L’Hemline Index ci dice quanto mostreremo le gambe dopo il Covid-19

Quello che stiamo vivendo passerà alla storia. La crisi da Covid-19 ha avuto un grande impatto sul nostro modo di vivere, di comportarci, di vestire. Lo farà anche nel futuro. L’emergenza che stiamo affrontando non è paragonabile alle battaglie che hanno devastato interi continenti e modificato le vite di milioni di persone in passato, ma ciò che seguirà l’emergenza Covid-19 sarà sicuramente un vero e proprio periodo di crisi, per tutti i settori.

Il World Economic Forum definisce il post-Covid-19 come un periodo di “sfide ed opportunità” nel suo report. Anche dalla dirigenza della Task Force italiana c’è la speranzosa convinzione di un’occasione per rilanciare il nostro sistema economico. E’ comunque facile imbattersi in pronostici semplicistici e tentativi di previsione di una catastrofe finanziaria. L’unica previsione che possiamo fare per il prossimo futuro riguarda la lunghezza delle gonne nelle prossime stagioni. Quello che all’apparenza sembra un dato inutile, è guidato da un indice economico, l’Hemline Index, che seguendo la fluttuazione dei mercati è capace di prevedere le tendenze moda su un periodo medio-lungo. La curiosità che scaturisce questa premessa non ci ha lasciato indifferenti, nonostante la sfiducia di molti specialisti di settore.

via thefashionspot.com

 

Cenni storici

Teorizzato dal professor George Taylor nel 1926 l’Hemline Index afferma che in tempi di crisi gli orli delle gonne si allungano verso terra mentre in tempi di prosperità economica salgono vertiginosamente verso la zona puberale. Migliore è la condizione economica, più corte le gonne insomma. E viceversa. La storia della moda è testimone di questi alti e bassi : nel 1929, dopo il crollo della Borsa di Wall Street,durante la Grande Depressione, le gonne si allungano sotto il ginocchio, e per opposto nella Londra dello youth-quake, il “terremoto giovanile” dei prosperosi anni 60, viene alla luce la rivoluzionaria minigonna di Mary Quant. 

via thesun.com

In America gli anni ottanta sono un chiaro esempio della teoria, con il periodo del “Winter of Discontent” che nel 1982 vede gli orli scendere di nuovo sotto al ginocchio parallelamente all’innalzamento dei tassi di disoccupazione e all’aumento dell’inflazione fino al 15%. Le sorti dell’economia si rialzano nel 1993 ed ecco apparire sulle passerelle le minigonne e lo stile “Cool Britannia”in USA, complici le Spice Girls ed i loro striminziti outfit a dettare legge sui palchi e nelle vetrine di tutta Europa.

Questione di cicli

Le sorti finanziarie globali influiscono sulla serenità e sul potere d’acquisto sia dei consumatori che del settore d’interesse. Indubbiamente una maggiore stabilità economica collettiva porta ad una maggiore indipendenza individuale sia sul piano della libertà e dell’emancipazione personale che sul potere d’acquisto.Sono queste solo speculazioni? C’è una vera connessione tra il ciclo della moda e dell’economia?  Nel 2010 uno studio analitico-quantitativo dell’Erasmus University di Rotterdam ha voluto verificare la leggenda metropolitana dell’Hemline Index. Comparando un campione di dati mensili raccolti tra il 1921 ed il 2009 con la cronologia dei cicli economici basati su dati NBER, la maggior organizzazione per la ricerca in campo economico degli USA, lo studio ha ottenuto che la situazione economica precede l’accorciamento degli orli seguendo un trend non-lineare. Ogni fluttuazione di mercato ha effetto sulle tendenze di lunghezza ogni 3 anni. Se nel 2010 le minigonne erano un must, i designer non sono quindi gli unici responsabili. Il boom economico del 2006-2007 potrebbe aver favorito designer e acquirenti nel mostrare le gambe, anche se la valutazione del mercato azionario non rientra nel processo creativo dei buyer, protagonisti principali del sistema moda.

via bloomberg.com

Quale sarà la prossima tendenza?

L’Hemline Index è considerato un indice fuorviante e approssimativo da molti. Sicuramente il ciclo economico e la moda si influenzano l’un l’altro, ma non a livello così profondo e consequenziale. Nonostante ciò, nel 2015 Henry Blodget, CEO e capo redattore di Business Insider afferma

“Sono serviti 25 anni all’economia e ai mercati finanziari per correggere gli eccessi degli anni ’20, ne sono serviti altri 25 per correggere quelli degli anni ’60. Gli eccessi della parte finale degli anni ’90, che si sono poi estesi fino ad oggi sono, in certa misura, i più estremi della storia. Non dovrebbe essere una sorpresa, dunque, se dovesse servire lo stesso tempo, o anche di più, per correggerli…”

Anche il Global Financial Stability Report del 2019 aveva preannunciato una imminente crisi finanziaria proprio per questo motivo.  Negli ultimi anni il debito pubblico globale stava crescendo di anno in anno prima dell’emergenza Covid-19. 

In conclusione, il fenomeno di trasformazione del sentimento di crisi non sarà immediato. Vedremo gonne più lunghe, ancora di più delle midi che spopolano oggi ? Sarà il ritorno al country e allo stile bohemmiene o no? Sconvolgeremo le sorti del ciclo storico con l’innovazione? Non possiamo saperlo ancora con certezza, ma confidiamo sicuramente nel potere della creatività che non dorme mai, neanche in survival mode.

Irene Coltrinari