La macabra storia dello Squartatore di Reno-Ruhr

Frank Gust è un serial killer tedesco soprannominato “Lo Squartatore di Reno-Ruhr” dai media per il suo modus operandi simile al famoso “Jack lo Squartatore”

Nacque ad Oberhausen nel 1969 e sin da piccolo mostrava una tendenza sadica perversa. Si divertiva a torturare, uccidere e sventrare animali di piccola taglia, ma fu un episodio in particolare della sua infanzia che segnò la sua vita per sempre: a 9 anni gli venne regalato un porcellino d’india, il padre però non lo volle tenere per la sua allergia e nemmeno sua nonna, così gli consigliò di sopprimerlo.
Legò l’animale e prese un blocco di cemento con cui ucciderlo, invece di colpire la testa però gli colpì il corpo che fece spruzzare dalla bocca le sue interiora. Toccando il corpo ormai squarciato si eccitò sentendo il calore che emanava.

Passò da animali di piccola taglia a conigli che rubava dalle fattorie, li sventrava mentre si masturbava.
Raccontò di aver ucciso anche dei cavalli ma non fu mai accertato.

Crescendo si interessò anche alla necrofilia e per questo si intrufolò in vari obitori, apriva tagli sui corpi per praticarla, ma ciò non lo soddisfava perchè erano troppo freddi.
Spiegò poi alla polizia che durante la sua adolescenza il suo desiderio più grande era quello di poter strappare direttamente dal petto il cuore di una donna morente.

Tra il 1994 e il 1998 Gust uccise almeno 4 donne.
La prima vittima fu un’autostoppista di 28 anni sudafricana in vacanza, venne colpita alla testa dopo aver finto di non trovare le chiavi della macchina, il suo corpo decapitato e senza mani venne ritrovato poco dopo nel bosco.
Poi uccise due prostitute trovate alla stazione di Essen e anche i loro cadaveri vennero ritrovati mutilati.

La sua ultima presunta vittima fu la zia di sua moglie, il corpo in questo caso non venne mai ritrovato perchè fu smembrato pezzo per pezzo e nascosto con cura. Alla polizia disse che si trattò semplicemente di un suicidio assistito.

Gust confessò tutto alla madre che avvertì immediatamente la polizia dopo essersi confidata con un amico. Venne condannato all’ergastolo nel 2000 e si rifiutò di continuare una terapia psicologica in carcere definendosi un peso per la societá e incurabile.

In una lettera alla sua ex-moglie scrisse questo:

Già molto tempo prima che ci incontrassimo c’era qualcosa dentro di me, un “lato oscuro” se si può definire così.
Ad esempio, se una coppia va in un negozio e l’uomo nota una ragazza carina pensa “è proprio bella”.
Se invece l’uomo è con amici o da solo pensa “che figa questa qua, me la farei”.
Lo stesso succede con me, tutto intorno a me diventa irrilevante in una frazione di secondi e il pensiero di torturarla fino alla morte cresce dentro di me.

redazione