Intervista a Giuseppina Torre: “Scrivo ciò che i miei occhi vedono”

Giuseppina Torre è una pianista e compositrice italiana di fama internazionale. Nel giugno 2019 è uscita il suo ultimo album “Life Book”, una raccolta di brani che nasce da quella che è la sua storia, la sua vita. Già vincitrice di prestigiosi premi negli Stati Uniti, ha contribuito con le sue musiche anche alla realizzazione del documentario “Papa Francesco – La mia idea di Arte”. Noi di Social Up l’abbiamo intervistata.

Partiamo dal suo ultimo lavoro, “Life book”. Cosa rappresenta, per lei come artista ma soprattutto come persona, l’album “Life book”?

Questo lavoro rappresenta per me una vera e propria seduta di psicanalisi, dove ho analizzato ogni aspetto della mia anima. E’ comunque un racconto in musica di questi anni (dal 2015 al 2019) che sono stati anni piuttosto difficili per me, per le mie vicissitudini personali. Attraverso la musica racconto un viaggio musicale all’interno della mia vita. Però, pur trattando argomenti piuttosto delicati, questo album lo ritengo proprio un inno alla vita. Al centro c’è la vita con tutti i suoi aspetti positivi e negativi ma sempre con un occhio positivo.

Il suo singolo “Never look back” ha un titolo molto importante: mai guardarsi indietro. Qual è l’importanza, per lei, di non guardarsi mai indietro?

Se si cerca di non pensare più al passato, a quello che c’è stato dietro e pensiamo di andare avanti guardando indietro non è possibile. Il significato di “Never look back” è guardare avanti dopo che il passato è, appunto, passato. Il passato non deve più coinvolgere più il nostro umore, la nostra vita. Dobbiamo guardare con occhi positivi il presente e affidarci a tutto ciò che la vita ci propone, sia le cose belle sia le cose meno belle, ovviamente con un occhio più positivo.

Giuseppina Torre. Da www.spettacoli.tiscali.it

Quale, invece, l’emozione di poter contribuire con la sua musica alla realizzazione del documentario “Papa Francesco – la mia idea di arte” e alla realizzazione del documentario su Liliana Segre “Liliana Segre-testimone contro l’ indifferenza”?

L’emozione quando mi fu commissionato il lavoro sul documentario inerente a Papa Francesco è stata forte. Dopo il primo smarrimento, il primo attimo di confusione, c’è stato l’approccio alla scrittura delle musiche grazie alla lettura del libro da cui il documentario è tratto. Mi sono fatta guidare dalle parole di Papa Francesco e soprattutto mi sono focalizzata su due concetti importanti dai quali è nata tutta la colonna sonora: il primo è quello dello scarto, e il secondo è quello dell’arte come strumento di evangelizzazione. Papa Francesco dice che Dio non ha mai scartato nessun essere umano e nessun essere umano deve permettersi di poter scartare un altro essere umano; in questo senso il tema dei clandestini è attuale, dove esseri umani trattano altri esseri umani come degli scarti e come qualcosa da buttare, da gettare, e si ritengono esseri umani di “Serie A”. E questo non va bene.

Poi Papa Francesco parla dell’arte come strumento di elevazione verso Dio. La nostra epoca storica sta attraversando un’epoca storica di crisi dei valori artistici, anche dal punto di vista musicale. Siamo alla frutta per quanto riguarda i contenuti che non sono positivi. L’arte deve nutrire l’animo, non lo deve inaridire.

Per quanto riguarda il documentario su Liliana Segre sono state utilizzate le mie composizioni dal giornalista Roberto Olla, che ha già usato le mie composizioni dell’album precedente “Il silenzio delle stelle” in un altro documentario intitolato “L’amore dopo la tempesta”, andato in onda su Rai 1. Due documentari che trattano un tema estremamente importante come l’Olocausto.

Com’è stato rappresentare l’Italia in una manifestazione così importante per la musica indipendente come gli International Music and Entertainment Awards che l’ha vista trionfare in ben due categorie ( “Classical Artist of the Year” e “Classical Album of the Year”)?

Quando si va in America è come vivere una favola. In America c’è un’attenzione e una valorizzazione di tutto ciò che proviene dall’Italia, l’arte italiana in generale è fondamentale. Io ho avuto la possibilità di fare questa esperienza e di rappresentare l’Italia e di avere l’attenzione che nel nostro paese non ho. L’Italia è molto distratta dai continui talent show, e quindi un po’ tralascia tutti gli altri generi musicali che sono apprezzati all’estero. Su Spotify il paese che sta al primo posto per lo stream dei miei brani sono gli Stati Uniti, mentre l’Italia è solo all’ottavo posto.

Quali sono le sue fonti di ispirazione maggiore per la realizzazione della sua musica?

La mia primaria fonte d’ispirazione è la mia vita. Scrivo tutto ciò che mi accade quotidianamente, ciò che il mio cuore prova e i miei occhi vedono; cerco di trasferire in musica tutto il mio vissuto. Inoltre c’è tutto l’ambiente circostante, traggo ispirazione dalla mia terra (la Sicilia) che è un’ottima fonte di ispirazione.

Quali sono i progetti per il futuro?

Sto già lavorando al prossimo disco, sto componendo le musiche.

Marco Nuzzo