Karen Greenlee, la donna che amava i morti

Karen Greenlee è una necrofila: raggiunge cioè l’orgasmo tramite atti sessuali compiuti sui cadaveri. La necrofilia è una fra le parafilie che più incuriosisce, purtroppo però è difficile da studiare in quanto i soggetti che ne soffrono non tendono a dichiararla come avviene invece con altre parafilie.

Non esistono molti libri a riguardo. Uno fra i pochi disponibili è: Le parafilie maggiori. (Sadismo, masochismo, pedofilia, incestofilia, necrofilia, zoofilia) nella specie umana, che spiega la necrofilia e le altre parafilie.

I fatti

Karen divenne famosa nel 1979 quando, all’età di 22 anni, era alla guida del carro funebre dell’agenzia per cui lavorava, ma invece di portare il defunto al cimitero decise di scappare per appartarsi con la salma.

Dopo aver fatto i suoi comodi assunse un’alta dose di Tylenol che la mandò in overdose. La polizia la trovò prima che fosse troppo tardi e trovò anche una lettera nella bara in cui la giovane confessava di essere una necrofila e di avere avuto rapporti sessuali con almeno 20 cadaveri. 

Nella lettera sembrava provare rimorso per gli atti compiuti, scrivendo:

Perchè lo faccio? Perchè? Perchè? Paura dell’amore, delle relazioni. Nessuna relazione ha mai fatto male come questa… Fa schifo. Sono un ratto di obitorio. Questa è la mia tana, forse la mia tomba.

 In California, dove successe il fatto, non ci sono leggi contro la necrofilia e quindi venne denunciata solo per furto d’auto e interruzione di funerale. Se la cavò con qualche giorno in prigione e 255 dollari di multa. Il caso, come si può immaginare, ebbe molta risonanza mediatica e Karen, invece di nascondersi, accettò di fare un’intervista con Jim Morton, nella quale rispose a molte domande specifiche sulla sua perversione. 

Karen affermò che quando scrisse la lettera stava ancora dando retta alla società:

Tutti dicevano che la necrofilia era sbagliata, quindi io stavo facendo qualcosa di sbagliato. Ma più la gente cercava di convincermi che fossi pazza, più io diventavo sicura dei miei desideri.

Intervista a Karen Greenlee

Jim le dice di aver letto del suo processo e di aver notato che poche persone l’avevano supportata. Karen risponde che, in effetti, nessuno l’ha sostenuta. L’unico supporto è stato quello, obbligato, della famiglia.

In realtà uno dei suoi fratelli non voleva più avere a che fare con lei, dicendo che “voleva ricordarla com’era prima”.  Nonostante poi si sia scusato, il loro rapporto non è più come una volta. L’altro fratello invece si è dimostrato più comprensivo ma non riusciva a spiegarsi come sua sorella avesse potuto fare una cosa del genere. Karen racconta inoltre che prima del processo aveva un fidanzato che scoprì la sua perversione. Dopo averla scoperta, schiaffeggiò Karen dicendole che non era una donna e chiedendole come potesse andare in giro a scopare cadaveri.

La Greenlee dice anche di come gli uomini, quando scoprivano il suo segreto, pensassero che lo facesse perchè non aveva incontrato ancora nessuno capace di farle provare piacere e che loro sarebbero stati in grado di cambiarla.

Come faceva sesso con i cadaveri?

Karen non si mostra imbarazzata e risponde che la gente spesso pensa che per raggiungere l’orgasmo sia necessaria la penetrazione. Invece, come chiunque abbia avuto esperienze sessuali saprà, non è necessaria. Dice che la zona frontale è quella più sensibile e basta stimolarla per avere piacere. Ricorda però che l’amore non è solo sesso, ma anche solo accarezzare, abbracciare o tenersi per mano.

Durante il rapporto la aiutavano il freddo, l’aura di morte, gli addobbi funebri e l’odore di morte. 

Chiarisce subito che c’è odore e odore, per esempio quello di una vittima rimasta in acqua per vari giorni o quello di un cadavere carbonizzato non la eccitavano particolarmente, ma quello di un cadavere appena imbalsamato la eccitava molto.

“MI ECCITAVA ANCHE IL SANGUE, CHE TENDE A FUORIUSCIRE DALLA BOCCA DEL CADAVERE QUANDO SONO SOPRA AL SUO CORPO E FACCIO L’AMORE APPASSIONATAMENTE”.

Quando aveva scoperto di essere una necrofila?

Era una cosa da cui era attratta sin da piccola. Ricorda che organizzava funerali per i suoi animali domestici e aveva un piccolo cimitero in giardino per loro. Dice anche di aver vissuto in una piccola cittadina e che l’annuale barbecue dei vigili del fuoco si teneva vicino alle pompe funebri. Per usare il bagno bisognava passare per l’edificio delle pompe funebri e lei cercava sempre una scusa per poterci andare.

Durante l’intervista racconta anche di come sia stata colta sul fatto varie volte da varie agenzie di pompe funebri, ma che nessuno l’ha mai denunciata per paura della cattiva pubblicità. 

Molti hanno tentato di cambiarla, di curarla. Per esempio dopo il processo è stata costretta a vedere una psicologa, ma più faceva terapia e più capiva che le piaceva essere quello che è: una necrofila. Successivamente però ha cambiato nome e città e di lei non si sa più nulla.

redazione