Intervista a Jeson: “Fuori da un oblò è nato durante il primo lockdown”

“Fuori da un Oblò” è il primo EP di Jeson, nome d’arte di Daniele Fossatelli, classe ’98 nato a Roma nel quartiere Cinecittà.

Prima di dedicarsi alla musica, Jeson scrive testi e poesie che hanno trovato il giusto abbinamento con la musica black. Pur non prendendo nessuna lezione di canto, Jeson dimostra di avere un talento unico.

Negli ultimi anni ha trovato nel producer MDM il giusto partner musicale.  Fortemente influenzati da artisti come 6lack e Anfa Rose, The Weeknd, hanno lavorato ad un repertorio nuovo e per la scena urban italiana: a metà tra rap e R&B nelle loro versioni più crepuscolari e riflessive.

In “Fuori da un oblò”, Jeson racconta la sua Odissea psicologica vissuta durante il primo lockdown.

“Fuori da un oblò” è il tuo disco d’esordio. Da quali esigenze artistiche è nato?

 Ho scritto questo Ep perché avevo l’esigenza di dare voce alla mia sensibilità, di non provare vergogna per le sensazioni brutte che provavo, per trovare forza e soprattutto per creare qualcosa di mio: in cui rispecchiarmi. Insomma un’identità musicale riconducibile solo a me.

Hai realizzato l’album dall’inizio della pandemia: quali erano le cose che ti premeva dire?

L’Ep parla chiaro: la musica era l’unico contatto rimasto col mondo perché non potevamo uscire, vedere persone.

Volevo semplicemente scrivere di me senza maschere e filtri cercando di trasmettere un messaggio di forza.

 

Il tuo modo di approcciare alla pandemia e di fare musica è cambiato nel corso dei mesi? E se sì, come?

Non voglio parlare troppo presto ma penso che da questo periodo così brutto ne stiamo uscendo. Ora tocca abituarsi alla realtà che vivevamo prima e non sarà facile sicuramente, la musica che faccio cambia a seconda di ciò che vivo. In questo momento così delicato sto scrivendo molto. “Fuori da un’oblo” è la base su cui improntare il mio percorso artistico, è solo l’inizio.

 

Cosa significa per te stare fuori da un oblò?

Il titolo ha una doppia valenza: è la finestra da cui a marzo 2020  guardavo il mondo esterno, da questo oblò però ci puoi vedere anche il mio mondo interiore.

È un viaggio introspettivo, un modo per guardarmi da fuori e capire meglio chi sono e dove voglio arrivare.

 

Quali sono le canzoni che hai fatto più fatica a scrivere?

Devo dire nessuna! Il processo creativo è stato molto spontaneo e scorrevole, non ho scritto quei pezzi per uno scopo… L’ho fatto semplicemente perché ne avevo bisogno e se hai bisogno di qualcosa non pensi alla fatica che fai per ottenerla.

 

Cosa c’è in programma per i prossimi mesi?

Tante cose! Come ho già detto sto scrivendo molto, sto registrando nuovi provini. Non ho un’idea ben precisa su cosa far uscire e quando, ma il materiale c’è e la differenza rispetto a quello che avete ascoltato che comunque è di un anno fa si sente, questa è la cosa che conta.

Sandy Sciuto