Intervista a Elvira Seminara: “Mi auguro si ritorni ai segreti”

Ospite al Catania Book Festival, Elvira Semina ha presentato il suo ultimo romanzo dal titolo “I segreti del giovedì sera” nel quale racconta di Elvis e dei suoi amici che si incontrano ogni giovedì e si rivelano i segreti.

Elvira Seminara, scrittrice e giornalista, ha pubblicato per Mondadori “L’indecenza” (2008), per Gaffi editore “I racconti del parrucchiere” (2009), per nottetempo “Scusate la polvere” (2011) e “La penultima fine del mondo” (2013) e per Einaudi “Atlante degli abiti smessi” (2015). I suoi testi sono tradotti in diversi paesi. Vive tra Aci Castello e Roma.

“Nel mio romanzo, mi piaceva proprio dare questo taglio dilemmatico alla dimensione del segreto perchè non c’è, nel testo, segreto che non venga condiviso, giudicato, discusso, manipolato. Alla base del libro c’è l’idea che siamo tutti narrazione, tutta la nostra vita è narrazione e noi siamo o ci sentiamo ciò che raccontiamo o ci raccontiamo di noi. Più ricca e accurata è la narrazione di noi, più ricca è la nostra vita. Il pericolo risiede nelle narrazioni apocrife, quando ti senti dentro una narrazione e dentro una vita che in realtà non hai scritto interamente tu e hai la sensazione che sia stata scritta dagli altri. Se tutto è narrazione, le chiacchiere tra amici, la convivialità che io ripropongo nel romanzo, sono sicuramente un elemento denarrativo fondamentale perchè nella parola che si scambia, le narrazioni si intersecano e si incrociano. Infatti, nell’arco narrativo del libro (da settembre a dicembre), questi amici riescono totalmente a trasformarsi senza nemmeno accorgersi e cambiano la loro vita. Alla fine del romanzo, ossia a dicembre, nessuno di loro è allo stesso posto di settembre. Succede di tutto, ma succede mentre se lo raccontano. L’idea era di raccontare la vita in corso, natural durante” ci ha raccontato del suo libro tra una domanda e l’altra.

 

Al Catania Book Festival per parlare de “I segreti del giovedì sera”, ma ai tempi dei social, è cambiata la definizione di segreto? Esiste ancora la possibilità di avere dei segreti?

Al tempo dei social, i segreti non esistono più perchè siamo noi stessi ad esibirci continuamente,  esponendoci continuamente con immagini, pensieri svelando tutto il nascosto di noi. Ciò non è necessariamente un bene, tutt’altro. I segreti andrebbero non solo salvaguardati, ma creati e nutriti. L’ombra è una grande risorsa per chi vuole mantenere un angolo appartato di mondo con se stessi. Credo che i social hanno spazzato via sentimenti come il pudore, la riservatezza. Invece, citando un autore che amo molto, mi auguro che la dimensione del segreto ossia del pensiero inconfessato, custodito e nutrito tra le pieghe della propria coscienza sia al contrario potenziata nella nostra vita. Mi auguro si ritorni ai segreti.

Quali sono i segreti, quelli confessabili, di Elvira Seminara scrittrice?

Non parlerò dei miei segreti che, come hai detto, sono inconfessabili (nda. sorride). Credo sia importante e fondamentale produrre segreti perché, in un momento in cui siamo tutti troppo esibiti ed estroflessi tra social ed autonarrazione e vittime del nostro stesso narcisismo ossessivamente nutrito, i segreti sono i benvenuti. Quando io temo di non averne abbastanza, me li fabbrico e faccio sì che siano inconfessabili.

 

Scrive spesso su L’Espresso nella rubrica “La parola”su alcune parole in relazione alla pandemia. A proposito della pandemia, secondo lei questo evento mondiale l’ha cambiata? Le ha lasciato dei segni?

La pandemia mi ha lasciato dei segni e delle ferite, non personali, ma sentite e condivise con tutto il corpo sociale di cui faccio parte. Sulla linea del pensiero orientale, credo che ogni ferita è un varco da cui entra la luce. La pandemia ha devastato i nostri Paesi dal punto di vista economico e sociale, inflitto un danno al tessuto economico e sociale fortissimo, ci ha riproposto nuovi modelli di vita solo biografici, personali, lavorativi. Ha comportato purtroppo tantissime vittime, però ci ha mostrato due cose su cui è necessario riflettere. La prima: è necessario stare insieme, fare comunità e stringersi agli altri in un corpo sociale unico. E soprattutto: non siamo gli assoluti registi, sceneggiatori e protagonisti della nostra esistenza. Facciamo parte di un sistema meraviglioso e terribile che è il mondo della natura, un organismo invisibile come il coronavirus è riuscito ad afferrare un sistema sociale ed economico, mostrandone fratture e conflitti, prima impensabili.

La pandemia mi ha insegnato che nella fragilità in cui mi sono ritrovata come essere umano, di fronte alla soglia del pericolo, devi smuovere ogni tua risorsa di creatività, di intuizione, di capacità e di dialogo. Adesso mi sono sentita persino rinforzata nel mio rapporto con il mondo e con me stessa. Penso mi abbia fatto bene su questo piano.

 

I suoi libri sono tradotti in diversi paesi, ma lei ha scelto la Sicilia per vivere e scrivere. Perché questa terra è così speciale per chi la conosce?

Anche se non ci fossi nata, avrei passato lunghi periodi qui perché la Sicilia è una terra immaginifica. Produce e aumenta l’immaginario non solo perché il suo scenario naturale è ricchissimo dal punto di vista dei colori, del paesaggio e della natura. È un palinsesto di memoria, di ricordi, di storie e anche la sua ricchezza proviene dall’essere un territorio fortemente bridato nei millenni. Inoltre, ha delle contraddizioni fortissime al suo interno: non è poi casuale che i siciliani siano più artisti di altri o più dilemmatici, conflittuali, creativi, inventivi di altri italiani. Tra l’altro la Sicilia ha una fortissima tensione interna perché è una terra piena di conflitti: abbiamo tantissime aree purtroppo rubate alla bellezza e deturpate dal cemento. Non è una terra pacificante e che ti mette a riposo la mente: il che è un bene per lo scrittore e l’artista che ha sempre bisogno di essere stimolato e sollecitato e anche inasprito e incattivito dai contrasti a cui assiste.

Da poco ci ha lasciato Franco Battiato. Lei lo ha omaggiato condividendo delle foto in Sua compagnia. Condivide un frammento, un dettaglio del Maestro con noi?

Franco Battiato è il prodotto naturale di quanto ho raccontato prima della Sicilia sia nella sua complessità sia nella sua capacità di rinnovarsi ad ogni passo. È un personaggio empedoclino. Battiato è la più grande espressione di questa genialità inventiva, capace di contraddirsi pur di procedere senza una meta precisa, ma superandone una dopo l’altra.

Elvira Seminara, come se lo immagina il futuro della letteratura italiana?

Immagino le forme di narrazione sempre più ibridate, mixate. Il romanzo diventerà sempre più un grande contenitore dove non c’è più tanta differenza tra documento, informazione, testimonianza e invenzione. Già noi assistiamo a generi molto ibridati da tempo. La mescolanza naturale tra verità – se esiste la verità – e invenzione il tutto mixato anche in forme diverse, articolate e mescolate tra immagine e parola.

Anch’io pratico questa sperimentazione nei miei romanzi. Ad esempio “I segreti del giovedì sera”  è una forma sperimentale di fortissima ibridazione. In tanti lo hanno definito un anti – romanzo prchè la narrazione, pur distribuita nell’arco di tre mesi, si dipana ad incastro lungo la narrazione che ne fanno i personaggi. Si racconta una storia mentre si svolge la vita natural durante. È un’autofiction: l’io narrante funge da autoreagente per far parlare gli altri. In tre mesi succede di tutto, però tutto questo è come se si svolgesse davanti al lettore in simultanea. Mi sono molto divertita a farlo perché è stata una sfida ed è riuscita anche dal lato del lettore.

Sandy Sciuto