Intervista a Carolina Bubbico: “Il dono dell’ubiquità è il mio nuovo album!”

È uscito il 2 ottobre “Il dono dell’ubiquità”, il terzo album di inediti di Carolina Bubbico pubbicato da Sun Village Records con il sostegno di Puglia Sounds Records e la distribuzione di I.R.D.

Carolina Bubbico, cantante, pianista, arrangiatrice e direttrice d’orchestra, negli ultimi anni ha collezionato importanti esperienze e partecipazioni, arrivando a esibirsi nei più significativi festival italiani ed internazionali e nei migliori club, tra cui i Blue Note di Milano, Tokyo e Pechino, e partecipando a Sanremo 2015 in veste di arrangiatrice e direttrice d’orchestra per Il Volo, vincitori tra i Big e per Serena Brancale tra le giovani proposte.

A distanza di cinque anni dal precedente album, l’artista ritorna con un disco che contiene quindici brani, tutti in lingua italiana, eccezion fatta per una canzone in francese, “Voyage”. Come il titolo dell’album suggerisce, Carolina concepisce una musica davvero eterogenea, al di là di ogni etichetta. In questo nuovo lavoro, infatti, l’artista esplora in libertà vari universi sonori, creando chiaroscuri tra l’acustico e l’elettronico, tra ballabili groove, canzoni intime e sonorità world. Le canzoni ritraggono quadri di vita vissuta attraverso personaggi reali e immaginari, raccontando la complessità dell’animo umano, attraversando temi universali.

Il disco è stato prodotto dal frtello Filippo Bubbico e vanta numerose collaborazioni con musicisti nazionali ed internazionali quali Baba Sissoko, Michael Mayo, Abdissa Assefa, Simon Moullier, Redi Hasa, Sud Sound System, Speaker Cenzou, Serena Brancale, Davide Shorty, Rachele Andrioli, Nando Di Modugno, Giovanni Chirico, Clara Calignano, Antonio De Marianis, Manu Funk, Morris Pellizzari, Paco Carrieri, oltre ai compagni di sempre Luca Alemanno, Federico Pecoraro e Dario Congedo. Inoltre il testo di “Beverly Hills” è stato scritto da Crisitana Verardo e il testo di Vojage da Rachele Andrioli

Il 2 ottobre è uscito il nuovo album di inediti “Il dono dell’ubiquità”. Perché intitolarlo così e qual è il suo messaggio?

Il dono dell’ubiquità è qualcosa che ha a che fare con il divino e non con me (ndr. sorride). Se mi chiedessero che dono vorrei avere, io risponderei l’ubiquità ossia abbattere le distanze, stare in più cose e scegliere più luoghi e abbattere lo spazio tempo.

È quello che cerco di fare da tempo con la mia ricerca musicale, provando ad abbattere differenze di generi e stili per trovare un punto di incontro tra essi.

L’ubiquità è una mia attitudine e poi perché con questo disco più che mai ho sperimentato e ho toccato linguaggi diversi, cercando di metterli in comunicazione.

L’album ha una cover molto particolare. Da dov’è nata l’idea?

L’idea era proprio quella di creare un mondo visivo che potesse rappresentare questa eterogeneità. Quindi questi diversi colori, simboli, figure geometriche e linee che si incastrano. Nella cover ci sono pure una serie di simbologie che fanno riferimento alle tematiche trattate nel disco.

Il disco è pieno di contaminazioni. Quindici canzoni in cui c’è un universo musicale ricco e armonioso. Ci racconti com’è stato immaginarlo, realizzarlo e progettarlo?

Il mio ultimo disco risale a cinque anni fa. Mi sono presa il tempo per fare ricerca, vivendo e facendo esperienza anche in ambiti diversi come l’afrobit per trovare cosa mi piace e mi fa stare bene.

Negli ultimi due anni ho iniziato a scrivere e nell’ultimo anno ho provato ad accelerare i tempi senza forzarli. Mesi fa avevo finito di scrivere tutto il disco, mi sono occupata della pre produzione e durante il lockdown con mio fratello lo abbiamo ultimato con una modalità home studio. Ho voluto coinvolgere musicisti che stimo e di cui sono onorata di aver avuto a che fare. Mio fratello è stato fondamentale perché insieme a me si è occupato della produzione.

Quanto ha inciso il lockdown sulla tua musica e sull’album in particolare?

Il lockdown ha inciso perché ha creato uno spazio temporale nel silenzio della campagna in cui ho vissuto in quei tre mesi e che ci ha dato la possibilità di dedicarci al disco. Cosa che avremmo fatto, ma con un po’ più di sforzo.

Ciò che sarebbe interessante è cercare di recuperare quell’andamento così pacifico e dilatato dello spazio e del tempo in cui tutti ci siamo potuti prendere cura di ciò che ci faceva stare bene. Sarebbe bello perpetuarlo, al di là di un lockdown.

Per me è stato un momento magico. L’ho vissuto come un’occasione per poter affondare cuore e mente in questo lavoro.

“Il dono dell’ubiquità” vanta moltissime collaborazioni con altrettanti artisti. Interessante “Italianità” in cui sdogani l’importanza dei dialetti che sono delle vere lingue. Cosa è italianità e cosa no?

“Italianità” è un omaggio ai dialetti ossia alla nostra Italia e alle lingue che riescono a conservare e a trattenere popoli che hanno abitato le nostre regioni. È un invito a preservare i nostri dialetti perché sono il nostro biglietto da visita, il nostro documento d’identità. È importante tenerlo vivo.

Per farlo importante è la coralità. Infatti, per il pezzo ho coinvolto una serie di artisti che stimo tanto. Ho fatto una scelta filomeridionale scegliendo artisti del sud che hanno cantato nel loro dialetto per omaggiare la loro storia. Per me ha una valenza importante. Di certo non è un pezzo individualista, né alla moda.

Quali sono le canzoni del disco che lo spiegano meglio di molte altre e a cui sei più affezionata?

Due brani a cui sono molto affezionata sono “Hey mama” e “Amore infinito”, in cui ho esorcizzato le figure della madre e del padre che per tutti noi sono croce e delizia. “Hey mama” racconta mia madre incinta di me, “Amore infinito” è una preghiera laica di un padre verso la figlia, facendo riferimento all’amore che mio padre prova per me.

Tengo molto anche a “Jungle”, un pezzo molto particolare perché è un brano flusso focalizzato ad un messaggio ben preciso ossia un omaggio alla natura.

Cosa c’è in agenda per i prossimi mesi?

Ci sarà l’allestimento dello spettacolo con il quale porterò in giro “Il dono dell’ubiquità”. Sarà più di un concerto perché vorrei coninvolgere il pubblico emotivamente e visivamente. Sarà preceduto da un tour promozionale a dicembre. In più l’uscita di due singoli: uno a novembre e uno a gennaio.

 

Sandy Sciuto