Il 29 aprile Dior ha inaugurato le sfilate Cruise 2020 e ancora una volta la direttrice creativa Maria Grazia Chiuri ci ha lasciati tutti a bocca aperta. Un’atmosfera magica creata dalle fiaccole e dal suono dei flauti nella suggestiva location di palazzo El Badi, nel cuore di Marrakech.
Se un tempo le Cruise erano semplicemente delle collezioni di abiti e accessori pensati per lo shopping delle vacanze, questa sfilata ci mostra invece quanto oggi siano diventate importanti, quasi al pari di quelle principali. Il lavoro messo in piedi dalla Chiuri non è una semplice serie di abiti da vendere a qualche signora per le sue vacanze, ma un vero e proprio progetto creativo, che racchiude in sé anche molto di più: una storia, un racconto in cui immergersi.
La scelta dall’ambientazione già parla da sé. La città del Marocco è il luogo in cui Europa, Africa e Mediterraneo si incontrano e quando culture diverse si mescolano e mettono al servizio l’una dell’altra quanto di meglio hanno da offrire il risultato non può che essere meraviglioso. La moda questo ce lo ha dimostrato infinite volte e questa sfilata ne è l’ennesima conferma. Marrakech è anche la città emblema della vita di Yves Saint Laurent, primo direttore creativo della maison e quindi la scelta è anche un omaggio alla propria storia.
Il leitmotiv di tutta la collezione è il Wax, il tessuto in cotone tipico degli abiti africani. È un tessuto intriso di storia per il popolo africano e le varie fantasie hanno dei significati ben precisi; proprio nel pieno rispetto di ciò la Chiuri si è affidata alla fabbrica Uniwax, in Costa d’Avorio, a cui ha chiesto di reinterpretare i codici Dior nelle trame dei loro tessuti.
Di collezioni “etniche” ne abbiamo viste una miriade, ma definire così questa di Dior è assolutamente riduttivo. La Chiuri non si è limitata a pescare qua e là dai costumi del posto per creare la perfetta “cartolina africana”. Ha scelto di rendere concretamente parte il territorio e il popolo del luogo nella creazione di questo progetto. La direttrice creativa ha chiesto di collaborare con le donne marocchine di Sumano, la cui vita ruota totalmente intorno alla tessitura della lana e alle tinture vegetali dei tessuti, attività in cui sono delle vere artiste e che rappresenta la loro unica forma di sostentamento. Vivono a cinque ore di distanza dalla città più vicina e nessuno si era mai interessato a loro e alla loro attività, ma la Chiuri sì. Questo dimostra che la sua non è una semplice collezione, ma un vero e proprio viaggio all’interno della storia e della tradizione di un popolo, di un territorio e di una cultura, frutto di ricerca e passione.
Questa collezione è un racconto che parla di valori preziosi quali il rispetto, il confronto e l’incontro.