Intervista ai Joe Victor: il nuovo album Night Mistakes

Eccoci in compagnia dei Joe Victor, band romana, attualmente impegnata nel tour promozionale del nuovo album “Night Mistakes”, uscito il 13 ottobre 2017.

Famoso per i suoi live travolgenti, il gruppo ha  esordito nel 2015 con l’album “Blue Call Pink Riot”, da cui sono stati estratti i singoli “Love me” e ”Bamboozledheart”. Fin da subito i Joe Victor hanno conquistato palchi importanti, anche fuori dall’Italia, come il Troubadour di Londra (una tappa nella City è prevista anche a chiusura del nuovo tour).

Il nuovo disco presenta 10 brani inediti in lingua inglese, in cui musica rock, folk e disco si uniscono in tutt’uno. I Joe Victor sono:  Gabriele Mencacci Amalfitano, Guglielmo “Sgughenhaim” Senatore,  Michele “Wünderbass-boy” Amoruso, Valerio “Lalletto Suo'” Almeida Roscioni.

Salve ragazzi, è un piacere avervi qui con noi. Partiamo innanzitutto dal vostro nome Joe Victor, qual è la sua origine? Come si è formata la vostra band?

L’origine del nome è avvolta nel mistero. Joe “Ali” Victor era un pilota della prima guerra mondiale, che combatteva per la corona britannica e si diceva cantasse mentre era in volo, durante le operazioni militari, così da crearsi una personale colonna sonora. La band è nata dal desiderio di dar forma alla miriade di canzoni scritte negli anni, dalla voglia di esplorare tutti i territori musicali che più ci piacevano e dal disperato bisogno di suonare e cantare dal vivo, perché nella musica abbiamo sempre trovato un urgenza spirituale.

Quali autori hanno influenzato di più il vostro stile?

Tanti, forse troppi. Da James Brown ai Talkin Heads, da Exuma a SkipSpence, Bowie, Cat Stevens, Bee Gees. E poi la musica calypso (Lord Executor, WilmuthHudini), la musica africana (Thomas Mapfumo, S.E. Rogie, Alhaji K. Frimpong, Orchestra Baobab), ma anche il gospel, il blues, il country, la musica francese e la cumbia. Tanto.

Siete famosi per le vostre performance live, lo dimostra il numero di concerti da voi realizzati a Roma e non solo. Qual è il vostro approccio col pubblico?

Per noi c’è tanto in un live: c’è lo spettacolo, la connessione con il pubblico, il desiderio di trasportarlo nella musica e, attraverso questa, nelle parole e nelle frasi. Cerchiamo un momento quasi spirituale di estasi condivisa.

E’ uscito da poco il vostro nuovo album“Night Mistakes”. La prima traccia “Disco Folk Genial” è un mix di folk e musica dance. E’ forse il manifesto dell’impronta musicale che avete conferito al nuovo disco? Quale sound possiamo trovare all’interno di questo nuovo lavoro?

Si, Disco Folk Genial in parte ne è il manifesto. La nostra musica è una commistione tra ricerca esotica delle contaminazioni e ironia: la musica è e può essere una dichiarazione di gioia, qualsiasi aspetto della vita rappresenti.

Quali sono i “Night mistakes” cui si fa riferimento nel titolo dell’album?

I night mistakes accomunano tutti, credo. Rappresentano i momenti in cui ci si lascia andare, in cui ci si abbandona, vuoi per un bicchiere in più o perché sì è semplicemente euforici. Sono i momenti esotici della nostra vita: te ne puoi pentire o no, ma ogni tanto lasciano il segno con geniale ironia.

 

Oltre a Bologna (5 dicembre), Milano (6 dicembre) e Roma (15 dicembre), sarete anche a Londra, a chiusura del vostro tour, segno che la vostra musica è apprezzata anche fuori dall’Italia. Avete sempre concepito le vostre canzoni in lingua inglese? Se sì, come mai questa scelta? Avete mai pensato di cantare in italiano?

L’inglese è venuto naturalmente. Cantiamo anche in italiano, ma tra di noi. Siamo cresciuti con i dischi inglesi e americani, per poi lasciare gli ormeggi e esplorare l’esplorabile, ma, soprattutto,non vogliamo suonare solo in Italia.Abbiamo sempre sognato di fare un tour europeo e poi – chissà – anche oltre.

“Love me” è una delle vostre canzoni più famose. Si tratta soltanto di una canzone d’amore, oppure ha anche altri significati più nascosti?

“Love me” è sia una canzone d’amore, sia una preghiera, un invito a lasciarsi amare anche se non si conosce il nome dell’amato. Forse è semplicemente la richiesta di non essere abbandonati.

 Quali progetti vi aspettano dopo il tour?

 Tour all’estero e nuovo album!

 Grazie per essere stati con noi.

Francesco Bellia