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Le macabre storie dietro le fiabe

C’erano una volta le fiabe. C’erano una volta e ci sono tutt’ora. Siamo cresciuti ascoltando le storie di Biancaneve, Cappuccetto Rosso, La Bella addormentata nel bosco e  gli altri grandi classici, quasi sempre anche guardandoli attraverso la tv o il cinema. Storie narrate ai bambini per farli sognare. Un classico è l’immagine del genitore, ai piedi del letto del figlio, con il libro di fiabe in mano: suscita, ammettiamolo, sempre un misto di tenerezza e ricordi infantili perché questa immagine parla del proprio passato, anche per gli innumerevoli film per ragazzi in cui questa compare.

Di solito troviamo trame semplici in cui magia e fantasia conquistano le menti con un lieto fine teso a tranquillizzare i bambini che le cose, qualsiasi siano le avversità, si aggiustano. Calmi bambini, non vi spaventate troppo, esiste sempre una giustizia che porta inesorabilmente al “E vissero felici e contenti”. In realtà, le versioni originali delle fiabe spesso si discostano dalle versione edulcolorate che, nel corso del Novecento, sono state diffuse. Le fiabe, in passato, dovevano educare alla vita e, nella quotidianità, non sempre le cose vanno come vorremmo e il bambino doveva impararlo.

Prendiamo La piccola fiammiferaia. Esiste forse racconto più triste, anche nella stessa versione ai più conosciuta? Una bambina che vende, in completa solitudine, fiammiferi la notte di Capodanno al gelo e che, alla fine, muore per il freddo: una storia che tragica è dir poco, con un finale di certo tutt’altro che felice!

Ma quali sono le versioni originarie delle fiabe dei Fratelli Grimm? Molte delle fiabe che conosciamo derivano da questi autori tedeschi. Ben sette sono le edizioni totali e ogni volta sono riviste attraverso criteri depurativi degli elementi più tragici e violenti, fino alla settima edizione del 1857 che è quella definitiva e che noi conosciamo. Solo la prima edizione fa fede alla tradizione orale popolare di cui i fratelli si servirono per la loro raccolta.I protagonisti dei racconti sono spesso giovani perseguitati o maledetti, bambini maltrattati e abbandonati, uomini che rivaleggiano e si scontrano, oppressi, persone malvagie che abusano del loro potere.

Le matrigne di Biancaneve e di Hansel e Gretel erano in realtà le loro madri naturali, ma furono trasformate in matrigne per tutelare il ruolo materno. Non si poteva accettare che una madre  potesse essere malvagia. Queste fiabe non erano state necessariamente concepite per bambini, anche se non di rado le ascoltavano: erano il frutto di una secolare tradizione orale che cercava di parlare della natura umana così come la vedeva, integrandola di elementi magici e fantastici.

Leggendo le vecchie versioni si nota come esse siano molto più crude e violente. Certo, siamo lontani da racconti horror o cose del genere perché il linguaggio è scarno, l’azione diretta, la suspance inesistente e troviamo dei temi che si ripetono in modo abbastanza costante fino a diventare monotoni. Le versioni originali però non possono che suscitare sgomento come i bambini che giocano al macellaio, come è scritto in due diverse versioni.

Nel primo di questi due passi, un gruppo di bambini fra i cinque e i sei anni giocano al “macellaio”: un bimbo fa il macellaio, un altro il cuoco ed un terzo il maiale. Il macellaio assale il maiale e gli taglia la gola, mentre il cuoco raccoglie il sangue in una ciotola.

Nel secondo, ci sono due fratellini che giocano al “macellaio” e quello che fa il macellaio sgozza l’altro che fa il maiale. La madre che sta facendo il bagno ad un altro figlio più piccolo arriva, sentendo le urla, e visto l’accaduto, per la rabbia, colpisce al cuore il bambino rimasto. Intanto il figlio più piccolo, lasciato solo in casa, annega nel catino. La donna, realizzata la morte dei suoi tre figli, per la disperazione si impicca e quando il marito torna dai campi e scopre quello che è successo muore di crepacuore. Non proprio il lieto fine a cui siamo abituati…

redazione