L’arte e il dolore, un connubbio indissolubile da spezzare

L’arte, al di là della sua origine, nacque per un preciso motivo, permettere ad ogni animo umano di poter esprimere liberamente le proprie necessità, dubbi, bisogni e desideri nel tentativo, attraverso le infinite forme dell’arte, di trovare la giusta pace e una reale serenità. Da Guernica di Picasso al Cretto che Burri realizzò per Gibellina, i terribili traumi collettivi hanno trovato nell’arte un unico grande sfogo di pace e di nuovo inizio.

Entrambi gli artisti decisero di non retrocedere di fronte all’orrore di tali eventi, ma di affrontarli con tutto il coraggio e la forza di cui dovevano essere portatori e capaci, non solo per se stessi, ma soprattutto per i loro interlocutori. In tal modo, sia Picasso come Burri (ma il mondo dell’arte ne è pieno) decisero di mostrare la reale dignità e potenza dell’arte solo con un sincero incontro con il dolore. Per ogni trauma che l’arte ha raccontato, la prima lezione impartita era non dimenticare, comprendere per non rimuovere, esserne coscienti per non ignorare e modificare il futuro che verrà. L’arte sopratutto in questi casi ha deciso di commemorare e continuare ad evocare.

Se la sofferenza come la morte non ha immagine, senza suono e senza nome, l’arte attraverso le sue mille manifestazioni può erigersi come possibile strumento e guida attorno a questo lato del dolore altrimenti inesprimibile. Da qui la creazione di un legame tra i più complessi, ma potenti dell’arte: dare forma all’informe, proprio come il dolore. A ciò corrisponde il più grande onore, ma soprattutto onere di ogni artista, dare forma e libertà a tutto ciò che non ha forma e non ha limiti imposti.

Se è impossibile dimentare, compito dell’arte sarà elevare il dolore stesso, la forza distruttrice dell’urto ed elevarlo a poesia. Farci comprendere cosa è stato per aiutarci ad affrontare il futuro che verrà.

Come scriveva Beckett: “Se è impossibile continuare, sarà anche impossibile non continuare”. Si parlerà di grande arte solo nel momento in cui, come con Burri e Picasso, le sue nuove forme avranno potenziato lo strappo, avranno aiutato la comprensione del dolore e dato sfogo ad intere comunità prima d’allora impotenti.

Alfonso Lauria