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Penso positivo: la consacrazione di Fulminacci e Valerio Lundini

Un pezzo scritto a quattro mani da Marco Nuzzo e Paride Rossi

È possibile incendiare l’Ariston a inizio serata? Ovvio che sì, se si presentano sul palco Fulminacci, Valerio Lundini e Roy Paci. Nella serata delle cover, infatti, il giovane cantautore romano ha voluto proporre un brano di Jovanotti, “Penso positivo”; insieme a lui al comico Lundini e al trombettista Roy Paci. Lundini è il personaggio del momento, è una vera e propria divinità scesa in terra, e a vederlo al festival in gara si toccano vette non alte, altissime.

L’esibizione è subito straordinaria con Fulminacci che si distacca totalmente dall’immagine del cantautore romantico di ieri sera. Parte dalla batteria, dimostrando anche una capacità notevole allo strumento. Ma lo show inizia non appena si alza e affianca Lundini. Da lì parte un crescendo di energia accompagnata anche da un ironico balletto purtroppo troppo poco inquadrato dalle telecamere. I due mettono in scena anche uno dei gesti che quotidianamente tutti noi facciamo: una semplicissima stretta di mano: ma no! Ora è vietata, ed ecco il saluto col gomito.

Lundini è partito in sordina, con parole ripetute e strozzate, guardando nel vuoto con la “sua” faccia inconfondibile, dissacrante e quasi inespressiva. Il motore di Valerio Lundini ha preso il giro giusto con il suo assolo, iniziato seguendo il tracciato del buon Jovanotti, andando poi off road con stile e genialità, rendendo canzone l’irriverenza di una metafora. Bolivia, India, Africa, chiese, storia dell’arte, gli ingredienti per rendere unica e propria una cover.

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In tutto ciò non dimentichiamoci dello special guest Roy Paci. Il musicista ha accompagnato i due con una fantastica esibizione alla tromba, dimostrando ancora una volta di essere un mostro sacro con lo strumento alla bocca.

Dietro la scelta del brano vogliamo vederci un messaggio di speranza nel periodo tenebroso che stiamo vivendo, ipotesi forse confermata dalla chiusura del testo di Fulminacci con “pandemia”. La miglior medicina quando si è soli è proprio la musica e Jovanotti è un maestro, lo sappiamo bene. Non una scelta strappalacrime, anzi, ma piena di gioia, un inno alla voglia di vivere, di guardare il bicchiere sempre mezzo pieno, aggrappandosi alla scienza ma anche alla cultura e all’arte, antidoti di qualsiasi veleno.

Un’esibizione geniale, divertente e fresca, con Fulminacci che sta veramente dimostrando di essere un grandissimo artista, con Lundini che non sfigura nemmeno per mezzo secondo, ingredienti di una torta perfetta condita dalla ciliegina sulla torta di Roy Paci.

redazione