“La Duchessa”: il film su Giorgiana Spencer, l’antenata di Lady Diana

“La Duchessa” di Saul Dibb è un film che ha ricevuto critiche non del tutto negative ma, nel complesso, non entusiasmanti per quest‘opera vista al Festival del Film Internazionale di Roma nel 2008.

Ispirandosi al romanzo di Amanda Foreman, Saul Dibb nel suo secondo lungometraggio ci offre non tanto un affresco dell’Inghilterra della seconda metà del Settecento (siamo all’epoca di Giorgio III) quanto soprattutto un biopic che punta l’attenzione su un celebre e chiacchierato personaggio del periodo: Giorgiana Spencer (sposa -appena diciassettenne- del Duca di Devonshire, celebrata in molti famosi dipinti, amante del futuro primo ministro) fu, in un certo senso, la prima donna politica moderna, affascinante anticonformista provocatrice (da molti definita una femminista ante-litteram), sostenitrice -sembra- della rivoluzione americana e francese. Fu soprattutto, cosa che non è sfuggita ai realizzatori del film consapevoli che avrebbe costituito l’arma vincente con il pubblico, un’antenata di Lady Diana.

A differenza del romanzo che illustra l’intera esistenza della protagonista, la pellicola si interessa preminentemente della sua vita matrimoniale: l’impossibilità per le donne di assecondare il proprio desiderio di felicità costituisce il tema portante del lavoro di Saul Dibb.

La narrazione dove tutto è prevedibile, lo stile elegante ma senza un guizzo di originalità, le varie psicologie non compiutamente approfondite e in più i ritmi a volte troppo dilatati e il didascalismo accentuato dispiaceranno allo spettatore più esigente, ma chi dal grande schermo pretende solo un paio d’ore di evasione (possibilmente non banale) apprezzerà il tutto pur non emozionandosi eccessivamente.
Si esce dalla sala con l’alta probabilità che nulla abbia attirato il nostro interesse e  il nostro coinvolgimento, e senza  alcun ricordo particolare. Forse solo la bella colonna sonora di Rachel Portman, famosa per essere stata la prima donna ad aver vinto un Premio Oscar alla migliore colonna sonora nel 1996 per il film “Emma”, autrice anche delle musiche di “Le regole della casa del sidro” e “Chocolat”.

Keira Knightley, nonostante il fisico prettamente di oggi che la penalizza e che la rende inadatta a film in costume, è abbastanza credibile, ma il carisma non abbonda. A primeggiare sono però Ralph Fiennes (più bravo che mai  giganteggia nel suo personaggio e magnetizza l’attenzione ogni volta che appare), Charlotte Rampling (vera e propria icona, inarrivabile) e Hayley Atwell (una rivelazione, ruba spesso la scena a Keira e in un ruolo non certo facile).

Un film da rivedere e da apprezzare nella sua interezza: nell’ostentazione dello sfarzo dell’epoca e del malcostume celato e onnipresente, reso al meglio da attori bravi, location sorprendenti e la regia di Saul Dibb sempre impeccabile.

redazione