Intervista a Sgrò: il “cantautore domestico” che abbraccia il mondo con la musica

Sgrò è un giovane cantautore lucchese, nuovo volto del panorama indie italiano. Originario di Lucca, ha pubblicato da poco il suo brano d’esordio, “In differita”, una particolare storia d’amore tra due personaggi altrettanto particolari accompagnata da un video molto colorato e da un gioco, un love test, che si può trovare sul suo sito ufficiale.

Con Sgrò, il primo “cantautore domestico” d’Italia, noi di Social Up abbiamo fatto una piacevolissima chiacchierata. Ecco cosa ci ha rivelato.

Iniziamo partendo da te. Ti definisci un “cantautore domestico”. Com’è nata questa definizione e come si riflette in ciò che scrivi?

È una definizione che mi ha dato un amico, un po’ per prendermi in giro. Mi sembra abbastanza poco seria, perciò mi è piaciuta. Ad ogni modo, dice qualcosa di vero. Nel senso che le canzoni che scrivo hanno sempre a che fare con lo spazio della casa, che per me non è tanto uno spazio reale, ma simbolico, è uno spazio intimo in cui tutto il materiale emotivo che vivo giorno dopo giorno va ad accumularsi. Questa casa simbolica, questo spazio intimo, si trova, al momento, nella mia casa-abitazione, ma non per forza queste due case devono coincidere. Conosco persone il cui spazio intimo è lontano anni luce dalla loro casa-abitazione.

Da “cantautore domestico” quale sei, come hai vissuto la quarantena?

Casa mia è diventata un planetario, e credo che stia capitando a tanti, su ogni parete è come riprodotta la volta celeste dei miei stati d’animo, e sono tantissimi e variabilissimi e tutti in contrasto. Correndo su e giù come facevo prima, non riuscivo ad avere questa trasparenza emotiva, non riuscivo a guardarmi. Adesso mi metto in ascolto di questo spettacolo interiore. Sto facendo, diciamo, una specie di turismo astronomico.

 

Qual è stato il tuo percorso artistico musicale fino ad ora?

Il mondo è di chi se lo prende. O parli o vieni parlato. Per tutta l’adolescenza sono stato parlato dagli altri. Un giorno, quando avevo 13 anni, sono entrato in un negozio di dischi che stava chiudendo, tutto era in svendita. Quel giorno ho comprato “Rimmel” di De Gregori, mi piaceva la copertina e il titolo, non sapevo certo chi fosse De Gregori. “Rimmel” è stato un incontro. E come tutti gli incontri d’amore è stato un evento che ha cambiato la logica della mia vita. Dicono che l’incontro d’amore sia un incontro tra sintomi, io riuscivo a sentire quel De Gregori ventenne, e lui riusciva a sentire me. Da quel momento la canzone è diventata il mio spazio, il luogo in cui il verbo “parlare” si dà sempre in forma attiva, mai passiva.

Nel tempo, poi, sono successe molte cose, ho imparato a suonare il pianoforte e la chitarra, e ho fatto molti altri incontri, altrettanto importanti, l’ultimo dei quali è stato con Andrea Ciacchini, con cui ho deciso di lavorare ad alcune mie canzoni.

Cosa puoi raccontarci in merito al tuo brano d’esordio, “In differita”? Com’è nata questa canzone?

Con “In differita” ho provato ad abitare quello spazio che c’è tra un prima e un dopo, mi sono messo lì in mezzo, e ho osservato questa relazione in cui ormai è chiaro che le cose non vanno più come un tempo e che è necessario prendere una decisione. A sentire come si comportano i due protagonisti della canzone non mi sembra finirà bene.

Come hai sviluppato l’idea del gioco, quel love test disponibile sul tuo sito, connesso al brano?

È la porta di ingresso al mondo di Sgrò, magari non la porta principale, ma quella sul retro. Il love test è un mini game in cui puoi testare le tue abilità amorose. Non svelo altro.

Cosa vuoi trasmettere con la tua musica?

Ogni tanto ho questa immagine materna molto forte, cioè che sarebbe bello esistessero degli autogrill degli abbracci, in cui uno, stanco dal tran tran quotidiano, si ferma e si fa abbracciare finché vuole, abbracci gratis, senza secondi fini, senza nessun ricatto d’amore, e poi, quando uno sente sia finito il tempo di questo incontro, riprende la sua strada. Mi piacerebbe, quando magari avrò fatto uscire molte più canzoni, che se uno sentirà il bisogno di una voce che gli dica “parlami, ti ascolto… capisco bene come stai” possa pensare a una mia canzone e avere voglia di ascoltarla. Per me le canzoni, come ti ho già detto, sono incontri d’amore, cioè incontri tra sintomi.

Quali sono le tue ispirazioni da un punto di vista musicale?

Ti direi sicuramente Battiato e Battisti. Di Battiato mi piace da morire la sua autoironia (basta vedere il video di Centro di gravità permanente o leggere anche le sue interviste), e poi anche tutto il filone della sua produzione in cui il testo sembra costantemente rovesciare la lingua italiana della canzone d’autore degli anni settanta, è come che ne prendesse in giro la logica narrativa. Di Battisti, invece, ammiro l’efficacia melodica. E poi sono profondamente attratto dall’intenzione che mette nel suonare la chitarra e da come ci appoggia sopra la voce. Prova a sentire le poche versioni chitarra e voce che ci sono su YouTube, tutte bellissime.

Hai in programma un album? Ci puoi anticipare qualcosa?

Sono un po’ allergico alla parola album, non recensisce lo stato attuale della canzone. Mi piace parlare di raccolta, la trovo meno presuntuosa. E quindi ti rispondo che sì ho pronto un bel po’ di canzoni che tra un po’ di tempo raccoglierò insieme. Non so ancora quando. Per il momento insegno a “In differita” ad andare in bici.

Per ascoltare “In differita” ecco qui il video:

Marco Nuzzo