Sgarbi padre preterintenzionale: “la mia libertà è di non avere ne famiglia nè figli”

Sono tante le simpatiche stranezze di Sgarbi, lo immaginiamo sotto tanti aspetti nei ruoli più disparati, grazie ai social ed alla sua ironia lo vediamo immortalato sul water, che si azzuffa calorosamente in diversi programmi televisivi, che viene sollevato di peso dalla Camera dei Deputati furente, ma difficilmente lo abbiamo visto nelle vesti di padre, eppure ha tre figli, 3 splendidi ragazzi. Carlo, il primogenito oggi 32enne, dopo anni di battaglie legali e di udienze e convocazioni per test del Dna a cui non si presentava; Alba, 22 anni, e Evelina, 21, tre figli di tre madri diverse. La stranezza vuole che proprio Alba, in un video che spopola sul web, abbia dimostrato il grande amore per il padre, tuffandosi in acqua vedendolo in difficoltà. Padre preterintenzionale, così si definisce, «Intanto, è una leggenda che io sia un padre maledetto. Io sono un padre preterintenzionale. Tuttavia, posso solo compiacermi che i figli siano nati. Alle madri, ho sempre detto: dovete comunque farli, io sono per la vita. Tuttavia, se li avessi voluti, avrei seguito i principi di mio papà: mi sarei sposato in chiesa, li avrei battezzati e non mi sarei mai separato. Invece, la mia libertà è di non avere né famiglia né figli». I figli secondo Sgarbi sono della madre,  come tale lui non ha mai voluto contrastare il ruolo portante, «Per chi è nato nel ‘52 e ha avuto la sua iniziazione amorosa nel ‘69, fa parte dell’aria dei tempi. Le letture proibite in collegio, di Pavese, Baudelaire, D’Annunzio, mi hanno convinto che ogni persona risponde solo di sé. Dopodiché, accade che i figli nascano e qui ho scelto un altro principio fondante della mia visione: che i figli sono delle madri. Io non rivendico e non chiedo nulla e queste donne hanno avuto da me ciò che desideravano: diventare mamme. Questo mi ha reso partecipe di un’armonia del mondo. Nella mia visione, poi, che qui è Ottocentesca, il padre deve esistere per contribuire utilmente ai figli, attraverso una casa e del danaro. E io, fra cause legali e mia volontà – a seconda dei diversi figli e situazioni – ho sempre contribuito». Il test del Dna, non è di certo stato il fiore all’occhiello per Vittorio, «L’attrito c’è stato solo con la prima madre. Evelina l’ho avuta da una storica torinese e l’ho riconosciuta senza problemi. Mentre la mamma di Alba, una cantante lirica albanese, era sposata e c’era l’ipotesi che il marito potesse essere il padre, poi, lei è rimasta vedova e Alba ha preso il mio cognome. Però, le verifiche di Dna non le ho mai fatte, perché io figli li riconosco dalle orecchie. Se le hanno spigolose e taglienti come le figure rinascimentali del pittore ferrarese Cosmè Tura, le ritengo la prova genetica che siano figli miei». Come sempre le sue teorie sono indiscutibili tanto che nonostante la sua scarsa presenza, lui stesso sostiene che il fatto sia giovato ai figli,  «Come già Gabriele D’Annunzio, non ho ingombrato le loro vite con la mia presenza oppressiva. In questa logica di personalità prevalente, non ho fatto nulla e i figli sono venuti benissimo. In particolare mi compiaccio della ragazza albanese. L’ho sempre apprezzata, per carattere, timidezza, educazione e per le sue capacità, dato che ha vinto il concorso in Bocconi dove si laurea. L’altra, Evelina, è molto sveglia, molto furba, ma un po’ irritante perché ha un temperamento simile al mio». Nonostante le parole, il fatto che la figlia sia sia lanciata in acqua con i pantaloni per aiutarlo, sicuramente avrà riempito il suo cuore di gioia, ma il buon Vittorio, preferisce ironizzare come sempre, «No no, stava già facendo il bagno così. Io, con la seconda onda, ho perso gli occhiali, ma non c’è stato un reale o drammatico allarme. Resta il fatto che lei è stata l’unica a venirmi incontro e io voluto farne una comunicazione che valorizzasse la sua sensibilità, soprattutto in Albania, dove è una piccola star, intervistata perché è mia figlia.La risacca era vera. Il resto è una pagina di letteratura sentimentale. Un racconto edificante. Col bel dettaglio della mano della figlia tesa al padre. Era una pubblicità che si meritava».

Alessandra Filippello