Violenza sulle donne: una strage senza fine

Percosse, spintoni e abusi sessuali, ma anche vessazioni psicologiche, minacce e stalking. Oltre a riempire periodicamente le pagine di cronaca nera, la violenza sulle donne è un fenomeno vasto e drammaticamente diffuso. A dirlo sono i numeri.

Ogni anno, in Italia, vengono perpetrate centinaia e centinaia di violenze nei confronti delle donne da parte di uomini che, quasi sempre, dicono di amarle. Secondo i dati ISTAT sono quasi 7 milioni le donne che nel corso della loro vita hanno subito una qualche forma di abuso. Si tratta quasi sempre di violenze continue e durature nel tempo, che nel peggiore dei casi si trasformano in omicidi crudeli ed efferati.

Negli ultimi dieci anni, infatti, le donne uccise in Italia sono state 1.740, di cui 1.251 (il 71,9%) in famiglia. Nel 2016 sono morte 120 donne per mano di un uomo e nel 2017 la media è rimasta di una vittima ogni tre giorni. Pensiamo, ad esempio, ai casi di Noemi Durini, la sedicenne uccisa il 3 settembre dal suo fidanzato di 17 anni, e di Nicolina Pacini, 15 anni, uccisa dall’ex compagno della madre. Si tratta di casi diversi, è vero, eppure entrambi sono accomunati non solo dalla giovane età delle vittime, ma anche dalla percezione dell’amore dei due carnefici, un amore folle, ossessivo, possessivo.

Incomprensioni e tensioni familiari, il desiderio di separarsi, l’affidamento dei figli, problemi economici, la gelosia: sono questi nella maggior parte dei casi di femminicidio, i motivi che suscitano la follia omicida nei confronti delle donne, vittime silenziose ed indifese di un mondo ancora prettamente maschilista. Il fenomeno della violenza sulle donne, infatti, scaturisce sempre dalla concezione che l’uomo ha avuto e spesso ha ancora della donna, una donna debole, fragile, qualcosa da possedere e controllare.

Probabilmente proprio l’emancipazione della donna, che ha portato ad una sorta di “svilimento” del ruolo centrale dell’uomo all’interno della società, è da considerarsi il fattore culturale scatenante di tanta violenza di genere. La figura femminile è sempre stata correlata al focolare, alla casa e alla famiglia. Pertanto l’indipendenza, non solo economica, e il raggiungimento di cariche rilevanti nella società sono viste come un pericolo. Una sorta di perdita di potere universale che era detenuto solo dall’uomo.

Il quadro nazionale relativo alla violenza sulle donne rispecchia abbastanza fedelmente la situazione su scala europea. Sembra che siano i paesi del nord Europa (Danimarca, Olanda, Norvegia, Germania) a far registrare i tassi più alti di violenza sulle donne, ma probabilmente a causa della maggiore attitudine delle cittadine di questi paesi a prendere coscienza della violenza subita, nonché ammettere espressamente l’accaduto.

Un fenomeno globale, quindi, e di proporzione allarmante, che va affrontato non solo in chiave giuridica e di pubblica sicurezza, ma prima di tutto su un piano culturale.  In un quadro in cui le donne vittime di violenza sono ancora di frequente oggetto di biasimo e colpevolizzazione, denunciare un abuso subito rimane spesso una prova impossibile da sostenere e, anche chi ha il coraggio di farlo, molto spesso non viene creduta o tutelata.

L’unica soluzione è lavorare sulla dimensione culturale e sociale, educare i giovani e sensibilizzarli al rispetto reciproco. La strada è questa, è arrivato il momento di percorrerla.

Francesca Valentina Troiano