Achille Lauro a Sanremo: la vera rivoluzione l’ha fatta solo Alessandro Michele

Non si fa che parlare di lui e della sua rivoluzione sul palcoscenico dell’Ariston: Achille Lauro è sulla bocca di tutti. Durante il corso di tutte le sue performance, l’arte e la recitazione sono state il punto focale, se non principale, della sua ascesa al Festival di Sanremo. Criticato, ammirato, elogiato e incompreso: il pubblico del Festival non sa ancora bene cosa pensare. Qui, però, si sente da lontano un rumore di sottofondo che grida “rivoluzione”. Ma, cari lettori, possiamo essere davvero onesti con voi? L’unica rivoluzione che siamo stati in grado di cogliere è quella di Alessandro Michele, l’incredibile direttore creativo di Gucci.

Che Achille Idol, come lo chiamerebbero i follower di Instagram, abbia portato sul palco più celebrato d’Italia uno spiraglio di novità è innegabile ma che sia stato completamente supportato e aiutato dal genio creativo Gucci è un dato di fatto. Ad ogni performance, Lauro ha accompagnato la sua musica al teatro e all’estro creativo targato Alessandro Michele e quello che ci chiediamo tutti è: Achille Lauro sarebbe stato in grado di dare e ricevere così tanto dal Festival anche senza gli abiti di Gucci?

Perdonate la nostra franchezza ma: sul palco dell’Ariston abbiamo notato più Gucci con il suo incredibile impatto visivo o la reale bravura e destrezza del cantante romano?

Sicuramente un colpo da maestro il giocare con l’abito per portare sul palco qualcosa in più, un tassello in più per compensare qualche mancanza ma… forse qualcuno se n’è accorto.

Con la sua canzone “Me ne frego”, Achille è sicuro di voler rompere sul palco di Sanremo ogni costrizione sociale partendo proprio dal vestiario e dalla sua faccia tosta. È così infatti che, durante la prima performance, è arrivato all’Ariston più deciso che mai con una cappa in velluto pronto a sfoderare sul più bello una tutina glitterata color carne per continuare la sua dose di recitazione completamente scalzo. Ecco la chiacchieratissima celebrazione artistica di una delle scene giottesche più amate di San Francesco, situate nella Basilica Superiore di Assisi. In particolare – ha poi spiegato il cantante -si è voluto citare il momento esatto in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione. Sicuramente di impatto e decisamente fuori dal comune, ma abiti a parte, cosa ci è rimasto della sua esibizione? Noi diremmo il fascinoso lucchichìo della tutina Gucci più incredibile di sempre.

“Quello a cui assisterete non sarà più solo l’esecuzione di una semplice canzone: a Sanremo voglio portare quattro storie, quattro forme di omaggio, che rappresentino al meglio ciò che accade durante i miei live. Ho deciso di osare, di azzardare, qualcuno potrà dire che sono pazzo: sono disposto a correre il rischio, certo che chi non comprenderà avrà comunque il mio rispetto. Per tutto il resto… “Me ne frego” racconta Achille Lauro per spiegare la sua arte”. Ma, caro Achille, non sei pazzo anzi, estremamente intelligente per capire che un’alleanza con Alessandro Michele avrebbe fatto parlare di te come personaggio molto più della tua musica. Azzardato? No. Di impatto? Decisamente. Ma su quel palco la vera rivoluzione è stata fatta dalla moda, dal genio e dall’arte di un Alessandro Michele che tutta l’Italia stava sottovalutando. Se noi di Social Up potessimo dare la vittoria del Festival a qualcuno, quella andrebbe a Gucci. Per il resto? Sostanza indefinita.

 

Valentina Brini