Tony ad un evento con lo sponsor We Can Race

Intervista ad Antonio Mercogliano: vi raccontiamo come nasce Tony Tubo

Antonio Mercogliano, conosciuto da tutti sul web come Tony Tubo, è stato tra i primissimi youtuber nati in Italia. Un vero precursore di questa attività, che negli anni si è allargata sempre di più arrivando ad abbracciare anche il mondo del gaming e degli Esports.

Da dove nasce il tuo nickname Tony Tubo?

La mia attività di gamer inizia sin da bambino con il mio primo pc, dove ovviamente non potevo che giocare a Fifa 98. Avendo una grande passione per il mondo del calcio i videogames calcistici hanno attirato subito la mia attenzione e da lì è stato un amore che è andato via via crescendo. Nel 2014, seguendo alcuni amici che erano diventati content creator, decido di buttarmi nella mischia e apro il canale Tony Tubo, iniziando a condividere i miei gameplay di Fifa e Call of Duty. Il nome Tony Tubo nasce dalla separazione di YOU TUBE. Quindi pensai “YOU” sono io ovvero Tony, quindi Tony Tube, solo che non mi piaceva il suono “francese” di questo nome e vedendo nelle varie community tante persone che traducevano “Tube” con “Tubo” pensai a Tony Tubo: mi piaceva come suonava all’orecchio e quindi decisi, mi chiamerò così!

Quando sono arrivati i primi successi e i primi riscontri dalla rete?

I miei primi veri successi sono arrivati nel 2017, proprio quando in realtà avevo deciso di mollare: ad agosto di quell’anno avevo perso quasi 800 iscritti al canale, i miei video non superavano le 300 visualizzazioni, decisi che per me era finita l’avventura da youtuber. Poi, un giorno di inizio settembre mi arriva la fibra ottica a casa, e allora decido di andare in live: da lì è iniziato veramente tutto, sera dopo sera, passo da 50 spettatori ad averne prima 100 poi 200 poi 500 poi 1000, e il canale che sembrava non averne più inizia a generare oltre 1 milione di visite mensili. Da quel settembre dove stavo per mollare tutto, passarono soli 6 mesi e mi ritrovai a casa la famosa targhetta di Youtube che celebrava i 100 mila iscritti. Quel periodo lo ricordo come il periodo di maggior successo personale, passare dal voler gettare la spugna a festeggiare 100 mila persone iscritte al canale.

Come si sviluppa una giornata da youtuber e in cosa consiste il tuo lavoro?

Il mio lavoro consiste soprattutto nel gestire i contatti lavorativi con sponsor e aziende con cui collaboro, per scelta ho deciso di gestirmi da solo e di non fare affidamento ad un manager, credo ancora che per le aziende avere un contatto diretto con il creator sia il modo giusto per instaurare fiducia tra le parti. Poi vado in live streaming su Twitch dove approfitto dei contenuti live per registrare anche dei video che poi caricherò su Youtube, per l’editing mi sono affidato ad un collaboratore, che mi aiuta editando i video e caricandoli su Youtube. Infine, chiudo quasi sempre la giornata con qualche chiacchierata via Discord con qualche mio collega, è importante restare in contatto con gli altri creator.

Hai anche abbracciato un progetto negli Esports, fondando il team Esport Revolution: come sta andando e che prospettive ci sono?

Dal 2019 ho deciso di investire ed entrare nel settore Esport, con team Esport Revolution, a cui nel 2020 si è affiancato il mio attuale socio Diego Trinchillo. Il team, in questo momento, è presente su tanti giochi, abbiamo una Gaming House di proprietà, dove tra l’altro c’è anche il mio ufficio. Le prospettive future sono quelle di ampliarci sempre di più negli altri giochi, oggi siamo conosciuti soprattutto per Fifa ma continuiamo di allargare i nostri orizzonti su sempre più titoli.

In generale, come possiamo inquadrare il movimento Esports in Italia in questo momento?

In questo momento è un settore che si sta formando in Italia, siamo molto indietro rispetto ai nostri competitor europei e internazionali, la vera sfida per i team italiani come il mio sarà quella di ridurre il gap con i team esteri. Io uso sempre una frase per far capire ad oggi cosa stiamo vivendo in Italia: immaginate di essere un presidente di una squadra di calcio del 1950 in Italia, dovete pagare voi gli scarpini, voi le trasferte, le entrate sono poche…bene questo è come vedo io l’Esport oggi nel 2021 in Italia… Però attenzione sappiamo tutti nel 1960/70 il calcio quanti soldi ha fatto girare, ecco l’Esport ha lo stesso potenziale.

Tu che sei ormai un veterano della rete, quali consigli ti senti di dare ai più giovani che si affacciano a questo mondo e soprattutto come evitare i pericoli che possono nascondersi nel web?

Il consiglio che mi sento di dare ai nuovi che si affacciano al web, e che vogliono intraprendere una carriera da “influencer”, è uno: fate ciò che vi appassiona e non ciò che va di moda, facendo quello che vi appassiona riuscirete a trovare persone con la vostra stessa passione ed essere un punto di riferimento per loro per lungo tempo. Al contrario se fate ciò che va di moda, finita la moda siete finiti anche voi.

Paride Rossi