Il Cine-panettone di quest’anno è pronto: “soli a casa, tutto chiuso e non ti muovere per nessun motivo”

A Natale si può fare di più, questa è la decisione a stretta finale del governo, deciso ad abbassare la non certezza ma alta probabilità di un eventuale terza ondata epidemica per gennaio. “Purtroppo – ha ribadito il premier  Conte, questo virus non è facile controllarlo” e gli esperti dicono che “non c’è certezza della terza ondata, ma c’è probabilità. E allora in caso di pericolo bisogna agire con la massima precauzione”.  Il governo, dunque, sta preparando la stretta per le festività natalizie. Al momento le ipotesi sono ancora tutte sul tavolo. Si va da tutta Italia zona rossa nei festivi e prefestivi o da un’unica zona arancione dal 24 dicembre al 6 gennaio. E controlli più serrati in stazioni, aeroporti, grandi arterie autostradali e vie dello shopping, per scongiurare assembramenti nell’ultimo week end prima di Natale. Di che colore saranno allora le nostre feste è ancora in discussione, può darsi che vedremo tutto rosso, come in molti altri paesi, oppure un tenero arancione, che consente qualche chance in più al mancato spirito natalizio di questo famigerato anno 2020.  La zona rossa è sostenuta dai “rigoristi”, ma il compromesso più probabile prevede un’Italia in rosso dal 24 al 27 dicembre e dal 31 dicembre al 3 gennaio, otto giorni in totale in cui varrebbero tutte le regole già in vigore nelle Regioni rosse: vietato ogni spostamento, non solo in entrata e in uscita dalla propria regione ma anche all’interno del comune di residenza, salvo comprovate esigenze lavorative, motivi di salute o situazioni di necessità. E sarebbero chiusi tutti i negozi (ad eccezione di alimentari e farmacie) nonché ristoranti, bar, pub, gelaterie e pasticcerie.  Di fatto, si potrebbe uscire da casa solo per fare attività motoria, ma “in prossimità della propria abitazione” o attività sportiva “in forma individuale”.  C’è poi un’ulteriore ipotesi, più soft, che prevede l’istituzione di una zona arancione per tutta Italia dalla vigilia di Natale alla Befana o, in alternativa, nei giorni prefestivi, vale a dire il 24, il 31 dicembre e il 2 gennaio. Le misure previste in questa fascia consentirebbero di bloccare comunque gli spostamenti all’esterno del proprio comune e di chiudere bar e ristoranti – due degli interventi invocati dai tecnici per evitare che vi siano pranzi, cene e ritrovi nelle case o nei locali – mentre resterebbero aperti i negozi. In ogni caso la parola d’ordine è bloccare ad ogni costo gli assembramenti. L’obiettivo principale, spiegano al Viminale, non è tanto quello di “bloccare” le persone ma fare in modo che non si creino assembramenti, né nelle stazioni né tantomeno nelle strade e nelle piazze. Per questo più che contingentare gli ingressi nelle vie dello shopping, che creerebbe assembramenti ai varchi, si punterà ad istituire i sensi unici pedonali. Spetterà comunque ai comitati locali decidere quali siano le misure più idonee. A Milano è già stato deciso di contingentare le presenze in galleria Vittorio Emanuele, con flussi obbligati in uscita.

Alessandra Filippello