Sun Mu: l’artista che sfida il regime nordcoreano

Da pittore di regime a disertore e artista satirico,  Sun Mu, pseudonimo che significa “senza confini”, si allontanò dalla Corea del Nord nel 1998 per sfuggire dal terribile regime coreano e rifarsi una vita in Corea del Sud. Pur ormai lontano dal paese d’origine, il pittore ha comunque deciso di mostrarsi in video il meno indispensabile, o con il viso sfocato quando concede interviste, tanto da essere stato soprannominato «artista senza volto». Decisione presa per tutelare la famiglia, rimasta a Nord del 38esimo parallelo, ed evitare possibili ritorsioni.  L’intera storia di Mu viene raccontata attraverso il documentario «I am Sun Mu» di Adam Sjoberg.

Diventato celebre per i suoi dipinti provocatori, della sua storia si sono occupati nel corso degli anni le principali testate internazionali, alimentando così la sua fama di artista contro la dittatura. Nel 2009, il New York Times gli dedicò un lungo articolo descrivendo il suo modo di usare l’arte non più per celebrare la leadership nordcoreana, ma per farsene gioco. Sun Mu infatti, dopo aver studiato arte in una scuola di Pyongyang, durante il servizio militare obbligatorio fu costretto a disegnare i poster di propaganda del regime. Da qui l’idea. Utilizzare queste stesse illustrazioni per denunciare i soprusi e le assurdità della dinastia Kim con un tocco di amara ironia.

I suoi ritratti non solo prendono di mira il culto della dirigenza ridicolizzandolo, ma mettono insieme l’estetica militare del realismo socialista di Pyongyang con la colorata pop art che alcuni critici hanno definita quasi “disneyana”, come dimostra ad esempio il ritratto di Kim Jong con accanto alcuni personaggi animati quali Belle, Mickey Mouse e Trilly. I soggetti delle opere sono spesso i protagonisti dei manifesti di propaganda: bambini forzatamente sorridenti come nella sua opera più famosa “Happy Children”,  soldati in uniforme e ovviamente i discendenti della famiglia Kim, tra cui il fondatore Kim Il-sung, il leader Kim Jong-Il fino all’attuale dittatore Kim Jong-un. 

Soprattutto quest’ultimo, chiamato il “dittatore bambino”, è noto alle cronache per le sue imprese tanto spietate quanto assurde, tant’è che spesso si fatica a credere che alcune notizie siano reali davvero (un surreale esempio è obbligare uomini e donne a portare il suo stesso taglio di capelli). Oltre al controllo capillare di qualsiasi aspetto della vita dei cittadini, Kim Jong-un è considerato dall’opinione pubblica pericoloso per aver addirittura realizzato dei test nucleari.

Nel 2014 la mostra Red White Blue, organizzata a Pechino, è stata censurata e smantellata all’ultimo momento da parte delle autorità cinesi, a causa dei suoi contenuti politicamente sensibili. Infatti i tre colori scelti, il rosso, il bianco e il blu, compaiono nelle bandiere dei Paesi coinvolti nei colloqui sul nucleare nordcoreano (le due Coree, la Cina, gli Stati Uniti, il Giappone e la Russia), ormai fermi dal 2009.  Secondo l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap: ” La polizia ha impedito al pubblico di entrare nella galleria, ha fatto rimuovere le opere e anche i cartelloni pubblicitari appesi all’ingresso della mostra”. Un cartellone poi annuncia che ”l’inaugurazione della mostra è stata, per varie ragioni, sospesa”. Sia il ritrattista che il personale del museo hanno fornito ulteriori spiegazioni sulla mancata inaugurazione.

Alice Spoto