Vivere in piccoli spazi può far bene, anche all’ambiente

Di Sebastiano Mura per Social Up!

La casa rappresenta, oggi come ieri, il luogo in cui ricercare tranquillità e relax. Chiusa la porta di casa, chiudiamo fuori il mondo, con i suoi orari, le sue scadenze, il suo rumore, la sua dispersione. Ma oggi più che mai, in Italia, come nel resto del mondo, il sogno di una casa si fa sempre più difficile da realizzare. E, si sa, quando un sogno risulta troppo grande, allora lo si ridimensiona.

Il fenomeno delle Tiny Houses, casette dalle dimensioni ristrette, spesso adatte ad accogliere la vita e le esigenze di un unico inquilino, si sviluppa e si diffonde principalmente in America e in Nord Europa, sorretto da diverse tipologie di necessità alle quali può far fronte. Si tratta di strutture costruite con materiali di riciclo o dal minimo impatto ambientale e caratterizzate dall’utilizzo di sistemi energetici alternativi (fotovoltaico, eolico, solare), che permettono un notevole risparmio anche riguardo i costi della stessa vita all’interno di queste case in miniatura.

In America i dati sembrano fortemente incoraggianti. Secondo una ricerca fornita dal sito The Tiny Life, sul mercato delle Tiny Houses in America, sarebbero molteplici i benefici che si possono trarre dalla scelta di abitare in una di queste strutture.

Prima su tutte una questione economica che riguarda non soltanto il costo effettivo per la realizzazione e il mantenimento di una casa che, secondo le stime medie americane, risulterebbe essere 11,3 volte più piccola di una casa “normale”, ma anche un maggiore risparmio che, su più fronti, permette ai possessori di Tiny Houses di avere un deposito annuo nettamente superiore ai possessori di immobili più grandi. Il 68% dei possessori di Tiny Houses in America, non è dovuto ricorrere ad un mutuo, contro il 29% dei possessori di case “normali”. Da qui che il 78% dei possessori di Tiny houses, può dirsi, da subito, proprietario a pieno titolo della sua casa, cosa che, di contro, solo il 65% di chi ha scelto una soluzione abitativa più “comune” può dire. Tutto ciò permette di avere più soldi messi da parte per il periodo della pensione (il 32% dei possessori di Tiny Houses possiede più di 10.000 dollari in banca, mentre il 62% dei possessori di case standard ne possiede meno di 5000).

I possessori di Tiny houses si trovano ad avere meno spese per la manutenzione e di conseguenza, più risparmi in banca, meno debiti, meno conti in rosso. Elemento che sembra essere importante soprattutto alla luce del fatto che il 38% dei possessori di una Tiny House ha più di 50 anni. Un facile collegamento al fatto che probabilmente, dopo numerosi anni dedicati al lavoro, alle incombenze, si desideri trovare maggior tempo per se stessi, per il proprio star bene, per il riposo e per i propri interessi.

Si tratta di un progetto, quindi, al quale va affiancata la scelta di un vero e proprio stile di vita. Una particolare attenzione rivolta, non soltanto all’ambiente, ma anche a sé stessi. Le Tiny Houses, sono, infatti, ricche di numerosi comfort, e in esse la sapiente commistione tra utilizzo dei materiali e tecnologia, rappresenta un elemento fondamentale.

Detto ciò, per chi vive ormai da tempo in una Tiny House, se c’è un tipo di guadagno non direttamente riconducibile all’aspetto economico, è quello del relax, del tempo libero, e della possibilità di reinstaurare un rapporto più accorto e più vivo nei confronti della natura e dell’intorno (o questo almeno è quello che viene sostenuto da chi, già da anni, ha optato per una soluzione abitativa di questo tipo).

E se la necessità stimola l’ingegno è, forse, allora per questo che, le Tiny Houses, risultano essere la scelta di vita di numerosi, ingegneri, architetti, artisti, capaci di plasmare le materie di recupero che le compongono per formare delle unità nelle quali la frugalità fa da padrona, ma non a spese del gusto e del design.

E in Italia? Difficile fare previsioni. Già nel 2013, Renzo Piano, architetto di fama mondiale (inserito nel 2006, da Time, nella lista delle prime dieci personalità più influenti del mondo nella categoria Arte e Intrattenimento), aveva presentato il prototipo del suo “Diogene”.

Un progetto di casa semplice e minimale, ma che, allo stesso tempo, sapeva sfruttare tutta una serie di possibilità tecnologiche molto interessanti. Uno spazio ridotto, una superficie di 2,40 x 2,96 metri, nel quale trovavano spazio una piccola cucina, un modesto soggiorno, un bagno con doccia, un divano letto. Uno spazio essenziale, ma volto all’indipendenza e all’autosufficienza grazie ad un sistema energetico che prevedeva l’utilizzo di celle fotovoltaiche e pannelli solari, un serbatoio di acqua piovana e una toilette biologica.

Ma progetti rivoluzionari, o utopistici, a parte, la questione sembra essere più complicata del previsto. Pare che chi, in Italia, abbia pensato di optare per una soluzione di questo tipo, si sia dovuto scontrare con il “mostro” di una burocrazia fatta di abitabilità, residenza, destinazione d’uso, sicurezza e sia stato spesso costretto a fare marcia indietro, soprattutto se intenzionato a realizzare da sé la propria casa dei sogni. Il mercato e lo sviluppo delle Tiny Houses va comunque avanti, rappresentando una soluzione abitativa interessante, rispettosa dell’ambiente, e volta a migliorare la qualità della vita di chi, oggi, è disposto a sognare in grande, ma vivere in piccolo.