141 pazienti da coronavirus completamente guariti, ritornano positivi, tra questi 34 sono ventenni

In Corea del Sud,  il Korea Centers for Disease Control and Prevention (KCDC) ha fatto sapere che 141 persone giudicate completamente guarite sono risultate poi di nuovo positive al Coronavirus e, sottolineano, tra queste 34 sono ventenni. 

Il timore che il virus possa infettare di nuovo persone guarite è tra le principali preoccupazioni a livello globale. Per Jeong Eun-kyeong, direttore dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, il virus potrebbe essersi “riattivato”, piuttosto che avere infettato di nuovo un corpo guarito da precedente contagio. 
Sorge l’ipotesi che il virus  possa rimanere nel corpo dei pazienti guariti, ma in forma depotenziata, senza avere la capacità di infettare nuovamente altre persone o di nuocere al paziente in questione, ma al momento opportuno per cause non ancora specificate possa tornare a presentare la propria carica virulenta.
Altra ipotesi è che i test che evidenziano la negatività del paziente, possono dare dei dati falsati, per cui prima di proclamare la fine della malattia, occorre eseguire dei tamponi distanziati nei giorni.
Circa 7 mila coreani sono stati registrati come guariti dal coronavirus. Ma “il numero crescerà, è solo l’inizio”, sostiene un professore virologo del Korea University Guro Hospital, convinto comunque che non si tratti di vere e proprie nuove infezioni ma di recidive.
Sicuramente l’infezione da coronavirus Covid- 19, è al momento per contagiosità e per l’enorme vastità di mutazioni che porta, una delle peggiori epidemie riscontrate nella storia.  L’evoluzione dei contagi, a causa del forte numero di pazienti totalmente asintomatici sul territorio porta qualsiasi previsione dei virologi mondiali a dei grandi quesiti spesso contrastanti con teorie che vanno in conflitto. 
Si parla del supporto di farmaci per alleviare le conseguenze peggiori dell’infezioni, subito smentite da ulteriori voci, sulla tipologia del tipo di complicazioni. L’alternersi di teorie  sulla validità dei test sierologici, l’immissione sul territorio di test con sviluppo rapido, poi deviate su analisi più complesse dai tempi più lunghi. La verità che emerge in campo mondiale è che non siamo ancora in grado di affrontare il coronavirus nella sua molteplicità, che siamo impotenti davanti a tutto questo, che l’unica cosa certa è che l’isolamento gli sbarra la strada, ma non si può vivere isolati, per cui occorre imparare a convivere con il virus nella speranza che con il tempo ci conceda un minimo di immunità.
Alessandra Filippello