ingannarci. Quest’ alga è registrata come una delle specie algali nocive a causa della sua capacità di produrre concentrazioni tossiche di ammonio, di ridurre i livelli di ossigeno nell’acqua e di intasare le branchie di altri organismi.

Piccola curiosità la Noctiluca scintillans si trova anche nel Mediterraneo; l’ultimo avistamento riportato sui giornali locali è stato lo scorso marzo a Porto Selvaggio in Salento! Sarà un brutto segno? Rimaniamo in attesa di vedere cosa invece succede nei nostri mari!