“Comuni Welcome”: le rete di solidarietà per far rinascere i piccoli paesi

Immigrazione. Non si può leggere un quotidiano, ne ascoltare un telegiornale senza imbattersi in questo tema. Dopotutto il fenomeno migratorio interessa da anni il nostro Paese tanto da far giungere quasi al collasso l’intero sistema di accoglienza.

Il 2016 è stato un anno di passione sul fronte migrazioni. Lo era già stato il 2015, e ancora prima il 2014, ma nulla a confronto alle oltre 180 mila persone arrivate nel corso dello scorso anno. La guerra in Siria si è trasformata in vera e propria catastrofe umanitaria, e centinaia di migliaia di profughi si sono riversati in Europa attraversando il mare che separa Turchia e Grecia, insieme a moltissimi altri migranti provenienti da Afghanistan e Iraq. Tuttavia, da luglio 2017 abbiamo assistito ad un notevole rallentamento negli sbarchi, come testimoniato dai numeri aggiornati al 30 settembre 2017.

Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 30 settembre 2017 sono sbarcate in Italia 104.949 persone. Un dato in diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2016, quando arrivarono 132.050 persone (-20%). A settembre 2017 sono sbarcati 5.961 migranti, pochissimi rispetto agli scorsi anni. La netta diminuzione degli arrivi sulle coste italiane deriva dalla diminuzione delle partenze ma anche da una rinvigorita attività di controllo svolta lungo tutta la rotta africana, soprattutto in Niger e Sudan.

L’Italia può, dunque, trarre un sospiro di sollievo, ma i problemi legati all’accoglienza e all’integrazione rimangono, così come attestano gli ultimi avvenimenti di cronaca. Sempre gli spesso, gli italiani si ribellano alla presenza dello straniero in una guerra tra poveri che non conosce fine. Eppure non è così ovunque. Non è così a Petruro Irpino, un piccolo comune nella provincia di Avellino, dove l’arrivo dei migranti in attesa di un permesso umanitario fa riaprire le scuole e ripartire l’economia. 

Da quando a Petruro sono arrivati Victory, Testimony, Marvellous, Shiv e tutti gli altri, anche noi vecchi abbiamo ricominciato a sentirci vivi, qui prima c’erano soltanto silenzio e funerali”. A dirlo è Ubaldo Mazza, 80 anni, ex minatore, “zio Ubaldo” per tutti, soprattutto per il piccolo Victory, nigeriano di 17 mesi, catapultato dalla vita con la mamma Precious in questo borgo dell’Irpinia arroccato tra boschi e castagneti. Tra quelle strade di pietra, tra quelle case a ridosso della montagna, il gioco di un vecchietto dai capelli bianchi e di un bambino sorridente diventa il simbolo di un integrazione reale e possibile.

Alla base di questo “sperimento”, il progetto “Rete dei comuni welcome” promosso dalla Caritas di Benevento, basato sull’accoglienza e su un “welfare locale ad esclusione zero” che fermi l’esodo da questi piccoli paesi tra il Sannio e l’Irpinia, posti bellissimi ma ormai spopolati e con tasso di natalità pari a zero. Grazie a questi richiedenti asilo, ai fondi degli Spar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) che con loro arrivano, le strade deserte di questi borghi si stanno animando nuovamente di vita, nascite, reddito, anche per le famiglie italiane economicamente più fragili. Bisogna addentrarsi nei vicoli di Petruro  Irpino per capirlo, in un paesino di 210 abitanti, dove grazie a sette bambini migranti a breve riaprirà l’asilo, dove Precious, nigeriana, fa il tirocinio da parrucchiera, mentre la piccola Testimony passa le sue mattine con Teresa, ragazza italiana che le fa da baby sitter e così si paga gli studi, mentre la mamma Pamela, anche lei nigeriana, lavora in un’azienda agricola.

Ma non c’è solo Petruro Irpino. A Chianche, dove “C’erano più lampioni che abitanti”, era rimasta una sola adolescente italiana, Carmela, adesso ci sono quindici rifugiati e tra poco aprirà un nuovo alimentari “etnico”. “Con i 35 euro al giorno destinati ai richiedenti asilo paghiamo i corsi, ma affittiamo anche case dai proprietari italiani. Gli ospiti, poi, con i cinque euro al giorno che vengono loro consegnati come pocket money, fanno la spesa nei negozi di qui che infatti stanno riaprendo“, spiega Francesco Giangregorio dello Sprar di Chianche.

Il nostro obiettivo è che restino, ripopolino i nostri comuni e si integrino in percorsi di legalità“, spiega con passione Angelo Moretti, responsabile comunicazione della Caritas, cuore e anima della rete dei “Comuni Welcome”. “I grandi centri di accoglienza del Sud sono in mano alla criminalità, lo sappiamo. Nei nostri progetti gli ospiti invece devono formarsi, vivono in piccoli gruppi, i bambini vanno a scuola. E questo dà dignità. Abbiamo lavorato molto prima che i migranti arrivassero per preparare l’integrazione. Oggi raccogliamo i frutti. E anche questa economia inizialmente assistita, si sta trasformando in economia reale, con le cooperative tra italiani e migranti“.

Gli stranieri restano, gli italiano emigrati tornano in questa nuova economia caratterizzata da un melting-pot italiano e straniero. L’integrazione è possibile… basta volerlo!