Zygmunt Bauman ai tempi di Tinder: l’uomo contemporaneo e l’amore liquido

Avevo deciso di non scrivere più quest’articolo, un po’ per amor proprio, un po’ perché non volevo cadere nel solito cliché della polemista che ha sempre da ridire su tutto. L’illuminazione è avvenuta qualche giorno fa; stavo leggendo Bauman, amore liquido e mi resi conto quanto la descrizione del suo uomo contemporaneamente risultasse ora più che mai attuale.

Avevo usato Tinder, ma per scrivere un articolo, anche se devo ammettere che è stato divertente accrescere per un po’ il mio ego. La situazione però, ha sfiorato più volte il ridicolo e sicuramente io non sarò uno stinco di santo, ma la sensazione che ho provato la maggior parte delle volte che un ragazzo mi scriveva era quella di essere trattata come una merce esposta al mercato; buona fin quando non si trova qualcosa di meglio.

Ed è qui che entra in gioco Bauman: nell’era moderna siamo così spaventati dai legami che tendiamo a rifugiarci nelle non-relazioni che hanno la durata di una notte. Ed è il desiderio di emozioni che ci spinge a tuffarci in storie che avranno vita breve. L’amore liquido è proprio questo: un amore diviso tra il desiderio di emozioni e la paura dei legami. “Il bisogno di amare ed essere amati, in una continua ricerca di appagamento, senza essere mai sicuri di essere stati soddisfatti abbastanza” dice Bauman.

Siamo diventati veri e propri accumulatori di relazioni, come se la quantità ci rendesse immuni da quell’esclusività dolorosa dei legami. «Quando ciò che ci circonda diventa incerto, l’illusione di avere tante “seconde scelte”, che ci ricompensino dalla sofferenza della precarietà, è invitante. Muoversi da un luogo all’altro (più promettente perché non ancora sperimentato) sembra più facile e allettante che impegnarsi in un lungo sforzo di riparazione delle imperfezioni della dimora attuale, per trasformarla in una vera e propria casa e non solo in un posto in cui vivere. “L’amore esclusivo” non è quasi mai esente da dolori e problemi – ma la gioia è nello sforzo comune per superarli».

Il mercato ha compreso il nostro disperato bisogno di amore nel quale ha visto una grande opportunità di guadagno. Ci alletta con la promessa di poter avere tutto senza fatica: soddisfazione senza lavoro, guadagno senza sacrificio, risultati senza sforzo. L’amore richiede tempo ed energia. Ma oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l’altro nei momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri, è diventato superfluo: comprare regali in un negozio è più che sufficiente a ricompensare la nostra mancanza di compassione e attenzione. Ma possiamo comprare tutto, non l’amore. Non troveremo l’amore in un negozio. L’amore è una fabbrica che lavora senza sosta, ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana.

Tinder in particolare, ma anche Facebook e Instagram, sono piattaforme che permettono di variare, di avere molte più scelte. È molto più semplice avere relazioni on line. I legami sono stati sostituiti dalle connessioni, che a differenza dei primi non richiedono alcuno sforzo. È basato tutto sul gioco del “connettersi” e “disconnettersi”, che rende facile aprire e chiudere più relazioni con un click. Probabilmente proprio la disponibilità di un gran numero di relazioni possibili ha in un certo senso svalutato il valore stesso dei legami. Come quando la disponibilità di un bene supera la sua domanda, così di conseguenza il valore di quel bene diminuisce all’aumentare della sua disponibilità. Ciò che si guadagna in quantità si perde in qualità. Ciò che si guadagna in facilità (scambiata per libertà) si perde in sicurezza.

L’uomo contemporaneo si sente in questo contesto un oggetto a perdere, che anela al tanto agognato desiderio di sicurezza e di instaurare relazioni, ma allo stesso tempo teme che queste relazioni possano trasformarsi in situazioni stabili, che possono comportare oneri e tensioni che non è disposto a sopportare e che possono limitare la sua volontà di instaurare nuove relazioni. È qui che Bauman paragona l’individuo contemporaneo all’abitante di Leonia, una delle Città invisibili di Calvino, i cui abitanti dichiarano che la loro passione è di «godere di cose nuove e diverse», consegnando al lavoro dello “spazzaturaio”, i resti delle “cose nuove e diverse” di ieri (Cfr. pp. IX-X). La Leonia sprecona sembra a Bauman una metafora calzante dell’ambiguità con la quale si dichiara oggi di desiderare più di ogni altra cosa la relazione, mentre in realtà ci si preoccupa soprattutto di evitare che questi rapporti si stabilizzino e si condensino.

«Le possibilità romantiche si susseguano a ritmo crescente e in quantità sempre copiosa facendo a gara nel superarsi a vicenda e nel lanciare promesse di essere più soddisfacenti e appaganti» (p. XII).
La soddisfazione, nell’amore individuale, non può essere raggiunta senza la capacità di amare il prossimo con umiltà, fede, coraggio, ma «in una cultura in cui queste qualità sono rare, l’acquisizione della capacità di amare è condannata a restare un successo raro».

Quando le relazioni sono pilotate solo dalla voglia, gli individui si comportano come durante una sessione di shopping, la relazione quindi viene paragonata ad un qualsiasi prodotto da consumarsi sul posto e solo una volta. L’essenza è quella di potersene disfare senza problemi: se ritenute scadenti o non di piena soddisfazione le merci possono essere sostituite con altri prodotti che si spera più soddisfacenti.

Tali prodotti, anche se mantengono le promesse, non hanno comunque lunga vita; dopo tutto, automobili, computer o telefoni cellulari in perfetto stato e ancora funzionanti vengono gettati via senza troppo rammarico nel momento stesso in cui le loro versioni nuove e aggiornate giungono nei negozi e divengono l’ultimo grido. E le relazioni dell’uomo contemporaneo funzionano allo stesso modo, sono viste come vere e proprie transazioni d’affari: una sorta di do ut des, “lo faccio per avere qualcosa in cambio”. L’amore, le relazioni sicure e stabili si fondano sul voler dare senza ricevere, sul non aspettarsi niente in cambio e accettare l’altro per quello che è, difetti compresi.

Nessuno di noi è però condannato a vivere relazioni vuote e superficiali. È una questione di scelte: di fronte a diverse possibilità sta a noi scegliere. Alcune scelte sono più facili e altre più rischiose. Quelle apparentemente meno impegnative sono più semplici rispetto a quelle che richiedono sforzo e sacrificio.

L’amore, quello vero, non è un oggetto preconfezionato; richiede cure e attenzioni costanti. Non è sempre tutto perfetto, ci saranno momenti difficili, ma l’amore è proprio questo, imparare a superarli insieme perché tutti gli sforzi verranno poi ripagati. L’amore è per i coraggiosi, non per i frequentatori assidui di piattaforme d’incontri.

Francesca Valentina Troiano