“No grazie, non sono interessato” nessuno vuole eseguire i test sierologici proposti dalla Croce Rossa

Per combattere il coronavirus abbiamo messo in campo tutto, dalle mosse sbagliate con terapie d’urgenza poco verificate, alla chiusura dell’intera Italia, per contenere i contagi. Ogni mossa alla fine è sempre criticabile, ma del resto si è sempre pronti a criticare con il senno di poi. Un dato estremamente importante che porterebbe a delineare veramente il grado di contagio e propagazione sull’intero territorio del Covid, come eseguire i test sierologici, viene disertato, la maggior parte risponde di non essere interessato.

L’indagine sierologica lanciata dal 26 maggio dal Ministero della salute, non è stata accolta dalla popolazione con l’attenzione che merita. I 150 mila individui sorteggiati dall’Istat per eseguire il test non sono stati molto partecipativi, ad oggi, meno di trentamila cittadini avrebbero già effettuato il test. Paura, tanta, di ricadere nel lockdown, di rimanere bloccati in attesa del protocollo sanitario che prevede il test del tampone, delle attese bibliche dei protocolli sanitari, di rispondere a numeri sconosciuti, di tornare indietro. Eppure, non è mettendo la testa nella sabbia che sconfiggeremo il virus.

Alla luce, della sia pur debole carica, di contagio portata in giro dagli asintomatici, avere dei dati che delimitino la tipologia della popolazione, facendo un primo screening tra positivi e negativi al test sierologico, aiuterebbe tanto. Lo stesso esame, pungi dito, non rappresenta uno spauracchio di dolore, non è invasivo, non è cruento, ma è nella sua semplicità come una luce nel buio. Se i 150 mila individui sorteggiati della popolazione avessero effettuato i test, oggi saremmo in possesso di una mappatura sul territorio, metteremo fine alla parola focolai, e potremmo affinare le armi per debellare il nostro nemico invisibile. Secondo il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri ci sarebbero altre 41 mila persone pronte a farlo nei prossimi giorni con la prenotazione già accettata. Un numero ancora troppo basso rispetto alla previsione con il paradosso tra la volontà di tanti (molti non sorteggiati) di effettuarlo e la scelta di altri di rifiutare.
Il timore di essere costretto all’isolamento in caso di positività in attesa del tampone successivo starebbe infatti spingendo verso il no le risposte alle telefonate della Croce Rossa. La scelta resta volontaria, rendersi disponibili per il bene del Paese dovrebbe però rappresentare un dovere da cittadini.

Alessandra Filippello