Promozione con riserva per 11.22.63, la serie sul romanzo di Stephen King

Di Luca Tognocchi per Social Up!

Il 15 Febbraio è iniziata “11.22.63“, serie con il volto di James Franco e due grandi nomi nella produzione: Stephen King, scrittore del romanzo da cui è tratto il materiale, e J.J. Abrams, in veste di produttore. La serie è distribuita da Hulu, uno dei vari servizi di streaming online che tenta di rivaleggiare con Netflix e Amazon, che ancora non ha trovato la sua punta di diamante.

Il lungo pilot, 80 minuti, mostra molto di ciò che la serie offrirà allo spettatore e mette subito in luce gli aspetti positivi (molti) e quelli negativi (alcuni, ma importanti).

Il primo elemento a far alzare le sopracciglia è la premessa della trama: James Franco interpreta un insegnante di un piccolo paese del Maine che un giorno scopre grazie al titolare di una tavola calda un portale temporale nella cantina della stessa. Questo portale conduce all’Ottobre del 1960: guerra fredda, discriminazioni razziali e JFK ancora in vita. È proprio questo il punto della storia. Il titolare è ormai vecchio ed ha il cancro, ma ha un sogno: usare quel portale per prevenire l’assassinio di Kennedy, che avverrà il 22 Novembre 1963, per scongiurare i tragici eventi che gli sono seguiti, come la guerra in Vietnam. La premessa è abbastanza assurda ma accettabile, soprattutto se attratti dall’idea dei viaggi nel tempo, ciò che lascia a desiderare sono le motivazioni che spingono il protagonista ad intraprendere questa missione: fondamentalmente nessuna. Un commento cinico di una collega basta a far scattare la scintilla e convince il protagonista a gettare tre anni della sua vita per riscrivere la storia.

Iniziato il viaggio l’episodio si riprende ed inizia a convincere. Prima di tutto sono molto soddisfacenti le ricostruzioni scenografiche che permettono a vari piani sequenza di dare un bel colpo d’occhio. La fotografia contrappone al grigiore dei nostri giorni i colori accesi e vivaci degli anni Sessanta, sicuramente non spiccando in originalità ma mettendo comunque in piedi un’estetica collegata al motore della storia: gli anni ’60 potenzialmente felici, con i colori pastello, ed il presente da scongiurare, con il grigio e l’atmosfera plumbea.

La trama si infittisce immediatamente in quel campo caro agli americani del complottismo e dei misteri irrisolvibili. D’altronde l’omicidio JFK è uno dei casi che più hanno segnato la storia americana e che ovviamente è seguito da un alone d’ombra che non si diraderà mai completamente. Il protagonista, forte del senno di poi, inizia da subito ad immischiarsi nelle vicende di quei personaggi che ad oggi compongono il puzzle della vicenda e si ritrova già immerso in un clima da guerra fredda con CIA e Sovietici ad opporsi. L’elemento narrativo più interessante viene introdotto da quel titolare della tavola calda che assume il ruolo di mentore per il personaggio di James Franco: il passato non vuole essere cambiato ed oppone resistenza, combatte, nelle maniere più inaspettate. Già nel pilot vediamo il protagonista costretto a combattere più volte contro questa forza invisibile ed intangibile, che dà una sfumatura “metafisica” alla vicenda, in quella lotta contro il destino e l’inevitabile che accomuna tutto il genere umano. Qui però si ripalesa il problema originario, la mancanza di motivazioni tangenti a fondamenta della storia. Un passato così inamovibile richiederebbe una grande determinazione mossa da profonde convinzioni che non possiamo sentire nel protagonista. Questo è un problema che rischia di minare l’intera struttura della serie e che si ripresenterà ogni volta che ci saranno situazioni difficili e dovrà necessariamente essere superato dalla sceneggiatura, potrebbe andarne del giudizio complessivo dell’opera.

Nel complesso il pilot convince ed intriga, lascia spazio ad interessanti sviluppi futuri, come la vita del protagonista in quei tre anni oltre alla sua missione, ma il problema abbondantemente evidenziato non può che gettare alcune preoccupazioni sugli stessi sviluppi.

redazione