“Se uno gradisce l’ano più della vulva, che sarà mai?” Feltri contro il ddl sull’omofobia

Il grande Feltri non si distrae mai  e questa volta al posto dei soliti meridionali ecco prendere di mira i diversamente sessuali. Prendendo come tiro di lancio il ddl Zan, tira fuori il meglio di se,  “Se uno gradisce l’ano più della vulva, che sarà mai?” Feltri sul Fatto Quotidiano contro il ddl sull’omofobia “E’ assurdo che la realtà non possa essere descritta con parole popolari. Gli omosessuali hanno ragione di essere chiamati gay, però al di fuori della definizione rimangono froci e tra di loro si appellano proprio così. Il linguaggio corrente viene dal basso e non dall’alto degli imbecilli…”.  Questo ddl, è la sintesi di 5 proposte di legge a firma Boldrini, Zan, Scalfarotto, Perantoni, Bartolozzi (che per altro a loro volta sembrano usare in modo confuso tra loro i termini orientamento sessuale/motivi di genere/transfobia/omofobia e identità di genere) intende riconoscere gay, lesbiche e transessuali come soggetti particolarmente vulnerabili e quindi meritevoli di tutela specifica. Sostanzialmente aggiunge quindi la fattispecie di reato “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione basati sul genere” alle discriminazioni su base razziale, etnica, religiosa comprese nella legge Mancino. E’ stata criticata a monte la scelta del ddl di voler raggiungere il proprio fine di “promozione dell’uguaglianza” non lavorando sulla generalità della norma (ad esempio parlando di reati contro “la dignità della persona”), ma al contrario dettagliando un elenco di categorie meritevoli di particolare tutela. Tuttavia questo genera immediatamente un problema di istanze di riconoscimento, potenzialmente infinite (o, nel caso non divengano leggi, genere un infinito elenco di categorie discriminate): se sono meritevoli di tutela le categorie x e z perché non la y, qualunque essa sia? Vogliamo combattere la discriminazione basata sul genere sessuale? va bene, ma allora perché non introdurre una norma per ogni categoria che possa risultare vulnerabile e sanzionare ogni possibile discriminazione basata sulla disabilità, o su un ipotetico svantaggio estetico: hanno diritto ad esempio gli incel ad essere riconosciuti come tali o non possono essere tutelati in quanto tali da articoli che collegano tale sottocultura al terrorismo o li qualificano come “intrinsecamente violenti”? La parola passa a Feltri “I fatti dicono che parecchi maschi preferiscono coricarsi con altri maschi anziché con donne come previsto dalla natura. Non è il caso di scandalizzarsi se uno gradisce l’ano più della vulva, che sarà mai? Tuttavia è assurdo pretendere che la realtà non possa essere descritta con parole popolari italiane e si debba ricorrere ad anglicismi. Lo stesso problema si pone allorché si discuta di sessismo, di cui sono prevalentemente accusati gli uomini che, viceversa, ne sono vittime. In effetti quale è l’insulto più diffuso dalle nostre parti? Testa di cazzo. Una espressione spesso in bocca pure alle signore. Nessuna delle quali ha detto: testa di figa. Anzi, questo sostantivo, sebbene aggettivato, ormai è un complimento. Per dire che una cosa è bella si afferma che è una figata. Invece per sostenere che è brutta si afferma che è una cazzata. Non solo. Un bel ragazzo viene gratificato con questa carineria linguistica: è un figo. Quindi ha vinto l’organo femminile su quello maschile, che è dispregiativo. È la dimostrazione che i conformisti del politicamente corretto sono affetti da imbecillità di gregge, non analizzano le questioni lessicali ma le trasformano in pretesti per polemizzare con chi rispetta il dizionario nella convinzione che addolcire le espressioni verbali per apparire più chic sia una idiozia”. Certo che se per fare leggi i politici vanno incontro a fiumi di confusione e se per farsi leggere basta aprire gli argini di qualche diga, non ci resta che riflettere.

Alessandra Filippello