Il sogno di Silvio Binca, affetto da desminopatia, si chiama “The handYcapped” e sarà il primo videogioco al mondo con protagonisti in sedia a rotelle

La storia di Silvio Binca, la sfida alla narrazione pietistica della disabilità e un progetto che unisce intrattenimento, inclusione e raccolta fondi per la ricerca scientifica

Si chiama The handYcapped e vuole diventare, senza grandi produzioni alle spalle, il primo videogioco al mondo in cui i protagonisti sono in sedia a rotelle. E non come comparse secondarie o simboli da proteggere: sono gli eroi dell’azione. Corrono, saltano, sfidano ostacoli e vincono. Lo fanno su quattro ruote, con energia, ironia e una grande voglia di cambiare lo sguardo del mondo sulla disabilità.

A immaginare questo gioco è stato Silvio Binca, un giovane creativo lucchese di 25 anni affetto da desminopatia, una malattia genetica rara che colpisce i muscoli. Da anni, Silvio convive con una condizione fisica che lo costringe alla sedia a rotelle, ma che non gli ha mai tolto la voglia di fare, sognare e inventare. 

Appassionato di tecnologia e videogiochi e fondatore dell’Associazione The handYcapped, con la quale sensibilizza sul tema della disabilità e raccoglie fondi per la ricerca, un giorno si è chiesto perché nessun gioco simile a Subway Surfers o Mario Kart avesse mai previsto la presenza di personaggi con disabilità. Una domanda apparentemente semplice, che racchiude però un intero problema culturale: l’assenza sistematica di rappresentazione.

L’idea è nata un po’ per caso… o forse no. Volevo trovare un modo per raccontare la disabilità in modo diverso, senza pietismo, senza drammi, ma con leggerezza e soprattutto con normalità” racconta l’ideatore Silvio Binca “Voglio che i bambini e i ragazzi crescano vedendo la disabilità come qualcosa di normale, non come un limite o qualcosa da evitare. Se un personaggio in sedia a rotelle può essere il protagonista di un videogioco figo, veloce, divertente, allora cambia tutto. Non sei più “quello sfortunato”, ma sei “quello che corre, salta, vince, gioca”, anche se lo fai su quattro ruote.

L’intuizione è stata immediata. Se i bambini e i ragazzi potessero giocare con personaggi che usano una carrozzina e che nonostante questo (o forse proprio grazie a questo) vivono avventure emozionanti, allora forse qualcosa potrebbe cambiare. Forse si potrebbe iniziare a guardare alla disabilità con altri occhi. 

Non come un limite, ma come una caratteristica tra le tante. Non come un’eccezione, ma come una parte naturale della vita di molte persone.

Il progetto nasce con l’idea di educare divertendo, usando il potere immersivo del gioco per trasformare la percezione sociale della disabilità, soprattutto agli occhi delle nuove generazioni. 

Nel mondo dei videogiochi si punta spesso su modelli “perfetti”, supereroi, personaggi fortissimi o iper performanti. La disabilità viene ancora vista come qualcosa di “delicato”, difficile da rappresentare, e forse anche scomodo da affrontare.In realtà è proprio questo il problema: se nessuno si prende la responsabilità di normalizzare la diversità, continuerà a sembrare qualcosa di strano o “di nicchia” – continua Silvio Binca – “E poi diciamocelo: molte aziende hanno paura di “sbagliare” o di essere accusate di sfruttare il tema. Io invece sono convinto che rappresentare anche noi nei giochi non sia solo giusto, ma necessario. Perché tutti hanno il diritto di vedersi in un personaggio, anche chi vive una disabilità.

Accanto alla dimensione culturale e pedagogica, il gioco ha anche un obiettivo molto concreto: raccogliere fondi per finanziare la ricerca sulla desminopatia. L’associazione fondata da Silvio ha infatti attivato una campagna GoFundMe che servirà sia a sostenere i costi di sviluppo del videogioco sia a finanziare direttamente la ricerca scientifica su questa malattia ancora poco conosciuta. Unire innovazione tecnologica e impatto sociale, in questo caso, non è solo un intento nobile: è una strategia di cambiamento sistemico.

Attualmente, il progetto è portato avanti da un piccolo team e continuano le ricerche di nuovi collaboratori e sostenitori. 

Al momento abbiamo un programmatore e un grafico 3D che stanno lavorando al progetto, ma la mole di lavoro è enorme. Per riuscire a portare avanti tutto nei tempi che ci siamo dati, avremmo bisogno di almeno altri 3 o 4 grafici 3D, qualcuno che ci aiuti con l’animazione dei personaggi e anche una figura esperta in game design per affinare il gameplay e renderlo il più inclusivo e divertente possibile – continua l’ideatore – In più, vorremmo anche un supporto lato marketing e comunicazione per far conoscere il gioco a più persone possibile, e magari anche qualcuno che abbia esperienza nel trovare sponsor o investitori. Insomma, servono competenze ma anche sensibilità, perché questo progetto non è solo un videogioco: è un modo per lasciare un segno.

Anche le aziende possono avere un ruolo cruciale nello sviluppo di The handycapped. Possono contribuire attraverso donazioni, devolvendo il 5×1000 all’associazione, offrendo supporto tecnico o mettendo a disposizione competenze e strumenti. 

Il progetto gode di agevolazioni fiscali per chi decide di donare, ed è aperto a forme di collaborazione creative, dal co-branding alla co-produzione. Ma soprattutto, chi sceglie di sostenere The handycapped sceglie di sostenere una nuova narrazione della disabilità: più coraggiosa, più autentica, più umana. 

redazione