Summer Darkness 2011

Intervista Tying Tiffany – La sperimentatrice della musica senza confini

Di Andrea Calabrò e Francesca Livi per Social Up!

Questa settimana abbiamo deciso di conoscere una delle più interessanti rivelazioni che la musica italiana ha fornito recentemente. Parliamo di Tying Tiffany. Tying Tiffany inizia la propria carriera di musicista facendo esperienza come bassista e coltivando la passione per l’industrial, la darkwave e il punk rock. Nel 2005 esordisce col suo primo album: Undercover. Disco organico e stilisticamente coerente, caratterizzato da molte citazioni sonore: al background maturato da Tying Tiffany nel corso degli anni si aggiungono infatti disco music in stile Giorgio Moroder, arpeggi di sintetizzatore, riff di chitarra e ritmiche techno hardcore ed electro dance tipiche degli anni ottanta e novanta. Undercover suscita un discreto interesse di critica e pubblico, soprattutto in Italia. All’album in questione fa seguito la relativa tournée. Tying Tiffany si esibisce in vari club internazionali, condividendo inoltre il palco con artisti quali Iggy Pop, Gogol Bordello, Pennywise, The Rapture, Buzzcocks, Stereo Total, Eels, dEUS, Tiga e Alec Empire. Con quest’ultimo compirà poi un mini tour nel 2008. Parallelamente alla sua carriera come cantante, la bravissima Tying Tiffany si è dedicata al mondo della moda.

Qual è stato il tuo primo approccio alla musica?

Ho iniziato a suonare il piano quando ero bambina, ma sono sempre stata ostile alle imposizioni scolastiche, cosi mi sono avvicinata alla sperimentazione musicale per conto mio, in adolescenza, con l’arrivo del primo pc. Fortunatamente sono cresciuta in una famiglia dove la passione per la musica, era pane quotidiano

Quali sono gli album che hanno influenzato maggiormente le tue sonorità?

La musica ha sempre accompagnato ogni mia giornata, ascoltando generi differenti musicali da John Carpenter, Bian Eno, Depeche Mode, David Byrne, Plastikman, Front 242, Erik Satie, Joy Division, Kraftwerk, Tool, N.I.N, Angelo Badalamenti, Melvins, Huggy Bear, Franco Battiato, etc… Quello che mi influenza  non è legato ad una sonorità in particolare, è  frutto di un insieme di elementi che la musica stessa trasmette.

Il tuo primo album, “Undercover”, uscì nel 2005. Come è stato lavorare al tuo primo album? Cosa è cambiato da allora?

Undercover è partito in maniera spartana, senza pretese, diretta, come un inaspettato pugno in faccia. Fece parecchio scalpore mediatico per il periodo, se non eri un intellettuale folk non potevi essere degno artista. Per quanto riguarda il percorso successivo, ho continuato la mia esperienza di crescita, vivendo il presente senza troppe aspettative, in maniera genuina, provando tutto ciò che sentivo al momento e sopratutto divertendomi tanto, avendo la fortuna di girare un po’ tutto il mondo.

Come dichiarasti precedentemente il tuo è un genere che viene accolto maggiormente all’estero. Perché in Italia la scena musicale non si è ancora aperta verso questo genere?

In realtà il genere è passato alla grande in Italia, ovviamente spinto da grossi circuiti e veicolato come controcultura, vedi Crystal Castles. Del resto l’erba del vicino è sempre più verde…

Cosa ti senti di consigliare agli artisti emergenti di musica elettronica italiani?

In generale a chi parte con un’avventura creativa, che sia musica, scrittura, pittura o altro; di attraversare  la propria strada, senza seguire regole dettate da fattori esterni, non ascoltare nessuno e seguire solo la proprio indole. Vivere da individui senza confini di territorio e non abbattersi alle prime sconfitte, mandando in frantumi i propri sogni, perché alla resa dei conti, è solo una questione di fortuna o denaro, chi ne ha di più, altri meno e chi ne ha di più di quel che merita.

Cosa possiamo aspettarci da te nel futuro?

Sto rincominciando a lavorare su alcune idee, al suono del prossimo album, passaggio non semplice, visto che sarà il sesto. Mi sono presa tutto il tempo necessario, zero fretta. Sarò in  Messico a marzo per alcune date e nel frattempo porto avanti il mio side project techno-industrial LAURAPALM3R. Cosa certa è che non voglio continuare nel rimanere ferma nello stesso percorso e come ho sempre fatto, continuerò a sperimentare in vari generi e forme.

redazione