Intervista a Kuro Lily: la game streamer più seguita in Italia

Con più di 98 000 follower su Twich, Kuro Lily (alias Sara Stefanizzi) è  la Game streamer più seguita in Italia. Ironica, divertente, con una grande passione per il mondo dei videogame, ha cominciato la sua carriera su Twich nel 2013. Per seguirla alla massima velocità di streaming puoi andare su https://www.speedcheck.org e controllare che la tua velocità di connessione sia adeguata

L’abbiamo incontrata al Lobby di Milano per la presentazione di Elder Scroll On Line, nuova espansione.

Ciao Kuro Lily. Siamo qui al Lobby Milano per la presentazione di Elder Scroll On Line (ESO). Quali sono le tue impressioni su Dark Heart of Skyrim, svelato oggi in anteprima mondiale?

Mi è piaciuto molto, come ho spiegato anche durante la diretta. Ci sono vari contenuti che interessano anche persone come me, che ad esempio saltano di gioco in gioco e quindi quando entrano in un MMO nuovo non sanno mai cosa fare, perché vengono sommersi da una quantità di contenuti  nuovi, che non prima non conoscevano, non avendo giocato alle espansioni precedenti. Di Dark Hearth of Skyrim mi piace molto la parte esplorativa che è stata aggiunta. Belli i dungeons sotterranei ad esempio. Diciamo che di base le mie idee sono abbastanza positive su questa ultima espansione. Mi aspettavo una classe nuova, ma vedremo che cosa combinano coi vampiri, perché proprio da lì potrebbe scaturire una nuova classe.

Con più di 98 000 follower su Twich sei una delle videogiocatrici più seguite sul web. (canale you tube). Quando è nata la tua passione per i videogiochi? Come hai deciso di dedicarti al game streaming e di farne una professione?

Ho sempre giocato da quando ero piccolina, con il game boy e con il pc. Il mio primo pc l’ho avuto a nove anni: ho spinto tantissimo per averlo. Di base ho sempre amato i videogiochi, però la vera e propria passione è nata con Monkey Island, Broken Sword e tutte le avventure grafiche, a cui sono legata moltissimo. Diciamo che quando ho giocato quelli ho iniziato a dire “Ok voglio fare questo per tutta la vita”.

Lo streaming è nato un po’ per gioco. Mi ero trasferita a Milano e avevo una buonissima connessione, cosa che non avevo mai avuto a Rimini. Pensa che sono passata da una 1.2 a una 100 mega e quindi dicevo “Mentre l’abbiamo sfruttiamola questa connessione”. Ci tenevo poi a condividere questa mia passione con altre persone ed è nata così.

Sei più Kuro o più Lily? Qual è l’origine del tuo nome?

Kuro vuol dire pecora nera. Quindi sono più kuro, probabilmente (ride), ma ogni tanto un po’ anche Lily. Sono un po’ la pecora nera della mia famiglia: la figlia maggiore che dedica la sua vita ai videogames, beh diciamo che non è proprio qualcosa che il “parentado” ha inizialmente apprezzato. Quindi di base, soprattutto all’inizio, le persone che avevo intorno erano abbastanza contrarie a questa mia passione. Da lì il nick pecora nera, perché mi distinguevo da loro in qualche modo in senso “sbagliato”.  Adesso ho capito che alla fine ognuno di noi deve fare quello che desidera nella propria vita senza avere paura dei giudizi altrui. Da lì ho totalmente abbracciato questa filosofia e oggi posso dire che “E’ bello essere delle pecore nere”. Ah, per quanto riguarda la seconda parte del nome, Lily, è il mio personaggio preferito su Tekken, è nata da quello.Risultati immagini per kurolily

Spesso si è convinti che il gaming sia una prerogativa maschile. Di certo tu hai sovvertito questa idea con il tuo canale. Cosa ne pensi al riguardo? Ti capita di subire critiche o di essere bersagliata da haters perché donna?

Sì, diciamo che ci sono abbastanza preconcetti sulle videogiocatrici donne. Ad esempio molti pensano sia da parte nostra un modo per farci notare: come se non ce ne fossero altri seimila di modi più semplici per farci notare, se lo vogliamo fare.  Perché una ragazza dovrebbe giocare ai videogiochi per farsi notare? Io penso che se una persona gioca tanto durante la sua giornata, ti verrà il dubbio che magari veramente le piace. E poi non capisco perché debba essere una prerogativa maschile: anche noi abbiamo un cuore, ci emozioniamo (ride). Come vi emozionate voi uomini anche noi donne lo facciamo: abbiamo gli stessi sentimenti!

Quante ore giochi al giorno?

In streaming più o meno sette-otto ore al giorno. Ogni tanto gioco anche un po’ per conto mio, quindi fai otto nove ore al giorno.

Per te videogioco e lavoro coincidono. Ti è mai capitato il burnout da videogioco, cioè, di essere satura di videogames?

Sì mi capita quando ci sono tante uscite in contemporanea. Quando ci sono i periodi in cui escono quattro o cinque giochi nello stesso periodo mi capita il burnout. Succede quando devo portare un uscita in streaming, lo faccio volentieri, ma allo stesso tempo non posso tralasciare altri contenuti, altri giochi che il mio  pubblico vuole vedere. E lì mi porta veramente ad esplodere, perché vorrei giocare con calma a tutto ma non posso, quindi mi tocca lasciare. Magari ti viene l’ansia perché dici “devo finire questo in fretta per finire quell’altro”. Forse questa è la cosa che ti fa stressare di più; ma di base amo il mio lavoro e lo faccio sempre con gioia.

Nel sua ultima pellicola Ready Player One il regista Spielberg ha trasposto l’immaginario collettivo, filmico e videoludico in unica dimensione, fondendo cinema e videogioco e rendendo il videogioco e la realtà virtuale metafore di qualcos’altro.

Cos’è per te il videogioco? Pensi sia una forma d’arte? Quale legame ha secondo te col cinema e le altre forme artistiche?

Il videogioco è assolutamente una forma d’arte, perché esattamente come il cinema ti può raccontare una storia. La cosa bella del videogioco e che non solo te la racconta, ma te la fa vivere al 100%. Tu sei parte di quella storia. Interagisci con quella storia, la puoi cambiare spesso e volentieri se ci sono finali diversi. Allo stesso tempo può essere anche una via di fuga. Magari tante persone che non si sentono capite all’interno della società e quindi hanno bisogno di un luogo in cui sentirsi se stessi e per assurdo a volte ci si sente più se stessi all’interno di un videogioco che nel mondo reale.

Quali sono i titoli che ti hanno emozionato di più nella tua carriera videoludica? E perché?

Allora di recenti sicuramente Death Stranding, ho pianto veramente. Bellissimo (ride). Se si parla di saghe in generale: le saghe di Kingdom Hearts, Mass Effect, Dragon Age. Diciamo il periodo d’oro della Bioweare. Senza dimenticare i vecchi Monkey Island, che mi hanno fatto emozionare in modo positivo.

I più difficili, per i quali hai rischiato di lanciare il joystick in aria?

Ah tutti i platform, sono la mia nemesi. In quanto pc gamer – gioco ancora su pc – non ho giocato moltissimi platform. Quindi tuttora quando provo a giocarne qualcuno mi viene da lanciare il pad contro il muro. I souls likes invece sono il mio cavallo di battaglia: sì sono particolarmente portata per gli Action RPG, mi riescono molto più facili rispetto alla media, perché ne gioco tanti; mentre i platform sono un po’ un incubo. Se mi dai un Super Mario sclero, per intenderci.

Quali sono le qualità essenziali di un buon videogiocatore secondo te?

Saper essere socievoli se si tratta di videogiocatore on line e non essere elitari. E’ una cosa abbastanza insopportabile che noi videogiocatori abbiamo, mi ci metto dentro anch’io. A volte un po’ tutti lo facciamo, anche per sbaglio. Ci sentiamo a volte superiori ad altri videogiocatori. Ad esempio perché si è giocato questo o quell’altro gioco, rispetto ad altri, talvolta ci si sente in dovere di dare dei giudizi dall’alto. Che è una cosa sbagliatissima. Bisognerebbe cercare di essere più accoglienti verso i neofiti, persone che iniziano un nuovo gioco e vogliono approcciarsi a qualcosa che non hanno mai provato prima. Secondo me dovremmo un attimino aiutare di più gli altri videogiocatori. Una skill che non può mancare è sicuramente l’empatia verso i nuovi players, perché i videogame vivono anche grazie al ricambio di nuovi giocatori. Abbiamo bisogno di nuovi giocatori.

Consigli per diventare dei game streamer?

Avere tanta costanza. Bisogna comunque avere una schedule, le persone devono sapere che segui da vicino i contenuti, che stai prendendo seriamente quello che stai facendo. Poi, bisogna cercare assolutamente di essere se stessi il più possibile, perché costruirti un personaggio, lo puoi fare, lo fanno in tanti, ma recitare alla lunga, dopo tante ore di gioco diventa stancante. Vedo tante persone che si sono costruite il personaggio per carità, ma io mi metto nei loro panni e non so come facciano. Quindi sicuramente essere persistenti, essere se stessi e, terzo: essere un muro di gomma. Le critiche che vengono da fuori ti devono rimbalzare addosso. Devi ignorarle. L’importante è che tu sia convinto di quello che stai facendo, con la consapevolezza di dare il massimo per fare partecipi gli altri di ciò che fai, anche per espandere la cultura dei videogiochi. E poi, di divertirti mentre lo fai. Quello è fondamentale!

Francesco Bellia