Katherine Mary Knight, la donna più sanguinaria d’Australia

Vi sarà capitato di pensare cosa possa trasformare un essere umano in un mostro spietato e perverso. La psicologia forense è una branca della psicologia che si occupa di capire quali siano le cause che portano agli omicidi con cui oggi le cronache riempiono i giornali. Rabbia, stress, gelosia, traumi psicologici, noia (eh sì, c’è chi ammazza per noia!), avidità…

Sono purtroppo tantissimi i motivi per cui una persona arriva ad uccidere, ma ciò non spiega perchè alcuni vanno oltre l’omicidio e si tramutano in esseri che farebbero impallidire Jack lo Squartatore.

La storia di Katherine Mary Knight è una di quelle che mette i brividi al solo leggerla, al pari delle vicende del più famoso Ed Gein, che si faceva dei souvenir con le carcasse delle sue vittime. In questo caso, sebbene un omicidio non possa essere quasi mai giustificato, per la follia che ha guidato questa donna non ci sia scusa che tenga.

Katherine è nata in Australia nel 1955 nella periferia della città di Moree, nel Nuovo Galles. La sua era una famiglia numerosa, ma non di certo ricca. Il padre Ken si era sempre arrangiato facendo diversi lavori, ma mai in maniera costante. Proprio in cerca di migliorare la loro condizione precaria si trasferivano spesso di città in città in cerca di un’occupazione redditizia.

Quando la ragazza compì 16 anni la famiglia finalmente si stabilì nella città di Aberdeen dove tutti, compresa lei, vennero presi a lavorare nel macello pubblico.

La ragazza mostrò sin dall’inizio un’insolita passione per i coltelli da macellaio, al punto da iniziare a collezionarli: si dice che alle pareti della sua cameretta non ci fossero i poster di cantanti rock, come le sue coetanee, ma di coltelli affilati.

Per sua ammissione in quel periodo così particolare della crescita, sia fisica che psicologica, il lavoro nel mattatoio sviluppò in lei un vero a proprio desiderio sessuale: scuoiare animali, disossarli e farli a pezzi divenne una passione tale per lei che si soffermava anche dopo l’orario di chiusura, giocando con le viscere degli animali o facendo schizzare il loro sangue sulle pareti e sul pavimento. Diceva che fare a pezzi quei corpi inanimati e vedere il loro sangue colare sui suoi vestiti scatenava in lei un forte eccitazione sessuale.
Questa sua sfera sessuale deviata si allargò con il suo primo fidanzato, che conobbe a 17 anni. Il suo nome era David e faceva il camionista; era molto più grande di lei e per lavoro viaggiava molto: per questo motivo non era molto incline ad un rapporto duraturo e preferiva solo incontri occasionali con diverse donne.

Ma Katherine seppe usare su di lui la leva giusta per convincerlo a sposarla: il suo appetito sessuale smisurato e la sua perversione sadomasochista riuscirono a far sì che David la portasse all’altare quando la ragazza aveva solo 18 anni. Subito dopo rimase incinta e da David ebbe una figlioletta. Katherine, anche durante la gravidanza e dopo il parto mantenne un desiderio sessuale attivo e molto intenso, tanto che quando il marito non soddisfaceva le sue richieste lei scoppiava in vere e proprie scenate di rabbia violenta, distruggendo qualsiasi cosa le capitasse per mano.

Il matrimonio durò due anni, finché David, stressato per quella situazione, non se ne andò lasciandola sola con la bambina. Katherine sfogò la sua rabbia sul frutto del loro amore, picchiando la bambina e lasciandole segni per tutta la vita. Uno di quei giorni decise di vendicarsi del marito in maniera definitiva: portò la bambina di pochi mesi fino ad un passaggio a livello e la sistemò sui binari in attesa di un treno che la investisse. Rimase lì a guardare la bambina in fasce che piangeva, solo per il gusto di vedere il suo sangue e il suo corpo dilaniato dal treno. Per fortuna la piccola si salvò grazie al provvidenziale intervento di un senzatetto che la sentì piangere.

L’uomo rifiutò di ridargliela ed andò a denunciarla alla polizia che l’arrestò. Katherine era totalmente fuori controllo, aggressiva e minacciosa, così il giudice la obbligò a sostenere dei test psichiatrici. Le venne diagnosticata una grave forma di depressione post-parto, ma nessuno voleva accollarsi le spese mediche, così i dottori le prescrissero una serie di medicine e sedativi e la rimandarono a casa.

Ma la situazione presto degenerò: un giorno al mercato Katherine iniziò a litigare con una donna per un vestito trovato su una bancarella. In preda al delirio afferrò dalla borsa uno dei suoi amati coltelli da collezione e la accoltellò alle spalle. La donna sopravvisse per miracolo e, tra la confusione generale per quel gesto, in mezzo alla folla Katherine riuscì a defilarsi. Quando fu riconosciuta dagli astanti in preda al delirio prese in ostaggio un ragazzino minacciando di ucciderlo. Intervenne allora la polizia che la immobilizzò e la fece ricoverare di nuovo.

Sentendosi in qualche modo in colpa per i gesti della moglie, David tornò sui suoi passi e decise di accudirla standole vicino in quel periodo di cura forzata. La convivenza durò altri 4 anni, tra scoppi di violenza improvvisi e appassionate notti d’amore; in quel periodo Khaterine mise al mondo un’altra figlia, ma il suo atteggiamento nei confronti delle bambine rimase ostico e rabbioso. Quando il marito si rese conto che le figlie rischiavano seriamente la vita assieme alla madre decise di nuovo di andarsene, ma questa volta volle portarle via con se e andando a vivere dai suoi.

Khaterine a quel punto decise di dar sfogo a tutto il suo desiderio non appagato: iniziò a collezionare uomini, che non disdegnavano una donna tutto sommato attraente e molto disinibita. Anche qui non mi soffermo oltre, ma si raccontavano che fosse molto, molto perversa…

In quel periodo tra i tanti amanti strinse una relazione con un minatore, anche lui di nome David, con cui andò a convivere per qualche tempo. Ma anche con lui i litigi divennero sempre più frequenti, culminando nel 1987 quando Khaterine, per ripicca all’uomo, sgozzò il cagnolino davanti ai suoi occhi.
David era disposto a tollerare le stranezze della sua compagna, come la casa tappezzata di coltelli appesi alle pareti o la sua collezione di parti imbalsamate di animali, anche perchè, come ho detto, era un’occasione più unica che rara una partner così “focosa”, ma anche lui alla fine dovette constatare che la donna non era “gestibile” e così se ne andò di casa.

Katherine questa volta non badò molto alla cosa e poche settimane dopo iniziò a frequentare un altro uomo, John Chilliworth, da cui ebbe un altro figlio. La relazione durò due anni, il tempo di conoscere un altro uomo, quello che più di tutti ci rimise, John Price.

Se finora la storia di Khaterine potrebbe essere considerata tutto sommato “comune” (è una donna malata, con un disturbo di personalità, ma di storie del genere ce ne sono tante ai margini delle nostre società), da qui in poi divenne mostruosa.

Price era un minatore con dei figli a carico, ma guadagnava bene e poteva permettersi molti agi che al tempo erano per pochi. Khaterine se ne invaghì subito è fu addirittura disposta a lasciare la sua casa degli orrori ed andare a vivere da lui un nuova vita.

La loro relazione però procedette esattamente come le altre: ai turbinii di passione con sesso sfrenato si alternavano liti furibonde e violente. Questa volta a causare in lei il disagio era il lavoro di Price, che lo teneva lontano da casa per troppe ore al giorno. Pur di averlo sempre a casa arrivò ad accusarlo di furto davanti ai proprietari della miniera, che ovviamente lo licenziarono.

Gli amici dell’uomo più volte cercarono di convincerlo a lasciarla, ma Price era completamente manipolato dalla compagna, al punto di accettare incondizionatamente quella relazione distruttiva.

Solo nel gennaio 2000 Price aprì finalmente gli occhi su quella che non era più una compagna, ma un mostro: dopo l’ennesimo litigio Khaterine lo colpì al ventre con una coltellata e per diversi giorni fu in pericolo di morte. Si salvò dalla furia della donna solo perchè venne pugnalato in giardino nel pomeriggio e alla scena assistette una coppia di passanti che lo condusse velocemente in ospedale.

Price ricorse in tribunale, ma non per far arrestare la compagna: solamente per ottenere un’ordinanza per cacciarla di casa. Ecco a che punto era la sua infatuazione per lei…

Il 28 Febbraio Khaterine si presentò nuovamente alla porta di Price e a quanto pare con gli argomenti giusti per convincerlo a ripensarci e a riprenderla in casa. I due finirono a letto, poi forse litigarono, o forse la donna aveva già in mente freddamente quello che voleva fare.

Uccise Price sul letto con uno dei suoi coltelli da macellaio, lo scuoiò in modo professionale come se fosse un animale, poi lo decapitò e tagliò un po’ di carne dalle sue natiche che cucinò e mangiò. Terminato lo scempio, in tutta calma, tornò a dormire di sopra nel letto insanguinato.

La polizia venne allertata da un vicino che notò dalle finestre di Price una scena disturbante: vide la donna mentre posava la testa dell’uomo sul davanzale. Nella notte fece irruzione in casa e gli agenti si trovarono di fronte ad uno spettacolo agghiacciante: la pelle dell’uomo era attaccata all’architrave della porta, con accanto i suoi genitali. Le pareti e il pavimento erano coperti di schizzi di sangue, che Khaterine aveva di proposito sparso in preda all’euforia sessuale.

In cucina c’era una pentola sul fuoco con all’interno una testa umana scuoiata perfettamente e sul tavolo due piatti di carne umana con contorno di verdure. La carne proveniva dal corpo dal corpo di Price che la donna trascinò in salotto per poterlo “lavorare” meglio, immerso in una pozza di sangue. Khate invece venne trovata in camera, mentre dormiva profondamente.

Nonostante la difesa si sia battuta fino alla fine per farla considerare incapace di intendere e volere, il tribunale la considerò disturbata ma in grado di intendere e volere, e per questo la condannò all’ergastolo.

Nel giugno 2006 la difesa ricorse in appello contro la condanna a vita, sostenendo che la sanzione di ergastolo senza possibilità di libertà condizionale fosse troppo severa per un solo omicidio.

Oggi Khaterine Mary Knight è ancora in vita e sconta la sua pena nel carcere di Aberdeen.

redazione