PHOTO MADE AVAILABLE WEDNESDAY, MARCH 31, 1999 Anatoliy Onoprienko , 39, shows his hands as he comments on the number of people he has killed, in his prison cell in Zhytomyr, Ukraine, Tuesday, March 30, 1999. The former sailor was declared guilty Wednesday in the worst killing spree in modern Ukrainian history, with a judge reading a lengthy verdict documenting 52 slayings. The detailed verdict took the whole court day to read, and sentencing for Onoprienko was not expected to be announced until Thursday. (AP Photo/Efrem Lukatsky)

Andrej Romanovič Čikatilo: la biografia di un mostro

Se siete particolarmente sensibili vi invitiamo a non aprire questo articolo.

“Io non riuscivo a fermarmi. Non sapevo più cosa facevo. So che nessuno mi crede. So che i nostri giornali e quelli stranieri hanno scritto di me, che non c’è posto per me su questa terra. Ma io non ho niente da nascondere. Sono già morto una volta. E’ successo nel 1978. Ho avuto un trauma cranico. Mi hanno portato in ospedale, mi hanno curato. Ma poi ho avuto mal di testa, svenimenti. Svengo continuamente. Non dormo. Ormai tutti si sono stancati di me. E’ tempo di liberarsi di me. Non bisogna tormentare la gente. Non so… Non so perché mi hanno mandato su questo pianeta a portare dolore”.

Andrej Romanovič Čikatilo è stato un serial killer russo, soprannominato Il Macellaio di Rostov, Il Mostro di Rostov o Lo Squartatore Rosso e uccise più di 53 persone tra il 1978 e il 1990.

Nacque nel 1936 a Jabločnoe, agli sgoccioli della seconda guerra mondiale e quindi in un periodo di carestia, in una famiglia di contadini. Già da piccolo sentiva diverse storie che riguardavano il cannibalismo e di morte in generale, a tal punto che deviò la sua mente e fantasticava su omicidi ai danni dei tedeschi.

La madre lo maltrattò per tutta l’adolescenza mentre il padre era in guerra, ma questo non gli fece perdere la voglia di studiare e riuscì comunque a diplomarsi. Durante tutta l’adolescenza era pervaso da una sensazione di non essere accettato dagli altri e questo gli provocava una forte ansia nei rapporti sociali. Tutto peggiorò quando a 18 anni violentò una ragazzina di 13 anni e mentre si dimenava a terra le eiaculò in faccia, questo episodio lo portò ad associare per tutta la vita la violenza al sesso.

Successivamente si sposò con un’amica della sorella, che provava pena per lui e gliela fece conoscere, e malgrado la sua impotenza, di cui si vergognava terribilmente, riuscì ad avere due bambini.
Dopo la laurea iniziò a lavorare come insegnante e divenne un pedofilo che abusava dei propri studenti, ma non fu mai arrestato.

Nel 1978 si trasferisce nei pressi di Rostov e commette il suo primo omicidio accertato, la vittima fu una bambina di 9 anni che venne accoltellata.
Da allora capì che uccidere bambine era il suo unico modo per eccitarsi ed arrivare all’orgasmo e 4 anni dopo continuò ad uccidere più frequentemente, per lo più erano vagabondi o che attirava nel bosco più vicino.

L’anno successivo ci furono altre 4 vittime, tentò di abusare dei cadaveri ma la sua impotenza si fece più grave e lo rese ancora più folle. Continuò ad agire però indisturbato grazie a delle false voci che parlavano addirittura di lupi mannari e altre dicerie.

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La colpa fu anche della polizia, che durante dei lunghi e brutali interrogatori finiva per far confessare crimini a persone che non avevano nulla a che fare con quegli omicidi, soprattutto malati di mente.

Čikatilo venne arrestato per essere stato trovato ad una fermata del bus mentre si comportava in modo sospetto. Venne liberato 3 mesi dopo per mancanza di prove.

Fino al 1985 aspettò che si calmassero le acque, poi uccise altre due donne.
Altri 3 omicidi avvennero nel 1987, ma vedendo che la polizia indagava ancora più ferocemente sul caso cercò di tenere a bada i suoi desideri sessuali o comunque di tenersi alla larga da Rostov.

Tra il 1988 e il 1990 uccise altre 18 persone, fu proprio nel novembre del 1990 che fu fermato da un agente che lo vide emergere dai boschi.
L’unico motivo in quel periodo che poteva avere per stare in quel luogo era andare a funghi, ma i suoi abiti erano formali e aveva strisce di sangue sulla faccia.
L’agente controllò i suoi documenti e se avesse aperto la borsa avrebbe trovato il seno mutilato della sua ultima vittima. Molte delle sue vittime erano ritrovate infatti con i seni mutilati, spesso anche la lingua e organi sessuali venivano asportati a morsi.

Čikatilo fu messo sotto stretta sorveglianza ma le prove non erano comunque abbastanza, venne comunque arrestato e interrogato nuovamente.
La tecnica che adottarono fu alquanto insolita, infatti parlavano spesso di come ritenessero questo serial killer un grave malato mentale.
Questo portò a fargli pensare che in caso di una sua confessione avrebbe potuto invocare l’infermità mentale e dichiarò 56 omicidi, aiutando la polizia a ritrovare molti cadaveri.

Fu processato nell’aprile del 1992 e venne giudicato sano di mente. Nel tribunale molti parenti delle vittime chiesero di lasciarlo andare in modo che potessero mettere loro stessi in atto la sua esecuzione.
Vennero sedate numerose risse e in un’atomesfera surreale gli vennero urlate costantemente minacce e insulti mentre Čikatilo era al centro della stanza rinchiuso in gabbia.

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Dopo la condanna a morte iniziò a delirare dicendo che aveva fatto un favore alla società liberandola della sua feccia (la maggior parte delle vittime erano prostitute, alcolisti e ragazzi con problemi) e accennando della sua impotenza si tolse anche i pantaloni.
Morì il 14 febbraio 1994 con un colpo alla nuca nella prigione di Rostov.

Čikatilo è diventato uno dei serial killer più conosciuti a livello mondiale per la sua ferocia, è probabilmente il serial killer russo più efferato della storia e grazie al suo caso adesso in Russia si ha molta più facilità nell’intervenire in casi del genere, viene inoltre citato in molti libri e riviste sul’argomento.

redazione