Le favolose storie dell’Orlando Furioso

Quest’anno l’Orlando Furioso, il famoso poema dell’emiliano Ludovico Ariosto, compie ben 500 anni. E’ del 1516 la prima edizione a cui l’autore pose mano per altre due volte: nel 1524 e nel 1532, anno in cui l’opera vedrà l’edizione definitiva, quella che ancora oggi noi leggiamo.

La storia dell’opera è lunga e interessante e sarebbe riduttivo spiegarla qui: perderebbe la sua essenza e la si sminuirebbe a mero esercitazione di scrittura fantastica, acclamata dal grande pubblico solo per la sua materia cavalleresca, molto originale e molto moderna. L’Orlando Furioso è molto di più di “donne, cavalieri, armi e amori”, come recita il famoso incipit. No: non a caso il poema è stato descritto come un vero e proprio “microcosmo” e come il più importante prodotto del Rinascimento letterario italiano, secondo solo forse alla “Gerusalemme Liberata” di Torquato Tasso, ma questo è già di gusto manierista.

Due parole andrebbero spese sull’autore. Ludovico Ariosto nasce a Reggio Emilia alla fine del ‘400 e interpreterà la carriera diplomatica affiancando il cardinale Ippolito d’Este presso la corte di Ferrara, allora polo nevralgico della cultura rinascimentale. Tuttavia, la vita da diplomatico gli stava scomoda, diciamocela tutto: Ludovico voleva scrivere e più volte si lamentò dei viaggi a seguito del suo protettore. Come dice nelle famose Satire, a lui basta viaggiare sulle carte geografiche. E’ in questo clima nella corte ferrarese che nasce il Furioso, frutto dell’attento lavoro di un letterato dedito alla vita sedentaria e agli studi letterari. Importante per la stesura del suo capolavoro sarà l’amicizia con Pietro Bembo, il massimo esponente della prosa letteraria cinquecentesca, autore di un vero e proprio trattato sulla lingua italiana: le “Prose della volgar lingua“.

Le “ottave d’oro” di Ludovico Ariosto sono state poi di grande ispirazione per i poeti illuministi del Settecento e di lui si continuò a parlare fino e oltre il ‘900, soprattutto con un suo grande estimatore Italo Calvino, che redasse una personale lettura del Furioso e il libro “Il castello dei destini incrociati“, liberamente ispirato alla selvatica confusione ariostesca e al più moderno calcolo combinatorio.

3 edizioni e moltissimi lettori per l’epoca per un totale di quasi una ristampa all’anno, il che, a quel tempo, era davvero un record. La materia riprendeva i famosi cantari altomedievali di Carlo Magno e del ciclo bretone (tanto per intenderci: Artù e Lancillotto) per la materia storica e gli elementi favolosi. Non va dimenticato che il fervente ambito ferrarese diede i natali anche ad una simile opera, “L’Orlando innamorato” di Matteo Maria Boiardo, rimasto incompiuto, che viene proseguito idealmente dal poema di Ariosto. Non a torto l’opera è una “selva” fitta di eventi, personali ed animali fantastici, primo fra tutti l’ippogrifo. Mica la Rowling inventò tutto!

Non a caso si è citata l’autrice del maghetto più famoso della narrativa fantasy mondiale. Infatti, il Furioso pullula di episodi magici davvero intriganti, così originali da sembrare veri. Nel Furioso sono presenti viaggi lunari, maghe, selve incantate e palazzi stregati: dei labirinti veri e propri che a volte ostacolano gli eroi, altre volte li assecondano. Labirinti della psiche, simpatetici con lo stato d’animo dell’eroe confuso e smarrito che deve essere perennemente richiamato al suo dovere per compiere le sue missioni.

Fra amori e tradimenti, magie e battaglie, gli eroi dell’Ariosto, primo fra tutti il protagonista Orlando che diventerà, come suggerisce il titolo “folle” per amore di Angelica che non lo contraccambia, vivono avventure infinite! 500 anni di storia che uniscono, attraverso un sottile filo rosso, i grandi versi del poeta reggiano alla grande narrativa fantasy e d’amore. Tanti auguri ad Orlando!