“La terra sotto i piedi” di Daniele Silvestri è la sola musica che meritiamo

C’è che i tempi erano più che maturi per ridare alle nostre orecchie un nuovo album di inediti di Daniele Silvestri. Così, finalmente, è arrivato il 3 maggio “La terra sotto i piedi”.

Il disco è stato registrato a Favignana in sei giorni a casa di un amico con l’unico scopo di far emergere il suono. E’ proprio la roccia dell’isola di Favignana la protagonista della copertina dell’album su cui Silvestri poggia i piedi ben piantati a terra e della quale ha detto: “C’è qualcosa di magico in quella roccia. Io non sono particolarmente esoterico ma è vero che ogni posto emana una sua energia”.

Se tre anni fa con “Acrobati”, Silvestri invitava alla leggerezza e alla necessità di volare, nel 2019 “La terra sotto i piedi” è il ritorno di chi ha provato ad essere poetico ma di natura è l’uomo politico di aristoteliana memoria. Il cantautore romano ha spiegato: “Con questo disco mi è tornata la voglia di tornare a guardare le cose da vicino. Ci sono state tante cose che mi hanno fatto tornare la voglia di sporcarmi le mani. In questo momento storico la solidità manca più di prima, per motivi che c’entrano con la società che non è arrivata preparata a questo mondo nuovo dove abbiamo tutto a portata di mano, veloce, effimero. Tutto sta nel riuscire a capire cosa è giusto e sbagliato”.

“La terra sotto i piedi” è la perfetta fotografia della società attuale scattata da un cantautore oramai cinquantenne che da venticinque anni ci racconta nel suo particolar modo di padroneggiare la musica e la lingua italiana cosa vede, cosa lo inquieta e come ama. Daniele Silvestri ci ha abituato a canzoni perfette, con le parole giuste nel posto giusto e con una musica ricercata con uno sguardo sempre verso la sperimentazione, l’estetica dell’ingegno sonoro e l’intraprendenza di chi sa che la musica è complessità ma senza semplicità resta la banalità delle cose già sentite.

La perfezione è una delle caratteristiche de “La terra sotto i piedi” insieme ad armonia e rottura. Il disco è uscito, infatti, in un periodo particolare per la musica italiana e la discografia. Sono tempi in cui conta la vittoria dei clic e delle visualizzazioni rispetto all’effettiva qualità di cosa si ascolta. Canzoni spesso vuote, monotone e banali per testi e musica riempiono le radio e le classifiche senza lasciare senso, conforto e l’impressione di aver sentito canzoni che possono definirsi eterne. È come se Daniele Silvestri si fosse approcciato con il fare di chi sa cosa circola in giro, ma poco gliene importa perché ha delle cose da dire nel modo da sempre utilizzato che poi è il motivo per cui Daniele Silvestri è uno dei cantautori italiani più apprezzati.


“La terra sotto i piedi” contiene 14 canzoni perfette per contenuti, musiche e messaggi. Azzarderemmo nel considerarlo un album concettuale nel senso che c’è una varietà di sfumature e di temi trattati che alla fine dell’ascolto ti senti come se sapevi che ti mancava qualcosa e l’hai finalmente trovato. È anche inutile dirselo, ma il nuovo album di Silvestri nulla ha a che vedere con le nuove leve della musica italiana. Le quattordici canzoni sono tutte estremamente ben ponderate sia nei testi sia nelle musiche. Si capisce subito che è un album lavorato ed elaborato. Soprattutto si capisce da subito che Daniele Silvestri tiene a questo disco particolarmente.

“La terra sotto i piedi” si apre con “Qualcosa cambia” in cui si parla dell’importanza delle scelte che determinano il cambiamento e dell’importanza di saper affrontare prima e superare dopo gli ostacoli. Segue “Argentovivo”, brano portato al Festival di Sanremo 2019 con Rancore e Manuel Agnelli nel quale si racconta l’adolescenza di oggi: giorni interi spesi davanti ad uno schermo acceso mentre il mondo è fuori.

“La cosa giusta” è per eccellenza una canzone d’amore in cui Silvestri delinea la sua definizione d’amore. Amare non è farsi male. “Non ci si trova se non ci si applica. Non ci si ama se non ci si merita”. È come se fosse il continuo di “Ma che discorsi”. L’amore è presente pure in “Prima che” e “L’ultimo desiderio” nelle quali lo stile inconfondibile del cantante romano unito alla melodia rendono i brani qualitativamente importanti.

In “Tutti matti” Silvestri parla del mondo di oggi e di quanto sia così distante da una lei che intuitivamente è sua figlia. Seguono poi canzoni propriamente critiche come “Tempi modesti”, “Complimenti ignoranti” e “Blitz Gerontoiatrico”. Silvestri critica i politici che dovrebbero dare il buon esempio, critica il comportamento dei fan dopo l’avvento dei social e critica i trapper. Sono canzoni in cui Silvestri rappa e che hanno una loro forza soprattutto grazie alla precisa scelta delle parole usate.

“Concime” è una canzone di rara bellezza in cui si spiega il concetto di terra sotto i piedi, “La vita splendida del capitano” è una canzone ispirata dall’addio al calcio di Totti e “Il principe di fango (solo un lieto fine)” è la canzone di chiusura del disco nella quale si parla di un buco nel petto, di principi, di vecchi commossi e del desiderare un lieto fine.

In “La terra sotto i piedi”, la musica di Daniele Silvestri si conferma ancora una volta estremamente dotata di fascino e pensiero. A cinquant’anni con venticinque anni di carriera alle spalle Daniele Silvestri si impone con un disco che racchiude talento, denuncia e voglia di lasciare un segno come quando calpesti la terra. È decisamente uno degli album italiani più belli e importanti del 2019 perché dice cose giuste, ci ricorda che la musica va ascoltata e non può avere una durata prefissata e che oltre gli eh eh usati per riempire i vuoti dai cantanti indie e trapper, c’è un dizionario infinito di parole che determinano un significato.

“La terra sotto i piedi” è un album immenso, è l’ossigeno di cui avevamo bisogno, è la dimostrazione che il cantautorato italiano non è diventato un’utopia.
Buon ascolto!

Sandy Sciuto