Mason Wells: il ragazzo scampato a tre attentati

Se la fortuna ha un nome quel nome è Mason Wells, missionario mormone di 19 anni e proveniente dallo Utah, è scampato a tre fra gli attentati più tragici negli ultimi 5 anni.
Nel 2013 era fra gli spettatori alla maratona di Boston a pochi metri dalla fermata dove è avvenuta l’esplosione.
Trovatosi nel luogo dell’attentato per seguire la madre Kimberly che gareggiava, se l’è vista brutta il giovane ragazzo ma, come un miracolato, è riuscito a salvarsi e a detta della stessa donna è riuscito a mantenere il sangue freddo di fronte a quella tragedia.
Dovranno passare circa due anni prima che la dea bendata torni ad essere protagonista nella vita di Mason; questa volta, da solo in giro per l’Europa, il ragazzo si trovava nella capitale francese in quel 13 Novembre 2015 che noi tutti ricordiamo con grande dispiacere, rancore e dolore per le numerose perdite in fatto di vite umane a seguito di attacchi terroristici a ripetizione.
Se per molti è un giorno di lutto da dimenticare per continuare a vivere, per il giovane Wells quella è una data da ricordare; così vicino per la seconda volta alla morte, è riuscito come in un film a salvare la pelle e a sconfiggerla un’altra volta, chiamando i genitori preoccupati e confermando la sua incolumità di fronte a quegli eventi catastrofici.
Certo le disgrazie non vengono mai da sole, e forse se lo aspettava anche il ragazzo stesso, la morte sarebbe andata a bussare a casa sua un’altra volta.


Così un anno dopo, come un abbonamento (solo che in questo caso non è lui a decidere o meno di rinnovarlo), il ragazzo dovrà ringraziare ancora una volta il destino, la sorte per aver fatto si che sopravvivesse ai recenti attentati a Bruxelles, la capitale fiamminga.
L’inferno lo segue, ma Wells ha il passo veloce e per la terza volta è riuscito, memore delle esperienze passate, a mantenere la calma e affrontare quei momenti di puro terrore e che hanno visto decine di vittime.
Per il giovane americano vi sono state piccole conseguenze a livello fisico, la rottura del tendine di achille, diverse ferite da schegge di proiettile e ustioni di secondo e terzo grado al volto, ma quello che è importante è che la vita ha vinto sulla morte, almeno in questo caso.
Fortunato, a discapito di tanti altri che hanno perso la vita, penserà qualcuno ma non è una colpa e siamo contenti che non ci sia da aggiungere un altro nome alla lista delle numerose vittime innocenti trovatesi al posto sbagliato nel momento sbagliato.

Victor Venturelli