Fonte foto: Ansa

Attenzione alle acqua reflue perché contengono tracce di coronavirus

Mentre ci preoccupiamo della nostra estate al mare, ecco di filato la notizia che a Parigi, ma anche in molti altri paesi, nelle acque reflue il coronavirus naviga serenamente.

Dai controlli effettuati risultano infetti 4 campioni su 27 prelevati, per questo motivo il comune decide di sospendere al momento, per via precauzionale il lavaggio delle strade.
Per fortuna, l’acqua contaminata è solamente l’acqua non potabile, ben distinta dall’acqua di uso comune, ovvero l’acqua potabile, che oltretutto viene anche disinfettata, inoltre si tratta di due impianti completamente a se stanti. Tuttavia l’ansia cresce al pensiero che il nostro coronavirus possa essere presente anche nell’acqua, soprattutto alla luce del fatto che nessuno sa ancora dare indicazioni sulla vitalità del virus che viaggia nelle acque, se è in grado di contagiare. Così come la grande diatriba mascherina si o mascherina no per prevenire e proteggersi dal contagio, tuttavia oggi imposta come condizione obbligatoria per uscire, ci chiediamo, quando sapremo se il virus che viene trasportato dalle acque è pericoloso, per esempio, se nella battigia del mare un positivo si bagna e rimane una parte del secreto nasale, è in grado di infettare qualcuno altro nelle vicinanze?
Come arriva nelle acque reflue è subito spiegato, se si pensa che pur essendo un virus soprattutto respiratorio, il microrganismo può anche finire nelle feci, già un paio di giorni prima della comparsa dei sintomi, e da lì nella rete fognaria.
Non è chiaro se si tratti di microbi vivi e capaci di contagiare o solo di frammenti e scarti, che vengono espulsi dall’organismo dopo aver perso la loro battaglia con il sistema immunitario.
Per quanto riguarda le fognature, invece, la capacità del coronavirus di sopravvivere nell’acqua alcuni giorni potrebbe essere addirittura sfruttata a nostro vantaggio. L’Australia ha sperimentato il “tampone” delle acque reflue prima nel Queensland. Ora estenderà il metodo a tutta la nazione. 
Tanto che alcuni paesi (Australia, Olanda, alcune contee negli Stati Uniti) stanno sperimentando il monitoraggio delle fognature per identificare i focolai dell’infezione.
Sia il nostro Ministero della Salute che i Centers for Disease Control americani escludono che l’acqua del rubinetto possa essere pericolosa, anche perchè la dose del virus nell’acqua è talmente diluita da non poter raggiungere la dose necessaria al contagio.
Trovare i frammenti dell’Rna del coronavirus non è stato difficile per gli scienziati dello Csiro, l’ente di ricerca australiano. In Olanda il coronavirus è stato ritrovato nelle fognature dell’aeroporto di Tilburg addirittura con qualche giorno di anticipo rispetto al “paziente zero” della nazione. Anche in una seconda città, Amersfoort, la presenza del contagio è stata rilevata prima Nel caso del nuovo coronavirus, tuttavia,non è ancora stato chiarito se le tracce di Rna trovate nell’acqua sono capaci di infettare o sono solo scarti e frammenti privi di contagiosità. Non è nemmeno stato chiarito se la via fecale può trasmettere virus vivi o viene usata dall’organismo solo per liberarsi dei resti ormai inattivi del microrganismo nell’acqua che nelle persone.
 
Alessandra Filippello