Codamozza, la balena con la coda tranciata dall’uomo, non ce la fa più a sopravvivere

Dalle stelle alle stalle, immaginate qualcuno che fieramente conduce una vita libera, che si avvale di un corpo maestoso ma non per questo avezzo alla violenza, di qualcuno che regna in un habitat indisturbato come un re, che tutti si piegano davanti a lui per riverenza, poi improvvisamente tutto svanisce, si diventa ombra di se stessi. Questa è la vita di Codamozza, così battezza il lei o il lui, la balenottera che non ha più la sua maestosa coda. Un animale sovrano del mare al pari del re Nettuno, che la disgrazia dell’uomo ha reso vulnerabile tagliandogli la coda. Senza la coda un animale dai 20 metri alle 50 tonnellate, non può più nuotare nelle profondità del mare, dove si trova il plancton di cui appunto si nutre. Non chiede vite, non sparge sangue, non fa male a nessuno Codamozza, ma noi si, l’abbiamo deturpata al punto di portarla ad una lenta ma inesorabile agonia.  Avvistata per la prima volta nel 2005, Codamozza è riapparsa nel golfo di Catania ma è allo stremo. Si tratta di una balenottera comune, il secondo animale più grande al mondo, dopo la balenottera azzurra.

 Per questa mutilazione, aveva un modo particolare di immergersi, tirando fuori il moncherino, diversamente dal resto della sua specie. Ma adesso, la coda non ce l’ha più del tutto. Forse un altro incidente, forse una necrosi che è andata avanti. Ma Codamozza non si ferma. A ottobre era stata avvistata al largo della Spagna e delle Francia, poi in Siria e in Grecia. Nei giorni scorsi l’hanno vista al largo della Calabria. E i volontari della onlus MareCampl’hanno individuata davanti a Catania. In pochi mesi, ha attraversato tutto il Mediterraneo da una parte all’altra, e poi ha continuato.

Adesso però Codamozza non ce la fa più, spiegano i ricercatori di Tethys, il centro di ricerca sui cetacei del Mediterraneo. E’ magra, ha i fianchi scavati, sta troppo tempo in superficie. Probabilmente, senza la coda non riesce ad immergersi alla profondità dove si trova il plancton di cui si nutre. Una balenottera può rimanere anche mesi senza mangiare, consumando lo strato di grasso.

Probabilmente sta consumando le sue ultime riserve, ma non si arrende. Punta verso sud, cercando ancora un po’ di plancton. La guardia costiera la controlla a distanza. Tethys invita a non avvicinarla con le barche, per non causarle ulteriore stress. L’uomo l’ha mutilata, ha rovinato la sua vita, l’ha fatta soffrire e ora l’ha condannata a morire di fame. Ma lei continua ad andare. Finché ci sarà mare, lei continuerà a nuotare. Quella è la sua vita, quello è il suo mondo. Finché il Mediterraneo non la inghiottirà silenziosamente con sé. Non ci saranno fiori ed unguenti per lei, o lapidi di commemorazione in suo ricordo, nessuno potrà mai sentire i morsi della sua fame, il dolore di non potersi muovere, una balena disabile, questo è l’immancabile primato dei noi uomini che abbiamo permesso tutto questo.

Alessandra Filippello