Cervelli in Fuga: Intervista al regista Stefano Pedretti

Vincitore del Premio Miglior Cortometraggio ad Etna Comics 2018, con il corto “Cervelli in fuga”, il regista Stefano Pedretti ci racconta la sua opera e i suoi prossimi progetti.

Salve Stefano, grazie di essere qui con noi

Partiamo inanzitutto da “Cervelli in fuga”, proiettato in anteprima all’Etna Comics 2018, con cui hai vinto il Premio Miglior Cortometraggio e di cui sei anche co-produttore. Di cosa parla il corto e come è nata l’idea di girarlo?

Per quanto riguarda la trama del corto, io non sono mai stato in grado di raccontarla (ride), ma questo un po’ tutti, tranne Emiliano Coltorti, che è il protagonista, grande attore e celebre doppiatore (tra gli altri anche di Jared Leto) con cui ho un grandissimo rapporto e che è stato un po’ una guida spirituale nel mondo del cinema e in questo corto. Di fatto quello che volevo raccontare era una storia d’ amicizia tra due personaggi che in questo caso si ritrovano coinvolti in una strana vicenda di “spionaggio” più grande di loro.

L’argomento centrale però è proprio l’amicizia. Poi tutta l’infrastruttura, nata sugli accadimenti della trama è legata a cose che vedo e che vivo perché la vicenda è ambientata a Trastevere, che è piena di bed & breakfast, dove la gente cerca casa anche per lavoro, una zona piena di turisti e anche di atti di turismo illegale, perché molti dei B&B sono abusivi. Il corto gioca un po’ con questi elementi. Un altro tema è senza dubbio dato dal confine della privacy, ormai un limite messo sempre più in discussione dalle tecnologie odierne che la invadono facilmente. E’ un tema che per esempio i nostri “eroi” non si pongono e questo trovo sia divertente. I due protagonisti, da nerd e perdigiorno quali sono non hanno certo interesse per queste problematiche. Cominciano ad averlo solo quando l’invasione della sfera privata li riguarda da vicino. La loro lotta contro il crimine è più goliardica che per altri fini. Poi, come suggerisce il titolo del cortometraggio vi è il tema di chi se ne va. Il corto è ambientato al centro di Roma e ironizza sul fatto che molti lasciano Roma e l’Italia per andare all’estero. Per quanto mi riguarda, ad esempio ho tantissimi amici che vivono fuori. A tutto questo uniamo il fatto che a me piace la commedia, quando c’è azione, quando ci sono le parolacce, perché credo che se ben utilizzate, nei giusti contesti, diano un colorito in più, un ritmo che non mi dispiace. In questo corto ce ne sono parecchie e spero di trasmetterne un utilizzo creativo (ride).

Nel corto c’è una grande attenzione per il mondo nerd e le sue dinamiche di cui i due amici protagonisti fanno senza dubbio parte. Come ti sei documentato su questo argomento?

Devo dire che io non sono così esperto del mondo nerd, per fare un esempio non sono uno che gioca ai videogame o un grande appassionato di fumetti, però mi piacciono molto i documentari ed è un po’ attraverso questi ultimi che mi sono immerso in questa realtà a me prima estranea. Penso ad esempio ad un bellissimo documentario sull’Atari e ad un altro, Indie Game – The Movie, su Netflix, che seguiva da vicino la vita di alcuni sviluppatori di videogame indipendenti. Sono rimasto colpito da questo loro mondo. Li ho osservati nelle loro case: cosa c’era sulla loro scrivania, cosa hanno appeso al muro. E’ da qui che è nata la mia idea di scenografia del corto, che definirei “stratificata”, perché chi vive in questo mondo spesso accumula oggetti, poster che si sommano l’uno sull’altro ed io ho cercato di riprodurre proprio questo. Un altro film che mi ha aiutato è stato Pixel, ricco di citazioni videoludiche. Comunque al livello di sceneografia c’è stato un bel lavoro dietro per ricostruire la stanza nerd dei protagonisti: ad esempio  in una teca illuminata ho ridisegnato un volantino di un campionato mondiale dei videogame del 1982, la locandina di Tim McVey. Insomma mi sono tuffato in questo mondo molto lontano da me ed è stato divertente curiosare in cose che non conoscevo.

Il finale lascia intuire che potrebbe esserci un sequel. Cosa puoi dirci al riguardo?

Cervelli in fuga è un’ opera di cui sono regista, ma anche produttore, infatti ho investito un discreto budget in questo progetto, all’inizio per giustificarmi ho detto a tutti di essermi comprato una moto (ride). L’ho voluta fare con un certo criterio, con uno specifico linguaggio. Ho fatto una scelta un po’ atipica, cioè di girare un corto, che però è un po’ l’ episodio pilota di una serie, con il rischio di fare un ibrido, ma la scelta era voluta. Ho già infatti in mente come si svilupperanno i prossimi episodi, un po’ un mix tra Emigratis e Snach. A me piacciono le commedie alla Slevin per intenderci e poi Ritorno al Futuro che è un po’ la mia “bibbia”. Il film è pieno di questi riferimenti e spero vivamente di poter realizzare il seguito. Devo dire che il premio vinto all’Etna Comics come miglior cortometraggio ha aperto nuove porte. In questo momento sono immerso nei miei personaggi e non vedo l’ora di mettermi al lavoro.

Quando è nata la passione per il cinema?

La mia passione per il cinema è nata alle elementari. Non vedevo altro che quello. Alle medie poi c’è stato l’incontro “mistico” con Ritorno al Futuro. Del resto risale alla terza media il mio primo cortometraggio (ride). Poi c’è stata una lunga parentesi prima di tornare a girare. Mi sono laureato in architettura, poi ho fatto per 10 anni l’art director in pubblicità. Per un po’ di tempo ho anche fatto il fotografo, ma infine, sono tornato inevitabilmente al cinema.

Tra i progetti da te realizzati anche la Onlus e la comunità on line Secondazampa.com. In cosa consiste?

Da diversi anni, più di otto ormai io e mia moglie curiamo una pagina che si chiama Secondazampa.com, che è diventata una Onlus. Ha 130 mila fan su Facebook. E’ molto seguita. Nasce come attività di volontariato per i canili, che noi aiutiamo in vari modi. La popolarità della pagina si deve al nostro cane Ruby, che abbiamo preso da un canile. Oggi ha fatto il giro di boa, ha ben 16 anni. E’ stato subito amato sulla pagina, tanto da diventarne il Presidente. Mia moglie ha poi cominciato a scrivere le sue avventure, che sono poi diventate un libro edito da Sperling & Kupfer. E’ arrivato anche in Germania e una scuola elementare ha fatto uno spettacolo tratto dal libro, a cui siamo andati con Ruby qualche anno fa. Per non parlare delle lettere e dei disegni, indirizzate a Ruby, da cui continuiamo ad essere sommersi.

Quali saranno i tuoi prossimi impegni?

Tra le priorità senza dubbio girare il seguito di Cervelli in fuga. Un altro progetto che sto portando avanti è Voltare pagina, che è veramente divertente, anche questo prospetta l’inizio di una serie in cui si ironizza sul mondo dell’editoria e sulle sue contraddizioni. E’ ambientato in una libreria di quartiere. La sceneggiatura è di Armando Festa e tra gli attori vi è sempre Emiliano Coltorti. 

Francesco Bellia