Intervista Romolo D’orazio: “Burocrazia e tassazione sono i limiti della nostra economia”

Lo stato in cui versa la nostra economia mette in allarme tutte le associazioni di categoria, indubbiamente già prima del covid esistevano settori che non navigavano in buone acque e nell’ultimo anno hanno visto dimezzare l’esiguo lavoro. L’artigianato e la piccola imprenditoria ha ricevuto un piccolo incentivo inserendosi all’interno del famoso Super Bonus 110% per il settore edilizio Non si sa ancora se ci sarà la proroga fino al 2023 anche se il Primo ministro Draghi ha sottolineato l’importanza di un tale incentivo per le imprese italiane. Per capire meglio come si muove il settore della piccola imprenditoria italiana e quali tutele mancano affinché una reale ripresa sia possibile lo abbiamo chiesto a Romolo D’orazio CEO di ModaImpresa e Presidente Confartigianato Molise.

In che stato versa il settore manifatturiero e delle piccole imprese in Italia? 

Il settore era già in difficoltà prima della pandemia: difficile accesso al credito, burocrazia insostenibile, manodopera a basso costo nei paesi esteri, concorrenza da parte dei grandi retailer (si pensi ad H&M nella Moda o ad Ikea nei mobili), difficile passaggio generazionale, scarsa digitalizzazione, solo per citare alcuni fattori critici.
Le micro e piccole imprese rappresentano la stragrande maggioranza delle imprese italiane e, conseguentemente, la difficoltà di queste ultime è una difficoltà generale del comparto produttivo del Paese.

La pandemia di certo non ha aiutato questo settore già penalizzato in passato. Cosa
chiedete agli organi governativi?

La pandemia ha inferto il colpo di grazia; le chiusure ad oltranza dei punti vendita si sono tradotte in calo degli ordini per le aziende, nel “migliore” dei casi.
Ci sono tuttavia situazioni ancora più complicate, come quelle relative alle aziende che hanno sostenuto i costi di produzione, consegnato le merci ai clienti e non incassato a causa delle chiusure dei negozi.
Questa situazione è tipica dei settori che lavorano su produzioni programmate ed ordini preacquisti (ad esempio il settore Tessile). Qui si assiste al paradosso di aziende con fatturato in crescita ed incassi inferiori agli anni passati.
La crisi di liquidità e l’incidenza dei costi fissi, a mio avviso, dovrebbero costituire il tema centrale del dibattito sui sostegni, ed è questo che chiediamo al Governo.

Cosa fa Confartigianato Imprese per le piccole attività?  

Occorre distinguere l’azione nazionale da quella locale; a livello nazionale ci sono proposte presentate e dialoghi in corso con il Governo. Oltre al tema impellente delle riaperture, abbiamo chiesto degli interventi mirati per le micro e piccole aziende sul tema della deduzione fiscale delle locazioni, proroga delle moratorie, proroga della CIG, per citare solo alcune delle nostre istanze. A livello locale, le associazioni assistono le imprese sul territorio prima di tutto attraverso una campagna informativa sui provvedimenti a loro riservati, specialmente per quanto concerne i decreti ristori, ed accompagnandole nella preparazione delle eventuali richieste. Abbiamo un contatto continuo e quotidiano con gli artigiani ed i piccoli imprenditori, per ascoltare le istanze del territorio e portarle sui tavoli della politica regionale. Attraverso gli enti bilaterali abbiamo erogato numerose misure di sostegno ai lavoratori durante la pandemia.

Il Superbonus del 110% ha davvero mosso le acque del settore edilizio e manifatturiero? 

Sicuramente rappresenta una misura utile alla ripresa di un settore in forte difficoltà, anche se destinata prevalentemente alle imprese medio-grandi. C’è stata una lentezza nella partenza ma ora mi sembra che gli interventi inizino ad essere numerosi e diffusi su tutto il territorio nazionale. Non dimentichiamo che i benefici, oltre che economici, sono soprattutto ambientali e di sicurezza: il miglioramento delle classi energetiche comporta un minor consumo e, quindi, riduzione dell’inquinamento; il rifacimento delle facciate renderà le nostre città molto più armoniche; gli interventi finalizzati all’anti sismicità comporteranno una maggiore sicurezza. 
Insomma, mi sento di dire che si tratta di una misura che, se ben gestita, può essere di grande impatto nei prossimi anni, rendendo l’Italia un Paese a vocazione green.

Quali criticità nasconde e le Piccole imprese sono state effettivamente aiutate e inserite in questo percorso? 

Come dicevo, la misura è destinata in primo luogo alle imprese “bancabili”, soprattutto per quanto riguarda l’anticipo delle fatture, o ad imprese che abbiano la possibilità di dedurre il credito (dunque imprese con fatturati consistenti). È altresì evidente come le imprese di medie dimensioni non riusciranno ad assecondare tutte le richieste di intervento, direttamente, e dunque subappalteranno le commesse ad imprese terze che, indirettamente, beneficeranno della misura.

Cosa manca all’Italia per essere davvero competitiva con le aziende straniere?

 La priorità massima è la riduzione drastica della burocrazia: per fare un esempio, ci sono paesi europei nei quali, in una sola giornata, si può costituire una società dal notaio, iscriverla alla camera di commercio ed aprire il conto in banca. Essenziale una riduzione della tassazione globale a carico delle aziende, che ormai ha raggiunto livelli record che sfiorano il 65-70%. Se si vuole rilanciare le micro e piccole imprese, bisogna agire principalmente su questi due elementi in modo da mettere l’imprenditore nelle condizioni di utilizzare le risorse per sviluppare il business e non per assolvere ai gravami imposti dallo Stato.

Claudia Ruiz